Dopo la Danimarca ecco Berlino. Che manterrà un sindaco di centro sinistra come Wowereit, ma stavolta con una coalizione con i verdi. Novità del panorama tedesco i 15 eletti del Partito dei Pirati (su 141 eletti), versione tedesca del fenomeno nato in Svezia e che richiama forse cda noi il movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Rete gratuita per tutti, metro anche, depenalizzazione della cannabis, no ai parttti tradizionali…Ecco l’articolo uscito sul Sole 24 ore del 19.9.2011:
A Berlino sbarcano i Pirati: il partito dei giovani conquista 15 seggi su 141
di Guido De Franceschi
Ieri si è votato per il rinnovo del Parlamento della città-Stato Berlino. E i Pirati festeggiano. Infatti, più della settima sconfitta consecutiva nelle elezioni locali subita dalla Cdu della cancelliera Angela Merkel, più della terza riconferma dell’apprezzato sindaco socialista Klaus Wowereit (che probabilmente d’ora in poi, dopo aver governato in coalizione con il partito della sinistra radicale Die Linke, guiderà Berlino in alleanza con i Verdi), più della scomparsa dal Parlamento del Land del partito tedesco in maggiore difficoltà elettorale, la Fdp liberale che è junior partner del governo Merkel e che nel voto di ieri è rimasta inchiodata a un umiliante 1,8%(ed è stata superata addirittura dalla Ndp movimento della destra estremissima), la notizia del giorno è l’affermazione del Piratenpartei, il Partito pirata, che ha ottenuto uno scintillante 8,9% e 15 dei 141 seggi in palio.
Guidato nella capitale tedesca da Andreas Baum, ingegnere elettronico trentatreenne nato a Kassel, il Partito pirata tedesco è stato fondato nel settembre 2006, sull’impronta dell’omonimo movimento politico svedese, quel Piratpartiet che ha generato con il suo esempio una ventina di “imitazioni” in altrettanti paesi. Aggregatosi intorno a tematiche legate all’utilizzo della rete internet (filesharing, no alla censura, protezione dei dati) il Partito dei pirati si è poi arricchito, ma non troppo, di altre parole d’ordine provenienti dal basso, cioè dalle esigenze e dai desideri di una porzione di società formata da venti e trentenni provvisti di scolarizzazione medio-alta, di una propensione compulsiva all’uso del computer e della rete, di un alto tasso di insofferenza per i partiti politici tradizionali e di massicce dosi di un nebuloso idealismo, che si configura come un’indistinta vocazione a un “cambio”.
Si tratta di una versione nordeuropea del nostrano Movimento Cinque stelle (Beppe Grillo) e degli indignados spagnoli, pur con varie differenze. Ad esempio, una maggiore confidenza con il diteggiare la tastiera che con l’organizzazione di manifestazioni fisiche di piazza e l’assenza di un guru riconosciuto come Beppe Grillo e di una leadership stabile (in cinque anni il Partito pirata ha visto il susseguirsi di vari capi e attualmente è guidato dal ventottenne di Tubinga Sebastian Nerz, che da giovanissimo era vicino alla Cdu).
Accanto ad astratte richieste su un più libero accesso all’educazione e alla conoscenza, secondo lo spirito di chi è più avvezzo al download che all’acquisto, il Partito pirata si è accostato alle elezioni berlinesi proponendo ai potenziali elettori un programma che prevede, tra l’altro, la totale trasparenza delle procedure amministrative, l’abbassamento a 14 anni del diritto di voto, la gratuità della metropolitana, la creazione di una rete wireless gratis attiva in tutta la città, la depenalizzazione della cannabis.
I temi sollevati dai Pirati hanno trovato buona accoglienza nella Berlino “povera ma sexy” (il copyright della celebre espressione è del sindaco Wowereit), che ha un tessuto sociale particolarissimo nel contesto tedesco: è una città ibrida, “giovane” ed effervescente, che ha avuto a partire dai giorni della riunificazione e fino a oggi un formidabile ricambio della popolazione residente. Berlino è il land con più start-up di nuove imprese ma anche quello in cui circa un quinto della popolazione vive di sussidi pubblici. Habitat politico particolare, in cui i quartieri borghesi della ex Berlino Ovest convivono con aree abitative predilette da una popolazione più bohémienne, Berlino è tradizionalmente uno dei länder in cui gli anticonformisti di ieri, i Verdi, hanno avuto più successo elettorale. Ora molti dei “figli” di chi votava e spesso continua a votare per i Grünen, e in genere i più giovani, hanno fatto una croce sul simbolo del Piratenpartei (gli analisti dei flussi elettorali calcolano che, tra chi ha votato per la prima volta, la lista guidata da Andreas Baum ha ottenuto circa il 15%).
Il parallelo con la storia ambientalista non è sfuggito a Rick Falkvinge, creatore del Piratpartiet svedese, capofila dei “pirati” di tutto il mondo. Salutando il successo dei fratelli berlinesi in un’intervista al periodico di Stoccolma The Local (“La vittoria di uno è la vittoria di tutti”), Falkvinge ha detto: “Noi siamo là dove erano i partiti verdi negli anni Settanta e Ottanta. Noi poniamo le domande importanti, le domande che molti politici tradizionali nemmeno comprendono”. Per i pirati infatti, che non nascondono né la loro inesperienza né la loro sostanziale impreparazione per la politica vera, quella parlamentare e amministrativa, le domande sembrano per ora più importanti delle risposte che, secondo loro, dovrebbero arrivare dalla base, dal basso, al punto che degli slogan in campagna elettorale era “Noi abbiamo le domande, voi avete le risposte” (altri manifesti, che puntavano a mettere in luce l’obsolescenza del panorama politico tedesco, recitavano: “Chiedete ai vostri figli perché dovete votare per i pirati”).
Una particolarità del giovane partito è la quasi totale assenza di ragazze nella sua pur liquida gerarchia. Parlando di questa carenza femminile con una giornalista del quotidiano spagnolo El Mundo, il leader berlinese dei Pirati, Andreas Baum, che nei locali alternativi di Kreuzberg stava festeggiando con un gruppo di sostenitori il successo del partito, ha ironizzato da provetto nerd: “Sì, beh, questo non è soltanto un problema del partito, ma della mia vita in generale. Faccio tutto il possibile per risolverlo…”.