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“Rostagno lo volevano morto i fratuzzi della massoneria e delle istituzioni…”

Trapani, 11 gennaio 2012, 23° udienza del Processo per l’omicidio di Mauro Rostagno:
Il presidente Pellino avvia l’udienza cominciata in ritardo per un problema di natura tecnica.
Il pm Francesco Del Bene deposita i verbali di Wilma de Federicis del 3 aprile 1995 e 11 ottobre 1996, teste che risiede all’estero, le parti hanno concordato di acquisire i relativi verbali di interrogatorio.
Il pm Del Bene dà notizia che il pentito Rosario Spatola citato come teste nell’udienza odierna risulta essere deceduto come comunicato qualche attimo prima dell’avvio dell’udienza il servizio centrale operativo ….
Acquisiti gli unici due verbali resi da spatola sul delitto Rostagno…
Adesso si svolgono gli atti propedeutici a sentire il collaboratore di giustizi Vincenzo Calcara che verrà sentito in video conferenza…
Vincenzo Calcara
Calcara comincia a rispondere alle domande del pm Del Bene dopo avere ripetuto la formula di giuramento….
“Sono stato combinato il 4 ottobre 1979 dalla famiglia di Castelvetrano, dal capo assoluto Francesco Messina Denaro……Ero un semplice soldato, però ero un soldato molto riservato, facevo parte degli uomini riservati…lavoravo dentro l’aeroporto di Milano…alla dogana….Lucchese Michele era uno che frequentavo a paterno, era imprenditore e politico…Ho conosciuto Peppe Clemente, Giuseppe Marotta, l’ avvocato Totò Messina, Francesco Luppino,  uomini d’onore di Campobello di Mazara (Luppino è tra quelli riarrestati di recente nell’ambito delle indagini sulla ricerca del super latitante Matteo Messina Denaro, ndr)…..Francesco Messina Denaro era il capo della cupola provinciale e capo mandamento di Castelvetrano….Ho fatto parte di cosa nostra fino al pentimento davanti al dottor Paolo Borsellino, cioè fino al  novembre 1991…..
Il pm del Bene adesso fa domande sul periodo 1988 1989…..A Castelvetrano chi era il capo? “Francesco Messina Denaro….Francesco Messina Denaro è stato il mio capo assoluto….”
Capo della famiglia di Trapani nel 1988 chi era? “Non lo so”.  risponde Calcara, “non ricordo, forse Minore, sicuramente non mi è stato detto chi era il capo di Trapani…Per Cosa nostra ho commesso traffici di droga, estorsioni, concorso in omicidio…Sono stato condannato come esecutore materiale del delitto di Francesco Tilotta, omicidio avvenuto nel gennaio del 1977 prima della mia affiliazione…”.
.Il pm Del Bene chiede se doveva uccidere uomini delle istituzioni…dello Stato……(ci sono problemi nel collegamento)….”Sono stato incaricato di uccidere Paolo Borsellino nel mese di settembre del 1991 mentre ero io latitante….L’incarico me lo aveva dato Francesco Messina Denaro….sono stato arrestato il 5 novembre del 1991 e quindi non ho potuto più uccidere Borsellino…..A Borsellino confessai questo mio incarico e gli disse che lui era stato condannato a morte e che doveva morire e Francesco Messina Denaro aveva organizzato due piani per ucciderlo con un fucile di precisione, un altro piano con l’autobomba, dichiarazioni che io ho fatto in diversi processi, nel processo per il delitto Lipari (processo di appello), sono passati 20 anni e continuo a confermare tutto quello che ho dichiarato anche sul processo Rostagno…”.
“A Borsellino – prosegue Calcara – ho confessato tutto compreso anche un trasporto di miliardi a questo notaio Albano, ogni volta che faccio questo nome mi viene non so che cosa, sono passati anni ho raccontato tante cose scottanti e però ci sono prove e dichiarazioni rimaste senza seguito…”. Ricostruisce la testimonianza al processo per il delitto Lipari: “In quella occasione parlai di come dovevo uccidere Borsellino….Ho conosciuto Mariano Agate, capo della famiglia di Mazara del Vallo….Non avevo frequentazione, perché io abitavo a Milano. Una sera ho avuto un incontro con il sindaco di Castelvetrano Tonino Vaccarino e siamo andati a Mazara a incontrare Agate…questo avviene pochissimo tempo prima della morte del sindaco Vito Lipari….”.
