27 marzo 2012
Caro Fabio Fazio, ho guardato la tua puntata di sabato, coi tre protagonisti del film “Romanzo di una strage”, e desidero esporti la mia opinione, sulla quale tornerò presto e distesamente. Il film si dice “liberamente ispirato” al libro di Paolo Cucchiarelli, “Il segreto di Piazza Fontana”. Il quale a sua volta, nella tempestiva ristampa, si dice “il libro cui si è ispirato il film”. Tu infatti hai presentato il film, ne hai parlato con quei tre bravissimi attori, l’hai introdotto col famoso testo di Pasolini sul romanzo delle stragi, e hai anche mostrato e raccomandato il libro e la completezza della sua documentazione. Anch’io ho visto il film e avevo letto il libro. Del libro, penso di aver raramente avuto per le mani una tale farragine di errori di fatto, dovuti all’ignoranza di documenti fondamentali, e di illazioni oltraggiose, e mi propongo di dimostrarlo senza lasciare dubbi. Il film, che suscita in me pensieri e sentimenti diversi, è importante e certo destinato a dare la versione più influente su una vicenda così lacerante. Ma da subito ti pongo questo problema: se si possano accostare e raccomandare insieme un libro in cui Valpreda va in taxi a mettere la sua bomba nella Banca dell’Agricoltura (sia pure immaginando che scoppi a banca vuota), Pinelli è a parte del piano di esplosioni simultanee (sia pure andando rocambolescamente in extremis a farne disinnescare un paio), Calabresi è nel suo ufficio quando Pinelli ne precipita, e sono lui o Panessa a provocare la precipitazione; mentre nel film Valpreda (salvo che io capisca male) non va a mettere la bomba, Pinelli è affatto ignaro e innocente, Calabresi è senza dubbio fuori dalla sua stanza. Ho citato solo tre punti essenziali, sui quali la divergenza è clamorosa. C’è bensì una tesi di fondo sulla quale il film ha voluto seguire il libro, e che io considero delirante: che la bomba della strage (e, nel libro, tutte le altre di quel 12 dicembre, e probabilmente anche numerose altre che costellarono i mesi precedenti) sia stata “raddoppiata”, una bomba senza intenzioni micidiali, un’altra che cercava il massacro; un attentatore anarchico o finto anarchico, un altro attentatore fascista e vigilato dai servizi; una borsa con la bomba, e una seconda borsa depositata accosto alla prima; un taxi di Rolandi, e un altro taxi… Due di tutto. Tu hai accennato alla cosa all’inizio parlando “della bomba, e probabilmente due” di Piazza Fontana. Non ci furono due bombe. Volevo dirtelo, intanto.
© – FOGLIO QUOTIDIANO
di Adriano Sofri