Ultima udienza del processo Ristagno prima della pausa estiva. Un importante dirigente del Pci di allora, l’avvocato Nino Marino, racconta di cosa si stava occupando Ristagno: Gelli, Virga, gli incontri con Borsellino, i servizi segreti, Gladio. Viene fuori che il referente di Gladio era il comandante dei Cc di santa Ninfa. E che Pellegrino sull’aereo per Palermo disse a Cardella la sera del delitto Ristagno: sono stati i servizi segreti…
Ad apertura di udienza vengono acquisiti i verbali di dichiarazioni rese durante l’istruttoria dall’editore di Rtc, Giuseppe Bulgarella, perché deceduto.
Primo teste è l’avv. Nino Marino.
Negli anni 80 svolgeva attività forense e dirigente del Pci, all’epoca del delitto era dirigente regionale ed era nella commissione antimafia presieduta dall’on. Violante all’interno della direzione nazionale del partito. Rostagno era un giornalista puntuale, accreditato e ascoltato, frequenza molto intensa tra noi dopo la morte di Rostagno tanti sono diventati suoi amici, col tempo si stabilì un rapporto di interlocuzione al di là del semplice dato politico.
Quel 1988 fu un anno particolarmente intenso, terribile, scandito da una serie di arresti di assessori e consiglieri comunali arrestati per tangenti, la scoperta della loggia Scontrino, ci colpì che questa cosa nascesse a Trapani, quasi in coincidenza e si pensava anche da parte di Rostagno in sostituzione di Castiglion Fibocchi (P2), erano gli anni in cui scende in Sicilia la struttura segreta Scorpio di Gladio, a Trapani ci sono 5, 5 centri, è l’anno in cui si celebra il processo per l’omicidio di Vito Lipari,. Un anno in cui molto fattori si addensavano e che davano il segno di un cambiamento nei rapporti tra mafia e politica e per questo il contatto con Rostagno era quasi quotidiano.
Di questi argomenti parlavamo con Rostagno , Rostagno stava preparando inchieste giornalistiche su questi temi, fu pubblico il suo interesse nel seguire il processo per l’omicidio di Vito Lipari, Rostagno concordò e approfondì un nostro giudizio che segnava una rottura, Vito Lipari era uomo dei cugini Salvo, era il numero uno dell’espressione politica dell’influenza politica dei Salvo, non si uccideva Vito Lipari se non per dare un colpo ai Salvo, poco tempo prima c’era stato il sequestro Corleo.
Rostagno iscrisse il delitto Lipari in questo quadro e ragionò che se questo fu deciso con il coinvolgimento di Santapaola, se questo era avvenuto ed avvenne a Trapani quello che si profilava come un nuovo potere dentro la mafia a Trapani doveva essere molto forte, allora si pensava che capo mafia a Trapani era Minore, ed invece a quell’epoca era già l’attuale imputato Vincenzo Virga, un passaggio che doveva restare segreto.
Rostagno per questo ricevette minacce seguendo questa linea di intepretazione.
Rostagno esordisce sulla Iside 2 sulla quale subito si intuisce la pericolosità e la rilevanza per i nomi che c’erano dentro Iside 2, nomi di mafiosi riconosciuti credo anche ufficialmente
Rostagno esordisce su questa vicenda con un editoriale incredibile per chi non lo conosceva, un editoriale di apparente sottovalutazione, io capii subito che era un depistaggio, non poteva corrispondere al pensiero di Rostagno, gli chiesi cosa c’era dietro, debbo depistare, debbo fare finta che è una cosa stupida, voglio indagare ancora, non voglio essere scoperto per potere ricevere così notizie, qualche giorno dopo venne convocato dai carabinieri, lo assunsero a verbale, gli chiesero notizie dell’editoriale, Rostagno me ne parlò, ricordo che mi diede questa immagine della biglia che viene sballottata nel flipper per via di quell’editoriale, io gli procurai un incontro con il giudice istruttore Nunzio Trovato, debbo dire che leggendo quel verbale Rostagno ricevette massima comprensione dal giudice.
Lui racconta al dott. Trovato di essere andato a fare una visita alla sede del circolo Scontrino per rendersi conto della loggia, e lì in qualche modo non so fino a che punto fu prudente, racconta al giudice che egli ebbe notizia della venuta qui in provincia di Trapani a Mazara e Campobello di Licio Gelli ospite di Mariano Agate.
Licio Gelli si muove solo per decidere qualcosa e Rostagno ebbe questa sensazione.
I magistrati gli chiesero come lo avesse saputo, Rostagno risponde di non ricordarselo.
La convocazione dei carabinieri parve anomala a Rostagno perché lui escludeva che potesse essere una forma di censura giornalistica, semmai una forma di intervento sul suo lavoro.
Io avvertii una sua preoccupazione visibile, quando fu ucciso e trovato morto sulla piazza di Paceco un ragazzino, e fu arrestato un soggetto pacecoto.
Il fatto destò allora impressione e Rostagno ne fece un pezzo e una serie di servizi additando questo Barbera come autore del delitto, senonche questi fu scarcerato perché riconosciuto estraneo.
E Rostagno cominciò a ricevere una serie di lettere anonime e che lui attribuiva a questo presunto autore del delitto, per questa vicenda lo vidi colpito e preoccupato, preoccupato e poi lo vidi umiliato per la vicenda Calabresi.
Conoscenza con Cardella.
Rapporti di conoscenza giovanile, poi anche in età adulta, difensore in processo che lo ha riguardato (truffa Saman) poi da allora non l’ho più visto.
