New Real
di Raja ElFani
Armata Brancaleone in Turchia in prospettiva del 1° Aprile, secondo Friends of Syria, mentre si apre a Bagdad il congresso della Lega Araba ancora divisa sulla questione dell’armamento. Kofi Annan è diretto a Teheran per completare il giro di trattative pacifiste della regione, e Israele si ritira dal Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu per impedire la missione internazionale in territori palestinesi. Solo lo scenario teorico si precisa.
La guerra contemporanea è a doppio taglio. Le vere armi sono l’informazione e il campo, la pratica oscilla tra virtuale e fisico, è fredda e calda, e se l’economia si basa sui mezzi e sugli interessi che portano alla guerra coltivandola, è il sociale ad aver creato una dipendenza. E l’ha proiettata in alto. Forti della privatizzazione, si sono sviluppate delle aziende di consulenza e di analisi ad uso governativo. Prima di internet e della convenzione di Trasparenza, questo ruolo era diviso tra professionisti partecipi alla vita politica e intellettuali indipendenti.
Un ruolo diventato casuale e che sfugge alle amministrazioni. E laddove mancano i consiglieri spuntano i consulenti.
Wikileaks è il rivelatore di una cultura spionistica divisibile in due: da una parte l’intelligence e dall’altra la comunicazione, ovvero i gruppi che rappresentano il potere e le moltitudini che lo interpretano. Il dislivello culturale ha generato per esempio il sintomo complottistico, suggestione collettiva accolta – considerata la diffusione – come strumento di pubblica utilità. I due livelli culturali nonostante siano radicati in specifiche mansioni si mescolano per via di una strana inflazione. Gli apparati governativi si trovano costretti a strumentalizzare fughe e attacchi (d’informazioni) per incapacità di fermare lo sgretolamento gerarchico. La caccia alle talpe come Bradley Manning è solo di facciata. La Palantir, piattaforma di cyber sicurezza, presta direttamente servizio alle organizzazioni governative rivoluzionando la difesa nazionale. Un subappalto storico che perfeziona l’open source al punto di evidenziare relazioni celate tra dati, persone od eventi: una vera genetica macroscopica. A differenza della pista investigativa, non si tratta di rilevare collegamenti occultati bensì di prevedere dinamiche statistiche al di là di comportamenti e consapevolezza.
È così che una tecnologia di massa contribuisce a questioni militari. La Palantir ha fornito un software su misura agli impiegati dell’esercito americano per aiutare la guerra preventiva in Siria, analizzando per esempio le possibilità dei combattenti dell’Esercito Libero. Tutto accessibilissimo sul web, dossier e perizie benedetti per la buona causa (vedi J. Holliday della ISW, Istituto per lo studio della guerra). La mobilitazione tecnica comprende tradizionalmente esami delle condizioni materiali, psicologiche e logistiche. L’uso del software o l’analisi militare a partire dalle statistiche ha in più agevolato iniziative e coalizioni non ottenibili spontaneamente. Non ci sorprendiamo se le location dei forum internazionali hanno un che di scontato, se la diplomazia si confonde con Second Life. La politica internazionale dal suo vero nome la virtualicy soffre di medie digitali, di data-izzazione indifferenziata di esseri e cose, e la geopolitica è servita a tutti sullo stesso piatto, senza contorno.
Perciò la guerra siriana ovvero il trattamento internazionale della transizione dà l’idea di un bando. Vince chi inventa contenuti.
Raja ElFani