Sequestrata il 22 ottobre in un campo profughi nel sud dell’Algeria: da allora di Rossella Orru, la volontaria italiana che operava tra i profughi saharawi nelle vicinanze della città di Tindouf, si sono perse le tracce. Oggi il Campidoglio esporrà la sua immagine, come è stato fatto in passato per altri sequestrati dal giovane soldato israeliano Gilad Shalit alla colombiana Ingrid Betancourt alle due Simone, le volontarie italiane sequestrate in Iraq. Per Rossella Orru una analoga decisione è stata presa ieri anche dalla Provincia di Roma, sollecitata da una mozione presentata dal consigliere Gianluca Peciola. L’immagine di Rossella Orru intanto è già esposta a Milano a Palazzo Marino. E ora, dopo che la sua liberazione è stata invocata anche nelle serate di Sanremo, ecco Roma battersi per la sua libertà. Alla cerimonia di esposizione della foto hanno partecipato anche il padre di Rossella, Graziano, e il sindaco di Sassari.
Sul suo sequestro si sono espressi anche i profughi che Rossella aiutava col suo volontariato. “L’Ansps, associazione nazionale di solidarietà con il popolo Saharawi – hanno scritto i rappresentanti Saharawi – condanna fermamente il rapimento dei tre cooperanti della solidarietà internazionale, nei campi profughi sahrawi nei pressi della città di Tindouf in Algeria nella notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre. Si tratta di Rossella Urru, della Ong italiana CISP, di Ainoa Fernandeez de Rincón, spagnola dell’Associazione degli Amici del Popolo Saharawi di Estremadura, e di Enric Gonyalons, spagnolo dell’Associazione Munupat, a quanto pare il solo ferito, unitamente ad un guardiano saharawi, dei tre rapiti. L’ANSPS esprime la propria solidarietà all’amica Rossella e ai suoi due compagni di sventura, ed è vicina alle loro famiglie”.
Paolo