Vincenzo Virga lo conosce? “Non mi ricordo”, la risposta….
Traffico di droga: “Cosa Nostra operava in questo settore e ciò che va oltre. Cosa nostra mi ha fatto lavorare nella dogana di Milano, ero munito di un tesserino che mi permetteva di muovermi e qui andiamo oltre Cosa nostra …Ho fatto entrare quintali e quintali di morfina base…..Un traffico gestito per conto della famiglia di Castelvetrano…”.
Rapporti con la massoneria? “Anche uomini di onore erano massoni…massoneria deviata….Lucchese Michele era mafioso e massone, lui mi ha insegnato delle cose massoniche,k mi stava preparando ad affiliarmi alla massoneria, Lucchese era quello che mi ha fatto entrare all’aeroporto ed era il pupillo di Messina Denaro Francesco, Lcchese mi ha insegnato riti e regole della massoneria….Eo sotto Mchele Lcchese…questo avviene nel 1980-81 e fino all’inizio del 1982….Io ero sorvegliato speciale a Paderno e lavoravo dentro l’aeroporto di Milano per conto della mafia di Castelvetrano….I rapporti tra Cosa nostra e massoneria sono sempre esistiti, certamente c’erano nel periodo 1988-89 ….Senza la massoneria non si fa niente…Nelle cose importantissime bisogna venire a patti con la massoneria deviata…”.
“Quando uccisero Rostagno ero detenuto a Favignana…Ero in cella con Lazzarino, Luppino, l’ho sentito dalla televisione….La presenza di Rostagno dava molto fastidio, parlando con Lazzarino e con Luppino Francesco, con Lo Bocchiaro, ma sopratutto tra me e Luppino la cosa dava troppo fastidio e Luppino stesso, anche Lazzarino, Rostagno non dava fastidio solo a Cosa nostra ma anche a ciò che va oltre Cosa nostra, a collegamenti e personaggi fuori Cosa nostra…io ho capito subito che doveva morire perché stava facendo molti danni…Il primo danno consisteva nel fatto che lui ogni giorno era in tv a parlare contro uomini di Cosa nostra, era un detecitve scopriva delle cose che facevano molto male…..Accusava persone….Indicava le ingiustizie…Apertamente era contro Cosa nostra e la cosa era imperdonabile…Andava molto sul profondo…Era pericoloso, in poche parole si doveva uccidere…Quando lo hanno ammazzato, in carcere Luppino e Lazzarino furono contenti della sua morte, ce lo siamo levati davanti alle scatole….Questo è molto pericoloso, diceva sempre Luppino e si chiedeva dove voleva andare. Pericoloso per ciò che indagava, per ciò che faceva, per ciò che diceva…”
Luppino mi disse: “La botta si sta preparando”, parlando di Rostagno prima del suo delitto…..
Poi  parla dell’ex sindaco Vaccarino: “Questo è uno che mi perseguita, ogni volta che faccio il suo nome mi querela, lui è stato condannato per traffico di droga, c’è dentro fino al collo nella mafia, pupillo di Francesco Messina Denaro, lui mi ha fatto andare a Milano….Dopo la mia latitanza ho parlato con lui del delitto Rostagno….Vaccarino mi disse che i fratuzzi nostri lo avevano eliminato….per fratuzzi intendeva la massoneria….A verbale aveva detto che fratuzzi erano da intendersi gli alleati delle famiglie di Trapani e Castelvetrano…Calcara insiste con il dire che fratuzzi erano uomini della mafia quanto della massoneria…Vaccarino ufficialmente era un massone….”.
Il pm Del Bene chiede chi fosse l’avv. Totò Messina. “Mafioso di Campobello, stretto con Francesco Luppino….Messina era un massone…Messina è stato imputato per il sequestro Corleo, lui era in carcere con me nel carcere di Trapani, quando ci fu il suicidio in carcere di Vesco (giovane anarchico di Alcamo arrestato per la strage della casermetta di Alcamo, ndr)…in carcere il programma di Rostagno lo sentivamo tutti e i commenti erano delle vere e proprie parolacce…”.
“Ricordo che Rostagno parlava anche di massoneria e di persone che non doveva toccare”, continua la testimonianza di Calcara. “A Favignana sono stato detenuto dopo essere stato estradato dalla Germania nella primavera del 1986, a Favignana sono stato fino a luglio 1990…”.
