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Processo di Trapani. Mannoia: “Rostagno rompeva la figura di Mariano Agate…”

25° udienza processo per l’omicidio di Mauro Rostagno, Aula Falcone, Tribunale di Trapani. Depongono oggi Marino Mannoia e Di Carlo. Il resoconto è di Carlo Antonio Rallo, sulla pagina Facebook del “Processo per l’omicidio di Mauto Rostagno” con post che seguono l’udienza. Questo ne è il riassunto..

Il Presidente della Corte Pellino autorizza l’audizione del testimone Marino Mannoia nella veste di teste assistito.
Francesco Marino Mannoia, presente nel sito riservato, inizia a rispondere alle domande del PM Paci:
“Quando lei ha iniziato a far parte di cosa nostra, di quale famiglia?”. Mannoia: “Nella primavera del 75 ho iniziato a far parte di cosa nostra, facevo parte della famiglia di Santa Maria del Gesù., diretta Stefano Bontade. Mi sono occupato di tutto, di delitti, omicidi, della trasformazione di morfina in eroina , contrabbando di sigarette”.
PM Paci: “All’interno della famiglia ha assunto ruoli particolari?” Mannoia: “Di questa famiglia facevano parte una decina e noi eravamo alle dirette dipendenze di Stefano Bontade. Avevamo lui come riferimento”.
PM Paci: “Qual era all’epoca la strutture di cosa nostra e quali erano i compiti della commissioni regionali e provinciali”. Mannoia: “Le due commissioni si occupano del controllo del territorio, di tutto. Le situazioni di una certa rilevanza venivano sottoposte alla regionale”. Pm Paci: “Lei conferma l’esistenza di una commissione trapanese?”. Mannoia: “Sì, ricordo alcuni reggenti trapanesi: i Rimi, i Minore e il vecchio Zizzo. Mariano Agate e Procopio di Maggio di Castellammare ricordo essere due altri reggenti. Quando è stato ucciso Stefano Bontade ero in carcere, poi sono evaso, e dopo arrestato nuovamente nell’85. Ho avuto una lunga detenzione assieme a Mariano Agate, e ho frequentato i Rimi e i Minore”. Pm Paci:”Lei ha avuto rapporti con alcuni soggetti della Provincia di Trapani per fatti di stupefacenti?”. Mannoia: “Io ricordo Carlo Greco, era uno dei più attivi nelle raffinerie. Ho lavorato una partita di eroina per conto di Giuseppe Giacomo Gambino, che si interessava lui di questa zona”.
Continuano le domande del Pm Paci al teste Mannoia:”Come collocava Mariano Agate all’interno di cosa nostra”. Mannoia:”Lui era impenetrabile, era un vero suddito di Riina. Siamo stati assieme nel carcere dell’Ucciardone”. Pm Paci: “Può indicare gli anni in cui siete stati insieme in carcere”. Mannoia: “Per un periodo, prima del maxi processo, ci vedevamo nelle ore d’aria”. Pm Paci: “Durante la sua detenzione ha sentito mai parlare di Mauro Rostagno?”. Mannoia: “Con il passare degli anni, da 25 anni, dopo aver fatto migliaia di processi, mi posso ricordare di alcune cose dirette. La situazione di Rostagno la ricordo come quella di Impastato che parlava sempre di Badalamenti. Di Rostagno ricordo che parlava male di Mariano Agate, e che quest’ultimo era infuriato per questo”.
Pm Paci: “Lei Mannoia, come viene a conoscenza della vicenda Rostagno?”. Mannoia: “Non ricordo di essermi interessato alle cose che lui diceva”. Pm Paci:”Il 4/02/1991 lei Mannoia dichiarò: rammento che quando fui trasferito a Palermo, ebbi modo di vedere una trasmissione televisiva in cui Rostagno parlava del territorio trapanese”. Mannoia:”Sì, confermo questa mia dichiarazione”. Pm Paci: “Lei assiste alla trasmissione quando era rinchiuso a Trapani o quando è stato trasferito a Palermo?” Mannoia: “Non ricordo esattamente se ero a Trapani o all’Ucciardone, noi fummo trasferiti un mese o qualche mese prima dell’inizio del maxi processo.”. Pm Paci: “Da chi sentì fare commenti su Rostagno mentre si trovava in carcere?”. Mannoia: “Non ricordo esattamente”. Pm Paci: “Lei Mannoia dice: alcuni Di Carlo Giulio e Geraci Nenè commentavano il fatto che il Rostagno rompesse a Marianeddu”. Mannoia: “Confermo queste dichiarazioni, anche se non ricordo ora dopo 21 anni quelle dichiarazioni”. Pm Paci: “Giulio Di Carlo e Nenè Geraci dove erano detenuti? Le risulta che conoscessero Mariano Agate? Lei ricorda e conferma di aver sentito che il Di Carlo e Geraci avevano detto che Rostagno “rompeva” la persona di Mariano Agate?”. Mannoia: “Sì, c’era una situazione assillante di Rostagno che definiva Mariano Agate un mafioso e che comandasse nel territorio”.
Pm Paci: “Mariano Agate ha mai detto a lei della vicenda di Rostagno?”. Mannoia: “Non lo ricordo esattamente, era una vicenda di cui non avevo interesse preciso, una vicenda che era sempre per sentito dire, da parte di Di Carlo, Geraci e Madonia. Se l’Agate stesso mi ha detto della vicenda Rostagno rientra nella normalità, mi scuso se non sono spontaneo nel ricordo, visto il tempo passato”. Pm Paci:”E’ comunque in grado di ricordare qualche particolare?”. Mannoia: “Il manifestare un malumore era all’interno di cosa nostra come voler eliminare qualcuno, ma ho appreso solo le lamentele di Mariano Agate, non ho certezza di fatti, non posso dare responsabilità a nessuno”.
