“La mafia banca privata di famiglie perbene”. L’avv. Guarnera lancia l’allarme al convegno catanese organizzato dal liceo Cutelli
“Legalità per salvare Catania”: questo è stato il tema dell’incontro dibattito tenutosi presso l’aula magna del liceo classico “Mario Cutelli” e organizzato dall’associazione ex alunni del “Cutelli”. Hanno parlato di legalità e dei rapporti con le altre sfere della società e dell’economia il procuratore della repubblica Giovanni Salvi, il prof. Maurizio Caserta, ordinario di economia politica all’Università di Catania e l’avv. Enzo Guarnera (nella foto). Ha moderato i lavori il prof. Carmelo Consoli, presidente dell’associazione ex alunni del “Cutelli”.
Dall’avv. Guarnera è arrivata, in particolare, una denuncia e la descrizione di un fenomeno cartina di tornasole di cosa produce la logica del denaro ad ogni costo, di quali connivenze e di quale cultura si alimenta il crimine per diventare fenomeno pervasivo di una società. Dove i “buoni” e i “cattivi” si scambiano i ruoli, per diventare una sola cosa.
“C’è un fenomeno –ha detto Guarnera- che ho potuto conoscere in ragione della mia attività professionale e che è allarmante. Vi sono nuclei familiari in questa città che, poiché le banche danno poco a chi vi mette i propri risparmi, hanno deciso di investire risparmi della famiglia nelle cosche di Catania, conferiscono alle cosche che poi raccolgono il denaro e lo danno all’usura.
Io vi dico questo perché qualche anno ho avuto nello studio un’insegnante di scuola media, che venne perchè il fratello era stato arrestato. Un’insegnante che conoscevo da anni, da quando era ragazza. E con assoluta naturalezza mi disse che la sua famiglia, cioè lei che insegnava ed insegna ancora, il marito che lavorava e lavora alle Ferrovie dello Stato ora Trenitalia conferivano i risparmi dei loro due stipendi non più in banca, non li mettevano più in banca, li davano, nel quartiere di Picanello di Catania, al gruppo malavitoso dei ‘Ceusi-Piacenti’, i quali praticano notoriamente l’usura a Catania e in quel quartiere; i soldi raccolti dai risparmi delle famiglie cosiddette ‘perbene’ -perché non era ovviamente soltanto questa mia conoscente, ma erano tante altre famiglie che facevano questo- i ‘Piacenti’ li investivano in prestiti ad usura, garantendo ai conferitori un interesse notevolmente più alto rispetto all’interesse che poteva garantire un istituto bancario.”
Ha continuato Guarnera: “questa per me allora fu una sorpresa, poi seppi che questo fenomeno è un fenomeno diffuso anche in altri quartieri della città. Capite che poi questo meccanismo ne investe un altro: che se io mi candido al consiglio comunale di Catania o mi candido all’assemblea regionale siciliana, o al Parlamento, con l’attuale legge non c’è bisogno più e ho bisogno di consenso, mah mi è facile rivolgermi al capobastone di quel quartiere, il quale ha il controllo di decine o centinaia di famiglie, che hanno affidato a lui i loro risparmi e siccome i loro risparmi garantiscono un utile notevole e io basta che parlo con uno dei ‘Piacenti’- e ovviamente in cambio gli devo promettere qualcosa- che lui sa a chi dirlo, alle decine, centinaia di famiglie incensurate, formalmente perbene che gli hanno conferito i propri soldi. E gli dicono che bisogna votare per Enzo Guarnera perché è un amico e quelli che difficoltà hanno? E certo, glielo dice la loro banca privata. Capite come l’illegalità credo che sia un fatto endogeno, sia un fatto strutturale, antropologico”.
Che fare, allora? Certo –secondo il legale- ci vuole “la repressione, l’azione di magistrature e forze dell’ordine”. Ma per cambiare davvero le cose ci vuole una modifica della cultura. “E’ fondamentale il ruolo delle istituzioni formative, come la scuola” –ha concluso Guarnera, per il quale bisogna ritrovare la “capacità di indignarsi, cosa che credo in questa città sia venuta meno. Dobbiamo smetterla di rassegnarci, mi pare che in questa città si sia radicata abbastanza la rassegnazione. Occorre educare le nuove generazioni alla cultura alle legalità.”