Perchè si è pentito? chiede il pm Del Bene….”Ho avuto – risponde – una grande travaglio interiore, ho capito di essere stato usato ingannato, pensavo che l’unica persona che mi poteva salvare era Paolo Borsellino, ho pensato io salvo a lui e lui salva a me…”.
Calcara aggiunge: “Tutto quello che ho detto sulla uccisione di Paolo Borsellino è stato confermato da Giuffrè Brusca, nel 1992 io ero il solo a parlare del piano di morte del dott. Borsellino e che a volerlo morto era Francesco Messina Denaro…..io avrei una grande gioia nell’avere giustizia per la morte di Borsellino…..Sono fuori dal programma di protezione ma sono qui a fare il mio dovere e non voglio niente dallo Stato. Ho sbagliato e debbo pagare essere testimone di giustizia, non è un sacrificio, la verità va oltre ogni problema sono qui a vostra disposizione…mi inchino davanti a tutti voi…”.

L’avv. Lanfranca chiede a chi Rostagno dava molto fastidio: a personaggi collegati a Cosa nostra a chi si riferiva? “Alla massoneria e a uomini delle istituzioni che erano deviati in collegamento con Cosa nostra…..Sui nomi però non ricorda nulla…..
L’avv. Lanfranca chiede se conosce Licio Gelli e se sia mai venuto in Sicilia…”Non ricordo”…..
L’avv. Crescimanno insiste se ricorda dei nomi…..Calcara risponde che nomi e cognomi non ne ricorda, sa che c’erano uomini delle istituzioni…
L’avv. Crescimanno chiede a chi dava fastidio Rostagno, Calcara conferma un verbale di interrogatorio dove disse che Rostagno dava disturbo ai politici di Mazara e Trapani.

Le domande della difesa (Vezzadini difensore di Virga, imputato ammesso al gratuito patrocinio, sic!)….Lo invita a ripercorrere la sua vita tra gli anni 80 e 90….
“Sono stato molto tempo in carcere in Germani a e in Italia…dal luglio 1982 al luglio del 1990 sono stato in carcere, dal luglio 90 fino a 5 novembre 91 sono stato latitante….L’incarico di uccidere il giudice Borsellino l’ho ricevuto nel settembre del 1991 durante la mia latitanza…Luppino l’ho conosciuto quando con lui feci una rapina alla cantina sociale di Castelvetrano…Con Luppino siamo stati assieme a Favignana nel periodo in cui Rostagno faceva le sue trasmissioni…Luppino è stato quello che mi comunicò che io ero stato posato e poi lui stesso mi disse che non ero più posato….sono stato sotto programma di protezione dal 92 al 98, poi sono uscito fuori volontariamente ma non ho mai interrotto la collaborazione con la giustizia..Ho pagato tutto, ho scontato tutto, oggi sono un libero cittadino…”.
Ha parlato mai dell’attentato al Papa? “Ho fatto dichiarazioni al dottor  Priore, al dottor  Marini a Roma, tutto collegato a un traffico di miliardi”….
Il pm Del Bene si oppone alle domande non attinenti al processo. L’avv. Vezzadini insiste dice che la domanda è posta per valutare l’attendibilità del teste….E chiede da chi è stato deciso l’attentato al Papa. Calcara invita la difesa a leggere la sentenza del prosidente Almerighi, “lì dentro c’è scritto tutto…ho fatto delle dichiarazioni e le confermo…”.

L’avv. Vezzadini continua a chiedere se il teste sa chi ha deliberato l’attentato al Papa….Calcara risponde…c’erano interessi che vanno oltre Cosa nostra….e ogni volta che ho parlato di queste cose ho avuto problemi…”ma questo è il processo per l’attentato al Papa o per il delitto Rostagno?”…..
L’avv. Galluffo (Vito) difensore di Vito Mazzara: Chiede perchè lui è uomo d’onore riservato.
“E’ una decisione di Francesco Messina Denaro – risponde Calcara – Vaccarino è stato assolto dall’associazione mafiosa perché era un uomo riservato…”.
