Laura Bogliolo sul Messaggero del 14.43.12, un racconto di civiltà: i ragazzi del liceo Enriques di Ostia sono corsi dal loro insegnante di conversazione in inglese ricoverato in ospedale dopo l’aggressione razzista subita sulla metro B.
Professore indiano picchiato in metro
Staffetta di solidarietà degli studenti
Gli alunni del liceo F. Enriques di Ostia in ospedale per assistere Rafiq. A scuola lezioni contro il razzismo
ROMA – Sulle spalle gli zaini, tra le mani si passano il regalo comprato con una colletta, nei cuori la speranza «che non accada mai più». La staffetta dell’affetto ha i volti di studenti ancora scossi per l’aggressione senza senso subita dal loro professore.
La staffetta dell’affetto. «Un’indecenza, una vergogna» dicono i ragazzi che oggi, subito dopo la campanella, sono andati a trovare Rafiq Nazir Ahmad, 50 anni, indiano, insegnante di inglese, dal 2001 in Italia. Il viaggio dell’affetto è partito da Ostia, dal liceo Federigo Enriques, dove Rafiq insegna conversazione inglese da un anno. Decine di studenti sul trenino e poi la metro per raggiungere quel professore «pieno di vita, sempre disponibile» che ha affascinato tanti ragazzi. Sono saliti sugli stessi vagoni della linea B che ieri si sono trasformati in un ring della violenza a senza unico. «Brutto straniero, tornatene a casa tua» gli ha detto quel ragazzo di 19 anni prima di colpirlo con calci, pugni e una testata che ha fratturato il naso del docente ricoverato all’ospedale San Giovanni. «Siamo qui per esprimere solidarietà al professore – dice Céline, 16 anni, studentessa della I BL – un gesto per segnalare la nostra disapprovazione al razzismo».
Rabbia, sconcerto, ecco cosa provano gli studenti del liceo di Ostia, mentre nei giardini del San Giovanni aspettano di poter incontrare il loro professore. «E’ una persona splendida – aggiunge Céline – quando il prof ha chiamato la scuola per avvertire che stava male sa quale è stata la sua prima preoccupazione? L’evento sull’unità di Italia che aveva organizzato». Il concorso nel liceo doveva tenersi martedì. Céline avrebbe suonato la chitarra, altri avrebbero portato i loro lavori per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. I ragazzi si dicono «stanchi del razzismo, dei ragazzi di colore che in metro vengono insultati».
Alle 16 le porte del San Giovanni si aprono. Rafiq è sdraiato su un letto, fa fatica a parlare, ma riesce a sussurrare parole d’affetto per i suoi studenti: «Sono bravi ragazzi, molto affezionati» . Céline, Daniela, Fabrizio, Veronica, Martina ed Erika sorridono e danno il regale al prof. «Un braccialetto, al nostro professore piacciono molto» dice Celine. «Sto abbastanza bene – dice il professore – martedì verrò operato, ma sono ancora molto scosso, i miei studenti sono gentilissimi, sono molto felice di vederli». Scosso e sconvolto per quell’aggressione improvvisa e senza motivo da parte di quel ragazzo che sarebbe potuto essere un suo studente. «Stiamo raccogliendo le testimonianze – dice Claudia Cori, legale del docente – il professore è stato molto contento di ricevere la visita dei suoi studenti». Oggi anche il personale dell’assistenza clienti di Atac è andato a trovare il professore che scherzosamente si è offerto di
ricambiare la gentilezza con «qualche lezione d’inglese».
Intanto nel liceo Federigo Enriques di Ostia oggi si è parlato di razzismo. «I ragazzi sono ancora molto scossi – spiega Sante Di Croce, il professore di religione – oggi abbiamo parlato di razzismo, di accettazione del diverso, delle problematiche si possono creare all’interno di una società multirazziale e della possibilità di vedere l’altro come arricchimento culturale». Lezioni, ma anche frase tracciate in un cartellone per dire no al razzismo. «Esiste una gioventù che ha ideali e vuole dimostrarli» dice Monique Macchiavelli, la mamma di Céline, che ha sostenuto la staffetta dell’affetto dei ragazzi che continuano ad arrivare all’ospedale San Giovanni.
Nel liceo questa mattina campeggiava un manifesto fatto da Eleonora della II Fl. «Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti» c’è scritto (FOTO). «Una frase di Martin Luther King – spiega Di Croce – gli studenti sono davvero affezionati a Rafiq, anche se insegna soltanto da un anno, si è fatto subito amare».