Catherine Ashton, il ministro degli esteri della Ue, ha finalmente detto quel che andava osservato sulla vicenda marò. Incontrando Monti ha infatti detto: «La base legale dell’ingaggio di personale armato su navi che trasportano merci sensibili è qualcosa che va visto», ha spiegato la portavoce della Ashton. E se le note delle due parti successive all’incontro sono speculari, su questo punto il premier italiano “ha corretto” la Ashton. La differenza sta tutta nella definizione delle scorte armate a bordo, che nella nota Ue sono chiamate private (come se si trattasse di “contractors”), mentre Monti chiarisce che si tratta di «forze armate», e quindi di agenti di uno Stato sottoposti al trattamento e alle immunità previste dal diritto internazionale.
Detto questo la soluzione adottata ai tempi di Larussa, per questo plotone armato di marò da “concedere in uso” alla Confitarma per difendere il nostro naviglio dalle scorrerie dei pirati, resta una soluzione piena di evidenti forzature e soluzioni avventate. Questi 60 marò distaccati a squadre di 6 marò per nave, in mezzo al mare, a quale catena di comando risponde? Chi ordina di sparare? Chi decide quando e come intervenire? “Sono marò addestratissimi”, questa è in genere la risposta. Beh, visto quanto viene loro imputato oggi in India, forse qualcosa che non va dovrebbe essere considerata. O no? O dobbiamo accettare le incaute iniziative di ministri che a suo tempo volevano “bombardare” l’Afghanistan come inevitabili?