PM Paci: “Lei è venuto a conoscenza dell’omicidio di Mauro Rostagno, e da chi?”. Mannoia: “Ricordo di esserne venuto a conoscenza, ma non i particolari. Io non ricordo il periodo esatto in cui fu eliminato Rostagno, non ricordo se fu nell’87 o ’88”
Per le Parti Civili l’Avv. Lanfranca: “Mannoia, lei ricorda di cosa si occupava Agate nel Trapanese?”. Mannoia: “Agate era una persona avida al denaro, si occupava di diverse attività”. Avv. Lanfranca: “Agate si occupava di droga nel trapanese?”. Mannoia: “Nel trapanese sono stati tra i primi, la facevano arrivare prima di noi palermitani, dalla Tailandia e dagli Stati Uniti, queste cose le ho sapute da Stefano Bontade. Vincenzo Milazzo era uno degli organizzatori della grande raffineria di Alcamo”. Avv. Lanfranca: “Con riferimento alla raffineria di Alcamo di Milazzo, Agate aveva degli interessi in questa attività?”. Mannoia: “Questa è una situazione di cui posso fornire una prova, ma per quello che è il rispetto in cosa nostra presumo di si”.
Avv. Miceli chiede a Mannoia: “Lei ha conosciuto Giovanni Falcone, ci può riferire le circostanze di questa conoscenza?”. Mannoia: “Quando sono stato trasferito in località protetta, dopo che mi sono pentito, nel settembre dell ’89. Dopo che erano stati uccisi i miei familiari, mia madre, mia sorella e mia zia”. C’è opposizione a queste domande dell’avv. Miceli. Avv. Miceli: “Ricorda se Falcone le chiese di riferire su fatti di cosa nostra trapanese?”. Mannoia: “Confermo, che abbiamo parlato di questo”. C’è ancora una contestazione.
Mannoia: “Con Falcone ho tracciato la mappa di cosa nostra, sia delle famiglie che delle commissioni”. Non ci sono altre domande delle parti Civili.
Avv. Mezzadini difensore di Virga: “Lei le trasmissioni televisive le vedeva dall’Ucciardone? E cosa ricorda di quel periodo e della vicenda di Rostagno con Mariano Agate”. Mannoia: “Come ho detto prima non lo ricordo in maniera esatta. Mariano Agate per quello che so io aveva un forte interesse che Rostagno tacesse. Io non posso rispondere esaurientemente, però in merito ai fatti realmente accaduti”. Avv. Mezzadini: ” ha conosciuto Giambattista Agate?”. Mannoia: “Sì, so che è fratello di Mariano Agate”. Avv. Mezzanini: “Ci può riferire di Di Cristina e Calderone?”. Mannoia: “Di Cristina fu il fidanzato della sorella di Bontade, ed era della Sicilia centrale, Calderone era il rappresentante di Catania”.
Domande del Presidente Pellino: “Di Cristina era di Riesi? Che è provincia di?” Mannoia: “Agrigento, no Caltanissetta”. Presidente Pellino: “Per quello che riguarda il Trapanese, le sue conoscenze si fermano ai Minore e ai Rimi?”. Mannoia: “Sì., io frequentavo poco comunque il trapanese. Avevo rapporti diretti con Procopio Di Maggio”. Presidente Pellino: “Nel perido del maxi processo chi comandava a Trapani?” Mannoia: “Il capo era Mariano Agate, che era di Ma zara del Vallo”. Presidente Pellino: “Lei ha conosciuto Vincenzo Virga?”. Mannoia: “E’ un nome che conosco, ma non ho avuto altri rapporti”. Presidente  Pellino: “Quando ha saputo dell’uccisione di Bontade?”. Mannoia: “L’ho saputo in carcere e dopo ho continuato a fare il mio ruolo di uomo d’onore e ho raffinato quintali e quintali di droga per conto di Totò Riina”. Pellino: “Suo fratello era uomo d’onore?” Mannoia: “Mio fratello fu combinato quando io ero detenuto, ed era con Pino Greco detto Scarpuzzedda”. Presidente  Pellino: “Mannoia, lei ha mai saputo da chi e perché fu ucciso suo fratello?”. Mannoia: “Non lo so esattamente, questi sono i paradossi della vita, non so esattamente come sono andate le circostanze della morte di mio fratello. Il 21 Aprile dell’ 89 appresi della sparizione di mio fratello. Ero detenuto all’Ucciardone”. Pellino: “Era insieme a Mariano Agate”. Mannoia: “Era una delle ultime persone che ho salutato assieme a Madonia, e chiesi a lui una petizione quando mi trasferirono a Termini Imerese”. Presidente Pellino: “Quando fu ucciso suo fratello, lei sa di altri omicidi?” Mannoia: “Dall’Ucciardone stavamo organizzando una evasione. Questa non doveva servire per continuare lo sterminio di persone, ma per cercare di porre un freno a quella situazione. L’unico che riuscì a salvarsi fu Leoluca Bagarella”. Presidente Pellino: “La scomparsa di suo fratello ha a che fare con questi omicidi?” Mannoia: “Non lo so, ancora ora non lo so Presidente, nonostante tutti i processi e i pentiti non lo so”.
Finita l’audizione del teste Francesco Marino Mannoia, cinque minuti di pausa.

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