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Aiutiamo Nick l’ultimo pescatore di Bocca d’Arno

Bocca d’Arno, ora vogliono eliminare anche l’ultima presenza di quello che è stata la foce dell’Arno, un luogo intenso di pescatori e storie. Su Facebook è nato il gruppo “Aiutiamo Nick l’ultimo pescatore”, qui sotto grazie all’amico che si firma Tanfucio sul Tirreno (tutti sanno chi è, perlomeno in quel circondario). Bocca d’Arno e Marina di Pisa erano posti cari a Tonino Lucarelli, anche lui aveva scelto quel punto e il fiume per non fare l’avvocato come suo padre e dedicarsi invece a un mestiere sul mare. Perciò dedico questa segnalazione sui Nick al mio vecchio amico di gioventù Tonino che ora purtroppo non c’è più.

Da Tanfucio, Il Tirreno 19 novembre

L’ULTIMO PESCATORE
A Marina di Pisa, uno degli ultimi pescatori – il leggendario Nick – sta per essere sfrattato per lasciar posto al costruendo porto. Non si capisce come sia possibile che un’attività come quella, che gli dà da vivere da sempre, possa essere cancellata, anziché integrata e valorizzata (ad uso dei locali ma anche degli ospiti), in un’offerta come quella di un porto turistico. Gli americani potrebbero farci un film: la storia del povero cristo schiacciato dagli speculatori. Ma Marina di Pisa non è America e, ci auguriamo, che nessuno schiacci nessuno. Speriamo in un lieto fine: Nick, all’ombra dell’ultimo sole, con un solco lungo il viso come una specie di sorriso.

Da “Il Tirreno” del 24 novembre, articolo di Giovanni Parlato

MARINA. Nick è l’ultimo pescatore marinese. La sera, prima dell’imbrunire, salpa col suo gozzo di nove metri per calare le reti. La mattina all’alba riprende il mare e quando tira su tramagli e nasse, solo in quel momento, sa se potrà portare a casa i soldi. Nick, al secolo Nicola Ghimenti, 46 anni, è l’unico pescatore di Marina che vive esclusivamente del suo lavoro. Gli altri, oltre alla pesca, hanno altre attività o hanno trasferito la barca a Livorno. Lui è rimasto a Marina dove, insieme alla moglie, ha un piccolo ormeggio con una decina di barche e due magazzini: in uno ripone il materiale che serve alla pesca e nell’altro vende il pesce. «Sono qui da 26 anni, ma ora dovrò lasciare. Arriva il porto e per me è la fine», dice Nick.
Il pescatore ha l’ormeggio e il minuscolo rimessaggio accanto all’ultimo retone che si trova sulla foce dell’Arno con una situazione particolare: il pontile si trova nell’area demaniale e dovrebbe restare, mentre il rimessaggio e i due piccoli magazzini dovranno sparire per far posto ad un passaggio ciclo-pedonale in funzione della costruzione del porto. L’ultima parola sul destino di questa piccola quanto preziosa area, è arrivata dalla sentenza del tribunale, a cui la famiglia Ghimenti si era rivolta dopo che il Comune aveva inviato sia lo sfratto che l’ordine di demolizione dei due magazzini. Ma sia la prima che la seconda sentenza hanno dato torto alla famiglia marinese.
«Non ho davanti alcuna soluzione, nessuna prospettiva. Qui ho il mio lavoro e non so cosa fare», dice Nick che pensa ai tre figli e alla moglie. «Non ne posso più, siamo disperati – dice la moglie Giulia – possibile che si manda una famiglia in strada per fare due aiuole? A me sembra inconcepibile». E Nick ricorda che «a Cecina, quando hanno costruito il porto hanno pensato ai pescatori locali cui hanno dato un posto barca e le casine ad uso magazzino. Qui a Marina, nessuno ha pensato ai pescatori. Anzi, mi trovo sfrattato».
Il timore della famiglia – ora che la causa è stata persa – è di lasciare il posto entro 30 giorni. E la moglie, pensando ai figli, lancia un appello al Comune, al sindaco: «Va bene, mi faccio da parte, ma trovate un lavoro a mio marito». E poi, la battuta sferzante: «Per la costruzione di questo porto hanno sistemato anche i gatti (il riferimento è al gattile, ndr) e io con tre figli devo andare fuori. Per carità, anch’io ho gli animali e gli voglio bene, ma c’è un limite a tutto!».
La famiglia Ghimenti per continuare a lavorare sulla foce di Marina le ha tentate tutte. Ha cercato anche di riciclarsi. Con l’aiuto del figlio più grande, Giona, ha presentato al Comune e all’Ente Parco un progetto da poter inserire fra il porto che sta nascendo e l’ambiente che lo circonda. «Abbiamo pensato – racconta Ghimenti – di riscoprire vecchi mestieri, presentando un progetto in cui poter sfruttare l’area del rimessaggio dove cucinare il pesce alla vecchia maniera, con tipiche ricette per i turisti, portandoli anche in barca alla scoperta dei posti. Ma il progetto è stato bocciato». Era l’ultima carta da giocare contro le ruspe che stanno lavorando e i nuovi moli in costruzione, contro questo porto che per la famiglia Ghimenti è diventato un incubo.
«C’è un piano attuativo – afferma Andrea Serfogli, assessore comunale ai lavori pubblici – e quell’area deve essere ceduta alla società che costruisce il porto. Se avessimo un’area alternativa da proporre lo avremmo fatto, ma non c’è».

La foto del profilo è “Boccadarno” di Claudio Pitschen

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