La fantasia gioca brutti scherzi. Retrocede assunzioni, sposta persone. Per far quadrare i conti della sua lunga quanto arbitraria ricostruzione di Piazza Fontana Paolo Cucchiarelli anticipa di un anno e mezzo l’ingresso in ferrovia di un ordinovista, che così può diventare nel 1969 “l’altro ferroviere anarchico” che affiancherebbe Giuseppe Pinelli (nella foto). Analogamente grazie ai buoni uffici dell’ordinovista Vinciguerra accredita come sosia di Valpreda in quel 12 dicembre un altro ordinovista, Claudio Orsi.
Due storie che però traballano assai come ha scritto Saverio Ferrari su www.osservatoriodemocratico.org, ma che intanto alimentano il saggio di Cucchiarelli “Il segreto di Piazza Fontana”, un libro uscito un anno fa e che ora preoccupa soprattutto per essere stato in qualche modo utilizzato da Marco Tullio Giordana per il suo film su Piazza Fontana in uscita il 30 marzo. Un film, quello del regista de “I cento passi” ma anche del peggiore e più recente “Sangue pazzo”, che indipendentemente dal libro (di cui ha acquisito comunque i diritti) ha usato anche l’autore come consulente alla regia.
(Apro una parentesi: perché il regista non ha scelto piuttosto uno come Aldo Giannuli oppure come Giorgio Boatti come consulenti al film? Evidentemente la tesi delle “due bombe” e dell’eterna duplicazione del tutto fornita dal Cucchiarelli deve essere apparsa più spendibile e interessante.)
Ma veniamo alle “bufale” del saggio di Cucchiarelli: una su Rostagno l’abbiamo già indicata ieri con un post sul mio blog, il (mai avvenuto) dialogo in carcere tra Mariano Agate e Renato Curcio, leggenda metropolitana spacciata come qualcosa di reale (quando bastava verificare gli atti giudiziari per evitare strafalcioni e relative ignobili congetture a seguire). Basterebbe anche solo questa per guiudicare della serietà della ricerca.
Le due nuove imprecisioni entrano invece direttamente nel merito dell’attentato di Piazza Fontana. E’ stato il milanese Saverio Ferrari su Osservatorio Democratico sulle nuove destre (www.osservatoriodemocratico.org) a confutare poco tempo fa queste due “perle” del libro di Cucchiarelli. Ferrari ha fatto accurate ricerche e ha l’aria di sapere quel che ribatte.
“Fra gli anarchici milanesi – ha scritto Cucchiarelli a pagina 290 del suo libro – in quei mesi esisteva davvero un infiltrato che faceva il ferroviere. Si trattava di Mauro Meli…”. Così, categoricoi a pagina 290. Meli, un ordinovista, infiltrato, ferroviere. Dove è quest’ultima attribuzione a rendere il soggetto Meli assolutamente interessante, perché lo si presenta come un duplicato di Pino Pinelli, ferroviere come lui.
Il paragrafo s’intitola infatti: “L’altro ferroviere” ed è il cuore del decimo capitolo intitolato trionfalmente: “Pinelli e l’altro ferroviere anarchico”. Il tutto è riferito al 1969. La dichiarazione a tutto tondo del “secondo ferroviere” viene peraltro messa in discussione poco più avanti da una teste, la signora Robbio, che allo stesso autore dice poi che il Meli era invece in quel momento alle Poste. Ma la conclusione di Cuchiarelli è netta (altrimenti gli salta tutto il disegno): “Insomma dichiarazioni contraddittorie – scrive – hanno seguito la prima, netta e chiara: Meli faceva il ferroviere e si era infiltrato nel Ponte della Ghisolfa come provocatore“. Col corsivo che deve dare valore al teorema sostenuto con l’aiuto anche di quei tre aggettivi: prima, netta, chiara. Il dubbio. se c’era, è stato rapidamente fugato.