Quando ha saputo che Francesco Messina Denaro era il capo mafia di Castelvetrano? “Il 4 ottobre del 1979 vengo a conoscenza di questo fatto, il giorno in cui sono stato combinato alla presenza di Peppe Clemente, Furnari Santangelo ….Francesco Messina Denaro…Marotta….In tutti presenti 7 o 8 persone…”.
L’avvocato chiede quando divenne riservato….”in quella occasione”…presenti quelle persone. “Sette, otto”, osserva il legale….
Le domande del legale cercano di investigare sulle conoscenze di Calcara, sui mandamenti, sul numero dei mandamenti mafiosi di Trapani….Calcara non ricorda, dice: “Io ero un ragazzo quando sono stato fatto uomo d’onore, non sono stato a Trapani, mi hanno mandato a Milano, le mie conoscenze erano limitate….non è che mi hanno presentato tutti….”.
L’avv. Galluffo chiede se ha mai scritto lettere dove diceva che era stato affiliato nel 1991….”Non ho mai scritto lettere”, dice Calcara….
L’avv. Galluffo ricorda una lettera letta in aula a Bologna durante un processo nel 2004…..Calcara conferma, si tratta di una lettera scritta all’allora suo difensore avv. Pantaleo durante una sua detenzione….Calcara ricorda che all’avvocato chiedeva cosa potere escogitare per essere estradato dalla Germania e risparmiare gli anni di carcere in Germania…..in tutti i processi hanno messo in evidenza questa lettera e ne hanno fatto un dramma, era un’idea, non era altro, non esisteva l’idea che dovevo collaborare, cercavamo un marchingegno per fregare la giustizia tedesca, a quei tempi non pensavo mai di collaborare….Questa lettera è stata usata in tutti i processi, questa lettera non serve a niente….La volontà di collaborare è nata nel 1991 quando fui arrestato durante la latitanza….”.
Ma in questa lettera faceva anche riferimento a intenzioni per rendere dichiarazioni false sul delitto Lipari…”Era un marchingegno”, ripete Calcara , “non era altro….quella lettera era stata scritta quando ancora avevo mentalità di uomo d’onore…”.
Attentato al Papa? Ha mai fatto il nome di Totò Riina? “A lei ci risulta, a me no”….Avrò parlato di Riina, le dichiarazioni non me le posso ricordare 25 anni dopo….ho ricordato che Agca era stato a Palermo, addestrato da uomini di Cosa nostra…non lo ricordo se ho detto che Riina era il mandante…..”.

L’interrogatorio di Calcara si sospende per un contraddittorio tra il pm Paci e l’avv. Galluffo     Vito….Questo ultimo insiste che ha diritto a fare domande sull’attentato al Papa perché utile ad accertare la credibilità del teste e perché questo argomento è inserito nel verbale di interogatorio depositato dai pm nel fascicolo…Il pm Paci fa presente che il verbale fa riferimento a tutta una serie di fatti che in quel verbale il Calcara ha citato e che insomma non vi sono connessioni tra questi delitti, e il delitto Rostagno, non abbiamo messo omissis per essere trasparenti ha detto il pm Paci, la Corte ammette le domande ma invita la difesa a non allargare il tema delle domande in modo eccessivo….L’avv. Galluffo chiede se ha mai parlato di un cadavere nascosto…”Ne ho parlato con i pm Priore e Marini, il cadavere era legato all’attentato al Papa, il morto doveva essere un amico di Antonov assieme ad Agca…il cadavere non è stato trovato perché ci fu una fuga di notizie sulle mie dichiarazioni….dichiarazioni che avevo fatto anche al dott. Borsellino…Cosa nostra fece sparire quel cadavere quando io volevo portare i pm a trovarlo…”
Prosegue l’avv. Vito Galluffo….Chiede se lui e il defunto Rosario Spatola si erano mai messi d’accordo per riferire delle dichiarazioni false…..”Sì forse l’ho visto di volata di pochi minuti ma io ho denunciato tutto…ricordo di averlo incontrato….A Milano? Non ricordo la città….”.
Ma è vero che vi siete incontrati, scambiati notizie, numeri di telefono….”Sì si mi sto ricordo anche  che mi aveva lasciato un numero di telefono che però poi io ho buttato non mi serviva”.
E perchè dovevate sentirvi? “Non ricordo…..”
Era per fare doppio gioco? “Sì, è vero lui voleva fare così è vero, l’ho denunciato io”.
