I Nar, purtroppo ancora molto è da raccontare. Verrà mai a galla la verità? L’interrogativo non riguarda solo gli ex terroristi di destra ma anche quelli di sinistra. E vero, e di questo si è discusso stasera al XVI Municipio dove un’aula gremita nel Consiglio Municipale ha seguito la proiezione di “Un ragazzo di nome Alessandro” dedicata alla tragica morte di Alessandro Caravillani, 17 anni, ucciso a piazza Irnerio mentre andava a scuola durante una rapina dei terroristi neofascisti dei Nar nel marzo del 1982.
Il film, che dura 17 minuti, ricostruisce gli ultimi momenti di vita del giovane e ne mostra la morte con un colpo in testa ad opera dell’allora terrorista nera Francesca Mambro. Invitato a partecipare alla proiezione e al dibattito sono stato raggiunto però in mattinata da una telefonata della Mambro che dagli uffici di Nessuno tocchi Caino, l’associazione ospitata dal Partito Radicale in via di Torre Argentina a Roma in cui sono stati accolti Mambro e Giusva Fioravanti, mi ha interpellato quasi fosse io l’autore del filmato per dire in sostanza di non ritenersi responsabile di questa morte. Francesca Mambro ha insistito dicendo che la condanna ricevuta all’ergastolo (uno dei 9 a cui è stata condannata) non riguarda questo atto che lei nega di aver compiuto.
Francesca Mambro tornerà libera nel settembre del 2013 dopo aver scontato 16 anni di carcere e dieci anni di semilibertà. Attualmente è in libertà condizionata. Accusata di aver commesso 96 omicidi ne accetta come suoi un numero decisamente minore. Tra questi non vuole considerare a quanto pare Caravillani. Di questa sua sorte giudiziaria c’è però chi si risente non trovando giusto che dopo così tanti omicidi si possa riottendere una sostanziale riabilitazione.
Non conoscendo nel dettaglio la sentenza Caravillani in merito mi sono comunque permesso di ricordarle che non sono interessato agli esiti giudiziari della sua vicenda, quanto piuttosto al fatto che per molti atti riconducibili ai Nar non sia stato ancora detta tutta la verità.
In particolare le ho ricordato la vicenda dell’omicidio di Walter Rossi, avvenuto il 30 settembre del 1977 al Trionfale, quando i Nar erano ancora in incubazione ma già di fatto molto attivi e virulenti (la nascita ufficiale dei Nar è del dicembre di quell’anno, ma già dal marzo sono segnalate azioni armate dei nascenti terroristi neofascisti come una rapina a mano armata a Borgo Pio).
Alla Mambro ho contestato infatti la ritrattazione che Giusta Fioravanti ha fatto sul ruolo di suo fratello Cristiano, pentito, accusato in aula a Bologna proprio da Giusva Fioravanti di essersi scambiato con Alibrandi la pistola con cui sarebbe stato ucciso Walter Rossi. Un’accusa poi modificata da Giusva Fioravanti di fronte al Pm dei minori Floquet e al Gip Spagnoletti che – in considerazione del fatto che all’epoca dei fatti Cristiano Fioravanti era ancora minore – avevano riaperto il caso nel 2000. Col risultato di veder poi archiviata l’inchiesta dal Gip nel 2001. Un macigno sull’omicidio Rossi su cui nessuno più indaga.
Questa mattina durante la tgelefonata Francesca Mambro ha negato che suo “marito” Giusva abbia ritrattato insistendo su questo fatto e dicendo di conoscere bene le sue deposizioni.
E su questo ci siamo lasciati, dopo aver comunque ottenuto il suo assenso a poter riferire agli astanti del XVI Municipio le sue posizioni.
Più tardi ho telefonato a Giovanni Bianconi, del Corriere della sera e autore di libri sul terrorismo nero, per riferirgli del colloquio. Era stato lui a dare il mio cellulare alla Mambro. E sia. Bianconi – che conosce bene Fioravanti e Mambro avendo loro dedicato libri e scritti – non ha mancato di sostenere che gli ex dei Nar come Mambro hanno comunque saldato il conto col paese e che non avrebbero debiti verso la società. Affermazione che non ho mancato di contestargli. Un debito di vferità, credo, ce l’hanno eccome.
Più tardi poi dall’avvocato Paolo Sodani mi sono fatto rileggere le carte sull’affaire Fioravanti. Ed ecco allora che emerge in modo chiarissimo che la Gip Maria Teresa Spagnoletti riguardo all’accusato Cristiano Fioravanti ne ha deciso l’archiviazione ricordando come le accuse iniziali siano state “smentite” dallo stesso fratello Giusva, inizialmente suo accusatore. “Se Cristiano avesse commesso l’omicidio di Walter Rossi- così ha sostenuto il fratello Giusva davanti aI giudici minorili – l’avrebbe ammesso così come ha fatto con altri omicidi”, questa è stata dunque la sua nuova posizione che il Gip ricorda al momento di archiviare nel 2001 l’inchiesta sulla morte di Walter Rossi. E così l’inchiesta che dopo oltre vent’anni era stata riaperta è stata di nuovo chiusa. A favore di un terrorista nero come Cristiano Fioravanti poi divenuto pentito e protetto dal nostro Stato, che non deve rispondere più di questo omicidio.
In questo contesto Caravillani rappresenta l’altro polo della deriva neofascista dei Nar, iniziata nel 77 quando ancora non si erano qualificati come Nar e proseguita poi nel 1982 dopo l’ondata di arresti che si erano abbattuti su Giusva ecc ma che non hanno impedito la rapina sanguinosa di piazza Irnerio a Roma.
Il fatto che Francesca Mambro utilizzi i telefoni del partito radicale per tener duro sulle sue posizioni – non parlo tanto di Caravillani quanto del fatto che su alcuni aòltri omicidi orribili come quello di Walter Rossi la verità è ancora da dire – dovrebbe costituire un motivo sufficientemente avvilente per chi come i radicali ha deciso di ospitarla.
Paolo Brogi