Che cosa ha scoperto allora Ferrari? Che Mauro Meli fu assunto nelle ferrovie un anno e mezzo dopo la morte di Pinelli, avvenuta il 15 dicembre del ‘69. Dunque non c’era allora nel circolo del Ponte della Ghisolfa a Milano un secondo ferroviere. Pinelli non era affiancato da nessun altro ferroviere anarchico o presunto tale.
Certo, in un teorema in cui tutto viene duplicato questa duplicazione fasulla sarà apparsa molto suggestiva al Cucchiarelli. Sarà suggestiva, certo, ma secondo Ferrari è infondata. Meli avrà pure frequentato il circolo, ferroviere però non era. Questione di lana caprina? Eh no, in un panorama dove dietro ogni anarchico c’è il suo doppione terrorista di destra questa storia dell’altro ferroviere è solo una bufala.
La seconda osservazione di Saverio Ferrari riguarda la questione dei sosia di Valpreda e in particolare quello che da Cucchiarelli, sentito l’ordinovista Vincenzo Vinciguerra, viene speso come il sosia più probabile (“l’unica persona del giro veneto che poteva essere scambiato per Valpreda”, garantisce Vinciguerra che viene trattato come fonte doc da Cucchiarelli, che dice di essere andato a sentirlo nel carcere di Opera).
Ferrari allora si è preoccupato di andare a rintracciare l’emiliano Claudio Orsi di Ferrara e ne ha registrato le dichiarazioni. Cosa gli ha detto Orsi?
“Io non potevo mettere la bomba – questa la dichiarazione di Orsi riferita da Ferrari nel sunto uscito su Osservatorio democratico – perché otto testimoni, compreso un maresciallo dei carabinieri, hanno testimoniato che io il 12 dicembre ero a Ferrara. E per questo sono stato poi prosciolto” .
Questo è quanto ha raccolto Ferrari. Cucchiarelli resta invece attaccato alle dichiarazioni di Vinciguerra che accreditano quel sosia. In questo caso non è andato a Ferrara che rispetto a Roma, città di residenza dell’autore, è anche più vicina di Opera. Evidentemente Cucchiarelli non era interessato a sentire l’Orsi.
Insomma, ecco due esempi non proprio edificanti di questa ponderosa ricerca su Piazza Fontana. La materia di quel 12 dicembre del ’69 è lontana, remota ormai, sono passati 42 anni dai fatti, molti conoscitori della materia non ci sono più, e proprio per questo un libro che pretende di introdurre una nuova verità su piazza Fontana con elementi improbabili come quelli citati induce a qualche preoccupazione. Non tanto per il libro in sé quanto per i danni che può aver prodotto anche in un film come quello che sta per uscire.
Cucchiarelli del resto non si è purtroppo sottratto alla tentazione di pontificare in modo inaccettabile anche su altre storie che nel libro vuole collegare a piazza Fontana. Ho già accennato alla “bufala” su Rostagno. Più avanti Cucchiarelli trova una sua spiegazione sul delitto Calabresi.
Il delitto – spiega il grande solutore di casi – sarebbe stato commesso da Lotta Continua su commissione di Federico D’Amato potente capo dei servizi come dirigente dell’Ufficio Affari Riservati. Però…
“Si dovevano mettere insieme due interessi e due risultati – ha scritto Cucchiarelli -. Una sola operazione e due convenienze”. E avanti così per aggiungere: “Certamente la nostra è solo una congettura, ma domande come queste sono dovute, perché nella storia dell’omicidio Calabresi possono esserci, come per le borse di Piazza Fontana, due verità”.
Insomma questa ossessione del due spinge l’autore chissà dove. Tanto che poi aggiunge, privo ovviamente di nuovo di basi precise: “Forse Lc aveva a che fare con il traffico internazionale di cui erano protagonisti i fascisti veneti e i servizi segreti tedeschi e italiani?”.
Eh già, Lotta Continua forse si occupava anche di tratta delle bianche e di chissà quale altra schifezza. Tanto Cucchiarelli che problemi ha a congetturare?