Informazioni che faticano a trovare spazio

A Siracusa per ricordare la battaglia di Rostagno. E per sostenere il processo ai mafiosi che lo hanno ucciso

Il centro Pio La Torre, in piazza Santa Lucia, appare un posto remoto, lontano da Trapani e dal processo di Mauro Rostagno. Però è Ethel, chiacchierando, ad avere il primo ricordo netto di una bambina piccola allora che giocava in questa piazza sterminata circondata da alberi verdissimi e bassi (carrubi?) di Siracusa nuova. Ethel è qui che presa dai ricordi chiede di altre donne giovani di allora, Laura, Donatella, Nancy, Franca, Alice…Ma è soprattutto il ricordo di Maddalena, la figlia allora piccola di Mauro a turbarla.

La sala si riempie pian piano, non troppo, con difficoltà interlocutoria: all’inizio i primi si siedono tutti nelle ultime file. Alla fine è pieno. Epperò il clima si riscalda presto, basta toccare qualche snodo di questa vicenda, il fango per esempio. Succede mentre si sviluppano i primi interventi con Carmelo Maiorca che fa gli onori di casa e Lillo Venezia che ha avuto questa idea di “vedersi” a Siracusa, e poi con l’avvocato di parte civile che rappresenta la Federazione Stampa e un rappresentante dell’associazione siciliana dei giornalisti.

Poi tocca al fango. Succede mentre parla Giorgio Zacco dell’associazione “Ciao Mauro”, il gruppo che a Trapani ha chiesto che si aprisse questo processo per l’omicidio di Rostagno e che ha raccolto pochi anni fa diecimila firme, un’enormità per la cittadina che però spiega  bene anche quanto fosse amato e riconosciuto il lavoro svolto da quel giornalista anomalo vestito di bianco che denunciava giorno dopo giorno il marciume mafioso di quell’angolo “oscurato” di Sicilia così importante per la criminalità organizzata all’ombra dei Messina Denaro.

Zacco rivendica un lavoro svolto in solitudine, quando l’eco delle promesse fatte al momento del funerale da tanti amici di Rostagno si erano volatilizzate.

In precedenza Maiorca aveva ricordato il contesto in cui si è collocato però l’omicidio, ha ricordato l’assassinio nel 1981 del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari, quello del giudice Ciaccio Montalto nel 1983, la strage di Pizzolungo nel 1985 quando l’autobomba diretta contro il giudice Carlo Palermo aveva spazzato via la vita di una madre e dei suoi due bambini di sei anni. E poi, poco prima di Mauro, ecco l’uccisione del giudice Alberto Giacomelli, giusto otto giorni prima.

Eppure ci sono voluti 23 anni per arrivare al processo per questo omicidio. Ma ce ne sono voluti altrettanti per ricordare con una stele la strage di Pizzolungo, che all’epoca era stata commentata così dal sindaco di Trapani Erasmo Garuccio: “Qui la mafia non  esiste…”.

Che cos’è dunque che ha impedito fino ad oggi che si tenesse un giusto processo contro la mafia che ha stroncato la vita a Rostagno?

Il fango, ecco che cosa è servito a dirottare l’attenzione, creare false piste, salvare i criminali, offendere gli innocenti. Ed è questo un argomento che riportando alla luce svarioni e scivolare penose, ma anche maldicenze volute e rivendicate, non può non far scaldare gli animi. Il mio lo è.

Il fango, è stato ricordato, è il modo con cui in Sicilia dal 1960 si uccidono non solo i giornalisti, ma soprattutto si cerca di disperderne anche il lavoro e la denuncia.

La riunione di Siracusa ha così sentito nominare i nomi degli otto giornalisti uccisi prima e dopo Mauro Rostagno, da Cosimo Cristina a Beppe Alfano. Tutti colpiti, in modo più o meno intenso,  da schizzi di fango. Un fango che ha poi permesso clamorosi depistaggi e che continua ad alimentare anche nel presente – la vicenda Rostagno ne è stata un triste laboratorio degli orrori – con la diffusione di maldicenze in cui sono incappati, in passato e ancor oggi, operatori dell’informazione.

Tutto questo per non misurarsi invece con quanto era stato messo a fuoco dal lavoro di Rostagno: la situazione del Comune di Trapani con la sua contabilità segreta, gli affari della loggia massonica Iside “ e gli sbarchi a Trapani di Licio Gelli ospite di Mariano Agate, l’avvento di nuovi capomandamento come Ciccio Pace uomo del clan mafioso al potere dei Messina Denaro, l’intreccio mafioso dentro le istituzioni colluse spesso con i boss mafiosi.

Ed è proprio su questi ultimi e sul capo dei capi Matteo Messina Denaro che si è concentrata l’attenzione del convegno riportando lo sguardo verso quell’angolo di terra in cui è stato ucciso Rostagno. E cioè l’area che contiene quel quadrilatero della morte compreso tra Alcamo, Castelvetrano, Mazara del Vallo e Trapani, dove dopo la morte del capomafia don Ciccio avvenuta nel ’98 è ora a comandare il figlio Matteo, spietato assassino a cui vengono attribuiti oltre settanta omicidi.

Il sostegno al processo che si celebra oggi a Trapani è sostegno anche per chi cerca di neutralizzare la testa della piovra: da questo punto di vista c’è da chiedersi quale contributo possa dare la tessitura democratica in Sicilia costituita e rappresentata dai militanti ed ex militanti della sinistra che continuano a vivere in queste terre da liberare.

Questa è la sponda da aiutare, è stato detto, contro quella di chi invece colpevolmente ha cercato di depistare.

Da questo punto di vista il fatto che la Corte d’assise di Trapani abbia deciso di riconvocare a breve come testi (il 16 giugno) il generale dei Cc Nazareno Montanti e il luogotenente Cannas appare di grande significato.

Sarà il momnento per scoprire che fine hanno fatto le deposizioni di Rostagno ai carabinieri proprio sulla Loggia Iside 2, dimenticate dai Cc quando sono comparsi in aula.

Rostagno però era stato sentito anche dai magistrati sulla natura della loggia massonica e aveva ampoiamente riferito sull’intreccio tra uomini dello stato e mafiosi all’ombra di Licio Gelli di cui Rostagno aveva rivelato le trasferte a Trapani in casa del boss mafioso Mariano Agate.

Ieri i presenti hanno accolto con piacere la notizia che la Procura di Palermo ha aperto ora un nuovo fascicolo sulla loggia massonica Iside  2 in relazione all’omicidio Rostagno.

Infine che fare? Antonio Piparo ha chiesto di promuovere tra Palermo e Trapani un’iniziativa in settembre al momento dell’uscita del libro che Maddalena Rostagno ha appena consegnato al Saggiatore.

A distanza più ravvicinata c’è poi l’appuntamento romano all’Alpheus del 19 giugno.

Sostegno è stato infine chiesto alla pagina Fb sul processo Rostagno che oggi ha superato le 1900 adesioni e punta a quota duemila.

Nel corso della serata è stato infine letto un messaggio dolente e deciso di Chicca Roveri.

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