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Tunisi, rinviato ad aprile il processo a Karoui di Nessma Tv, “reo” di aver proiettato “Persepolis”

Rinviato ad aprile il processo a Karoui, ill tycoon di Nessma Tv, la televisione di Tarak Nen Hammar e Silvio Berlusconi. Karoui è stato arrestato per aver mandato in onda il bel film “Persepolis” dell’iraniana Marjane Satrapi. La corrispondenza di Raja ElFani.

Peli sul mento
di Raja ElFani

La settimana si è aperta con il processo contro Nessma Tv eretto a reversibile battaglia politica. Toccasana per Karoui il presidente del canale filoccidentale. Lunedì 23 gennaio il Palazzo della Giustizia di Tunisi si riempie di avvocati e non solo. Giornalisti e telecamere sono lasciati fuori nell’arena in pasto ai leoni. Panem et circenses, i poliziotti non reagiscono alle multiple, ottuse aggressioni contro gli intellettuali libertari. Il governo relativizza perché teme la distinzione netta fra le organizzazioni sociali. Ma è più che chiaro, la manifestazione è infestata di invasati estremisti radunati intorno al simbolo invisibile della divisione. Ancora non c’è una formula per la coesistenza, rinviato il processo al 19 aprile.
Lo stesso pomeriggio e per due giorni, l’attenzione si sposta alla Camera dove la tensione si fa sentire. Ennahda che finora recitava il tono democratico fa il suo coming out. Il deputato S. Chourou, chimico e redivivo anch’egli di una lunga prigionia sotto Ben Ali, se ne esce con un versetto per punire gli scioperanti rimandandoci all’epoca in cui universalmente la legislatura si scandiva per numero di frustate e altre torture corporee. L’opposizione sporge denuncia per istigazione alla violenza. È però evidente la ricerca di credibilità islamista della sponda arabista, i diplomatici cercano gemellaggi con prestigiosi poli di teologia come in Egitto. Il Primo Ministro Jebali si è incaricato di una bella zavorra, abituare il suo elettorato ai principi moderni. Almeno per salvare le apparenze oggi fa arrestare per uso di stupefacenti e furti alcuni agitatori della Manouba, l’università ferma da due mesi per un sit-in islamista. Ma sulla bacheca resta pubblicata una lista dei minacciati di morte fantasticati dai jihadisti. Il wall di Facebook ha più impatto, un giornalista è licenziato per le sue opinioni laiche. La fede resta un bello iato in democrazia, il partito islamista dovrà presto trovare un segno di riconoscimento più professionale. Lo stesso vale per ogni ricerca politica dei consensi, tanto in tempi di carestia non si sedimenta la paura.
L’artificiosità della politica si valuta con l’emergenza di una tendenza popolare forte. Quando basterebbe la statistica celata nei network a far affiorare qualche piano per le priorità sociali, i politici rivendicano prassi. Parto con cesareo del Regolamento interno per la Costituzione, unico vanto della coalizione.
_ Raja ElFani

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