I rapporti tra Cardella e Rostagno. La preminenza di Cardella era evidente, assieme li ho visti poche volte, non vedevo molto bene la frequenza con Cardella. Cardella faceva delle feste nella sua casa, io non andai mai, mi chiese perché non andavo, non sapevo cosa potesse significare questa comunità, il sospetto mio era quello che lui potesse essere in rapporti con servizi segreti anche stranieri.
All’inizio era una comunità di arancioni, era una cosa strana, c’erano sensazioni per quegli anni che la Sicilia diventava terra di ”attenzioni”.
Con Rostagno non parlai mai con Cardella, alcune vicende le appresi dopo.
L’esame dell’avv. Marino prosegue a proposito del faldone di documenti appena dallo stesso riconsegnati all’avvocato di parte civile di Chicca Roveri.
Chicca me lo diede il giorno di Natale del 1988, io lo visionai, lo conservai con cura, appunti manoscritti di Rostagno, ritagli di giornali, quotidiani, settimanali, sottolineature che rigaurdsvano i famosi cavalieri di Catania, i Salvo, qualche cosa riguardava l’on. Giunnella, in genere sulle vicende della mafia.
Oltre a questo c’era la fotocopia di una lettera che mi colpì, fotocopia di una lettera inviata da Ninì Gerbino, personaggio di Calatafimi, questa lettera ha una cosa strana che tiene timbro di entrata del 26 settembre 1988.
L’indagine sul delitto Calabresi: lui ne attribuiva l’origine ad una manovra dell’arma dei carabinieri. Non so se conosceva particolari specifici, non me lo disse, la riteneva una manovra di destabilizzazione per operare una ricostruzione diversa della storia d’Italia degli anni 70, questo lo percepii.
Domanda su Giuseppe Bulgarella. Anche con lui una antica frequentazione giovanile, era l’editore di Rtc, non sottovaluto la funzione che ebbe Caterina Bulgarella, la moglie era lei l’editrice di Rtc materialmente, Puccio esercitava un peso ma con la moglie aveva una buona interlocuzione, con Rostagno Bulgarella non aveva un ruolo censorio, secondo me Bulgarella commise un errore di sottovalutazione, aveva buoni rapporti con Claudio Martelli e tramite Ludovico Corrao e in qualche modo ebbe contatti con Falcone, Bulgarella non aveva precisa contezza della mafia e della mafiosità.
Tocca alla parte civile. Avvocato Lanfranca.
Lavoravamo, svela Marino, alla preparazione di una lista civica, una lista diversa, nel 90 in Consiglio comunale vengono eletti soggetti particolari, Franco Orlando, arrestato, in Consiglio provinciale il consuocero di Messina Denaro, nelle liste del Psi a Castelvetrano viene eletto uno dei generi di Messina Denaro.
Cambia morfologia dei gruppi politici e dei gruppi criminali. L’ultima intervista fatta da Rostagno fu al capogruppo all’Ars del Pci, Ino Vizzini.
Continue erano le denuncie di Rostagno usando l’arma del giornalismo sulle cose che non andavano nelle città e sul perché su queste cose c’era l’interesse della mafia, per esempio l’invasione della monnezza delle città.
Lui ebbe rapporti con altri due uomini politici di limpida cristallinità, con Michele Ralle, un socialista ahimè scomparso, e Vincenzo Genna, fu il tramite che mise in contatto Rostagno con Paolo Borsellino.
Rostagno delle cose di mafia trapanese ne parlava con una certa cognizione.
Parte civile avv. Miceli. Secondo l’avv. Marino era forte l’interesse di Rostagno per Marsala, accenna allo scandalo che restò non chiarito del cosiddetto Ente teatro del mediterraneo, Marino accenna ad un incontro tra Rostagno e Borsellino, fu sicuramente poco prima dell’estate del 1988, non conosce però i contenuti dell’incontro.
Traffici di armi e droga. La provincia di Trapani era esposta e sospettata di essere luogo di sbarchi, forte presenza navale in grado di camuffare determinati movimenti. Rostagno all’epoca associava spunti di contatto poi risultati provati tra Iside 2, Mazara, la stella d’oriente.
Avv.Maggio. Una delle vicende che Rostagno seguì alla Provincia fu quella di una indagine di mafia che coinvolse un consigliere provinciale del Pri di Mazara, Girolamo Pipitone (poi prosciolto).
Tocca alla difesa. Avv. Mezzadini chiede delle minacce che Rostagno avrebbe ricevuto da tale Barbera di Paceco. Le domande successive riguarda il faldone di documenti consegnati oggi alla Corte e che lui aveva avuti consegnati da Chicca Roveri.
Avv. Ingrassia. Le domande riguardano la possibilità che l’avv. Marino abbia riferimenti certi rispetto alle dichiarazioni rese rispondendo ai pm Ingroia e Del Bene.
L’avv. Marino accenna a sue conoscenze legate anche all’impegno politico dell’epoca.
La pista di Gladio e dei servizi segreti deviati interessa il difensore dell’imputato Virga, le domande ottengono una risposta clamorosa, e cioè quella che Gladio era presente a Santa Ninfa e possibile referente della struttura poteva essere l’allora comandante della stazione dei carabinieri Guazzelli, ucciso anni dopo ad Agrigento.
Rispondendo all’avv. Salvatore Galluffo, l’avv. Marino dice che da Cardella seppe che questi nel viaggio verso Trapani, la sera del delitto Rostagno, dall’on. Pellegrino che viaggiava con lui fu detto che quel delitto era cosa di servizi segreti.