Nello stato messicano di Tamaulipas, al confine con il Texas
I blogger denunciano i trafficanti e i narcos-killer li fanno a pezzi
L’ultima vittima è stata fatta trovare alla base di una colonna e senza testa. Salgono a 4 le vittime
(nella foto il cartello con cui i narcos hanno rivendicato l’omicidio)
WASHINGTON — Una statua di Cristoforo Colombo a Nuevo Laredo, nello stato messicano di Tamaulipas, al confine con il Texas. È qui, sotto questo monumento, che i narcos lasciano i cadaveri dei blogger che osano denunciare sui loro siti le attività dei trafficanti. L’ultima vittima è stata fatta trovare all’alba di mercoledì con una telefonata alla polizia: il suo corpo giaceva alla base di una colonna e senza testa. Vicino l’immancabile cartello di rivendicazione con un messaggio beffardo: «Salve. Io sono Rascatripas (il soprannome della vittima) e questo mi è successo perché non ho capito che non dovevo lasciare messaggi sui social network». Un omicidio attribuito ai Los Zetas. A partire dalla metà di settembre altri tre blogger sono stati uccisi dai narco-killer. Due – una ragazza e un giovane – li hanno appesi ad un ponte. Poi è toccato a Marisol Macias Castaneda, una donna coraggiosa che moderava un sito insieme a Rascatripas. L’hanno sequestrata e poi ne hanno fatto trovare il corpo decapitato sempre sotto la statua di Colombo.
I cartelli vogliono intimidire le fonti dell’informazione alternativae contrastare l’azione dei blogger che attraverso il web raccolgono soffiate e segnalazioni dei cittadini sulle attività criminose. Chiunque può postare un messaggio fornendo dritte preziose. Un fenomeno che è cresciuto in parallelo all’offensiva delle bande criminali e in risposta alla mancata azione delle autorità locali, spesso colluse con le gang. Qualche giorno fa un sedicente portavoce del gruppo di cyber attivisti «Anonymous» aveva annunciato un’azione clamorosa in sostegno dei blogger messicani. A partire dal 5 novembre gli hacker avrebbe diffuso i nomi di personaggi complici dei Los Zetas. Una ritorsione per il sequestro di un loro compagno. Ma il piano – battezzato Operazione Cartello – non ha avuto seguito. Secondo alcuni perché i trafficanti avevano minacciato una ritorsione mentre una seconda versione sosteneva che il progetto era l’idea – velleitaria – di un singolo o di un gruppo minuscolo. Per gli esperti i blogger, con la loro azione coraggiosa, sono diventati dei bersagli e rischiano di essere coinvolti in modo sempre più esteso nella guerra tra bande in Messico. Le quattro vittime rappresentano già un tributo pesante che si unisce al lungo elenco di giornalisti assassinati. Inoltre c’è il timore che i narcos possano ingaggiare, a loro volta, degli hackers per scoprire i blogger e i loro informatori. Ai boss non manca certo il denaro e da tempo usano i network sociali per la loro propaganda.
Guido Olimpio
10 novembre 2011 11:43