Ma lei è mafioso? Era mafioso? “Ero un uomo di Cosa nostra”. Lei ha fatto parte ufficialmente di Cosa Nostra? “Io ero un soldato di Cosa Nostra e appartenevo a Cosa Nostra e ubbidivo a Cosa Nostra, ciecamente”…..
Galluffo chiede se lui è stato sentito a Caltanissetta. “Sì,  risponde Calcara, “ e sono stato smentito, nel 1997, sentenza di primo grado e poi altre due sentenze, lei ce le ha le sentenze di secondo e terzo grado?”. Quella sentenza dove sono stato smentito sono state smontate da altre due sentenze consecutive”. L’avv. Galluffo lo invita a non fare domande e a rispondere……
L’avv. Salvatore Galluffo prende la parola. Chiede il ruolo dentro Cosa Nostra? “Ero un soldato”. E quanti eravate? “Eravamo migliaia”, risponde Calcara
Il pm Del Bene chiede quel contatto con il pentito Spatola? “L’ho subito denunciato a pm di Caltanissetta”.
Le domande della corte. Il presidente Pellino chiede sull’unico omicidio da lui commesso. “Sono stato condannato, io ho commesso un solo omicidio, ho sparato contro la vittima, ho sparato ….sono passati 35 anni…..non ricordo…..sono stato condannato per il delitto Tilotta, ma io per quell’omicidio mi sono dichiarato innocente…..ho commesso un altro omicidio…ma non ne desidero parlare….”
Calcara rispondendo ancora alla Corte dice di avere posseduto diversi fucili da caccia…..Il presidente chiede se a Favignana c’era una sala di socialità dentro al carcere per i detenuti……”Non ha un ricordo preciso”. Dice che Luppino faceva lo scrivano e girava per i detenuti, “ricordo che la domenica ci vedevamo a messa…..Si si, a Favignana c’era una stanza dove ci incontravamo e in quella stanza c’erano dei libri…non ricordo bene….si si, c’era una televisione… si si….la memoria è di tanti anni addietro…”.
Avv. Ingrassia (difensore di Virga). La domanda è sul possesso di fucili da caccia in maniera illegale, chiede se ha mai posseduto un fucile di precisione. “Sì, un Winchester calibro 22 a 16 colpi”. L’avvocato chiede come funzionava…..era semiautomatico  o a ripetizione…..”Sparava uno dietro l’altro…..pam pam pam…..”. Ma lei è esperto di fucili di precisione? “Sì”…..Ma lei doveva uccidere Borsellino con un fucile di precisione calibro 22? “N,o no non c’entra niente con il fucile che mi davano in dotazione per uccidere il dott. Borsellino, nel momento giusto io sarei entrato in possesso del fucile”. E l’attentato al giudice Borsellino da che distanza doveva avvenire? “Si stava organizzando il piano, una distanza per ucciderlo tranquillamente….”.
Proseguono i controesami delle difese….Ma c’è un ritorno su domande già poste….Il presidente Pellino ferma le domande delle difese…Prosegue interlocuzione tra pm, difensori e Corte…..Sull’uso di armi per i delitti Calcara dice che vengono tenuti e forniti a chi deve sparare al momento in cui devono essere usate….
Finisce l’interrogatorio del teste Calcara. L’avv. Galluffo chiede la produzione di sentenza irrevocabile contro Agate, Messina, Asaro Mariano, Riina, relativo all’omicidio Ciaccio Montalto, sentenza che trattando la posizione di Calcara rileva che sussistono varie ragion i che ritengono false le dichiarazioni di Calcara…”In sintesi Spatola, Calcara” dice Galluffo “sono testi falsi…..Testi inattendibili….C’è una Corte che ha ritenuto non veritiera la loro collocazione in Cosa Nostra, sentenza pronunciata il 12 giugno 98 numero 9/98…”.
La Corte di Assise ne decide l’acquisizione…Il pm Del Bene osserva che è una sentenza di primo grado….la sentenza irrevocabile è l’ultima sentenza, quindi chiede che vengano prodotte anche le altre sentenze…L’avvocato risponde che interesse a produrre le altre sentenze è dell’accusa…la difesa ha questo interesse a produrre questa sentenza di primo grado….Il pm Del Bene fa presente che il 25 gennaio verranno sentiti Marino Mannoia e Francesco Di Carlo.
Udienza conclusa

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