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Ministro toglie la scrivania del duce. A quando la restituzione delle statue “razziate” da Berlusconi alle Terme di Diocleziano?

Palazzo Chigi, via la scrivania del Duce. E le statue “prelevate” da Berlusconi al Museo delle Terme di Diocleziano? A quando la restituzione?

Appena insediatosi a Palazzo Chigi il neo-ministro degli Affari europei Enzo Moavero ha chiesto di rimuovere una scrivania. Secondo la leggenda apparteneva a Mussolini. Ma l’ultimo ad utilizzarla era stato l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti. Che ne aveva fatto un motivo di scherzoso vanto. Moavero non sembra avere la stessa voglia di scherzare con i residuati del ventennio, e ha quindi dato l’ordine di sgombrare la stanza: «Ma è soltanto per motivi di spazio», ha spiegato, smentendo le voci che spiegavano la decisione con una scelta «antifascista».

Bene.

Ora occupiamoci anche delle quattro statue che Berlusconi ha portato via dal museo delle Terme di Diocleziano. A una,Marte ha perfino fatto aggiungere un pezzo del pisello mancante. A spese dello Stato, naturalmente, attraverso l’Istituto Centrale del Restauro che vi ha dovuto dedicare fior di restauratori. Insomma, una vera vergogna.

E ora? Che le statue siano rispedite dal governo Monti al loro posto originario, le Terme di Diocleziano.

Questo il problema:

ROMA – Venere ha riacquistato entrambe le mani. Marte, insieme alla destra, anche il pene perduto da tempo. Miracolo a Palazzo Chigi. Per espressa volontà di Silvio Berlusconi. E in barba alle regole del restauro che vietano ripristini e falsi storici che alterino l’autenticità dell’opera d’arte.

Il celebre gruppo marmoreo, con i ritratti romani di Marco Aurelio e della moglie Faustina innestati sui corpi “greci” degli dei dell’Olimpo, è stato sottoposto a un intervento di chirurgia estetica che rischia di avere pesanti riflessi negativi sulla scultura del 175 dopo Cristo. E sull’immagine della scuola dei restauratori italiani nel mondo. Così, dopo le polemiche per lo spostamento dal Museo delle Terme di Diocleziano a Palazzo Chigi, una nuova bufera sta per abbattersi sui preziosi 1.400 chili di marmo.

Su espressa richiesta del presidente del Consiglio, e su insistenti pressioni del suo architetto Mario Catalano, il ministero dei Beni culturali ha portato a termine un’operazione di “risarcimento” delle parti mancanti della scultura classica che, ritrovata nel 1918 a Ostia, si trova da quest’anno in prestito nella sede del governo. Una scelta che contrasta con la virtuosa via italiana al restauro filologico. E che cozza con l’attuale regime di austerity che il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi e quello dell’Economia Tremonti hanno imposto alla tutela del patrimonio artistico (-46% i fondi per il 2011): è vero che le spese per il restyling sono a carico della presidenza del Consiglio, ma quei 70mila euro potevano tamponare un intervento di massima urgenza nell’Italia delle mille Pompei che franano invece di essere spesi per un maquillage.

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