Beirut, 14 mar. (TMNews) – Quattordici nuovi corpi “mutilati o bruciati” sono stati ritrovati in un quartieri di Homs. Lo ha detto oggi un attivista, all’indomani dell’annuncio di un massacro avvenuto in questa città, attribuito dall’opposizione al regime e dalle autorità ai ribelli. “L’Esercito siriano libero (Esl, formato da disertori) è riuscito a ritirare 14 cadaveri a Karm al-Zeitoun”, ha detto Hadi Abdallah, membro della Commissione generale della rivoluzione siriana a Homs (centro), aggiungendo che c’erano ancora diversi “corpi per le strade del quartiere”.
Queste informazioni ci sono giunte anche da residenti che hanno lasciato il quartiere, e che hanno visto dei corpi carbonizzati o mutilati”, ha aggiunto, accusando le forze governative. L’Afp non è in grado di verificare queste informazioni a causa delle severe restrizioni imposte da Damasco ai media stranieri per la copertura della crisi in Siria.
(fonte Afp)
E intanto la rivolta siriamna compie un anno. Ce lo ricorda con questo intervento Raja ElFani:
Intercettazioni
di Raja ElFani
Ancora è sul tavolo il dilemma siriano. Dopo Homs confinante con il Libano, i fratelli Al Assad riservano la stessa sorte a Idlib confinante con la Turchia. Turchia quartier generale delle operazioni internazionali questa settimana, lì si concentrano gli sforzi per sbrogliare le numerose problematiche strategiche intorno alla Siria. Da lì comunica il prevedibile fallimento Ban Ki-Moon dell’ultimo dialogo con Bashar. Erdogan conferma la seconda conferenza Friends of Syria il 2 aprile mentre alla frontiera si allestiscono campi per i profughi, come nel sud tunisino per i libici. Tunisina anche l’ispirazione del sit-in oggi degli Avvocati ad Aleppo formalmente riuniti contro il governo in una lettera all’Onu. Altre comunità come gli universitari si aggiungono al vento di de-solidarietà, Damasco torna a manifestare e Amnesty pubblica un rapporto sulle torture praticate dalle milizie siriane. Il CNS che raggruppa dissidenti siriani all’estero si sgretola, tre dei suoi migliori membri di cui il giudice Haythem Al Maleh si dissociano dall’autorità di Ghalioun ad Ankara.
È in questo clima di esitazione estera che si celebra il primo anniversario della rivolta siriana. Quello che rimane della sua spontaneità è un lucido ripiegamento in tutte le città dell’ovest sotto furioso attacco militare. Sfuma così il pretesto più valido di stati come l’Arabia che vogliono continuare l’armamento dell’Esercito Libero Siriano. Il russo Lavrov riparte dal Cairo con un accordo con la Lega Araba mentre la Cina versa due milioni di dollari agli aiuti umanitari, ma il fronte orientale ribadisce il rifiuto netto dell’ingerenza. Il no più chiaro della storia contemporanea. Nella conferenza sul Medioriente oggi di Obama e Cameron, i due paesi rinforzano il loro connubio sul ritiro militare in Afganistan dopo il colpo di follia a Kabul di un soldato US e mantengono, sulla questione siriana, la stessa ostilità verso la diplomazia russa. Clamorosi i leaks verificati dal Guardian sulle mail di Bashar e la moglie ai loro numerosi consiglieri fra cui autorevoli sauditi e iraniani. Ma oltre all’opinione la fuga resta fonte inefficace per escogitare una tattica contro Bashar.
Così irritante il caso della Siria da far passare altri abusi nella regione in sordina. Presto soffocato infatti il raid israeliano su Gaza dopo la replica dei palestinesi all’uccisione del capo di un gruppo indipendente scissionista. Hamas e Egitto in primo posto per spegnere la scintilla, troppo allettante l’attuale posizione internazionale degli arabi. Bolle la pentola popolare. _ Raja ElFani