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Il “sampietrino della memoria” di Don Pietro Pappagallo asportato durante lavori Italgas

Via Urbana 2. L’inquilino del palazzo in  cui visse l’eroico sacerdote che ha ispirato Rossellini per “Roma città aperta”, don Pietro Pappagallo, indica il selciato e dice: “Il sampietrino della memoria che lo ricordava e che era stato messo qui ai primi di gennaio è sparito. Scomparso da un mese. C’erano dei lavori per il gas…”. Accorato l’appello di don Francesco Pesce, parroco di Santa Maria ai Monti, che aveva chiesto quel sampietrino: “Dov’è finito? Non può essere stato distrutto….”. Ma che cosa è successo? La pietra d’inciampo era stata posizionata a via Urbana il 9 gennaio, prima delle 72 nuove “stolpersteines”

dell’’artista tedesco Gunter Denmig, un simbolico atto di riconoscimento dell’importanza del sacerdote che aiutava ricercati ed ebrei, trucidato poi alle Fosse Ardeatine, incluso da Giovanni Paolo II tra i martiri della Chiesa nel XX secolo. Adachiara Zevi curatrice dell’iniziativa decide di interpellare allora il presidente del I Municipio Orlando Corsetti. Passano le ore e oggi a tarda sera ecco il responso che Corsetti strappa a suon di telefonate all’Italgas: il sampietrino ce l’ha una ditta d’appalto intervenuta nei lavori di via Urbana. Ora l’Italgas promette un sopralluogo in via Urbana, per stabilire come riposizionare la pietra d’inciampo. La lezione però vale per tutti gli altri sampietrini affidati a selciati in cui può avvenire di tutto. Intanto bentornato a don Pietro. “Tradito, fu consegnato ai tedeschi, sacrificando la sua vita con la serenità d’animo, segno della sua fede, che sempre lo aveva illuminato…”, così recita la motivazione con cui Ciampi gli conferì alla memoria la medaglia d’oro.

Paolo Brogi

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