Riprendo da “Argo Cento occhi su Catania” questo post:
aprile 30
10 ore di lavoro nei campi, 15 euro
Lavorare 10 ore in campagna per 15 euro è una realtà non solo a Paternò (vedi inchiesta di M. Barresi che inizia sulla prima pagina de LaSicilia del 24/4/2012, e prosegue in seconda e in terza pagina), ma in buona parte del nostro territorio, regionale e meridionale, riservata a tutta la manodopera straniera (vedi CGIL-FLAI-Sicilia).
Le modalità di assoldamento sono identiche da decenni: alle 5 del mattino, nelle piazze convenute, i “caporali” scelgono siciliani e stranieri che fanno salire sui furgoni o sui camion per condurli nelle campagne. 5 euro a persona è quanto l’ingaggiato deve dare al “caporale”.
Chi viene assoldato per la raccolta delle arance di Scordia o Lentini può decidere se essere pagato 20 euro o 50 centesimi a cassetta. Per il bracciante siciliano la paga è 40-45 euro al giorno.
I criteri di selezione sono veloci: il “caporale” guarda e tasta i muscoli, ricorda le “capacità” e soprattutto la propensione a non ribellarsi a questo sistema, anche quando si rimane a terra.
Hanno provato a ribellarsi, ma inutilmente: alcuni si sono aggregati al movimento dei forconi, ma hanno solo perso 10 giornate lavorative; altri – quando non vengono pagati – hanno minacciato di chiamare i carabinieri, ma sono stati solo derisi.
“La nostra vita è una merda – dice un tunisino all’inviato de La Sicilia – ma qui ve la passate male pure voi… Fra un po’ a raccogliere arance ci andrete pure voi italiani, con la stessa paga che danno a noi tunisini. Proprio come ora venite a mangiare alla Caritas accanto a noi e prima vi faceva schifo”
L’inchiesta di M. Barresi riporta i dati dei sindacati: su 29.000 braccianti iscritti nella provincia di Catania, 18.000 sono la manodopera effettiva, a cui bisogna aggiungere altri 22.000 in nero. 98 sono i braccianti agricoli stranieri ufficiali, a cui bisogna aggiungerne almeno 2000 irregolari.
Bonifici bancari che coprono solo una parte del lavoro reso, fatture false, buste paghe gonfiate sono alcune delle modalità di sfruttamento, che interessano il 50% della manodopera nell’agricoltura.
I controlli delle forze dell’ordine e dell’ispettorato del lavoro si sono intensificati, ma occorre costanza e visibilità. Venerdì scorso una grande manifestazione dei sindacati, contro la deregulation dei voucher. E i “caporali” sono sempre lì, a dettar legge e a porre condizioni.