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Ovidio, Matamorfosi, libro VI: “Tutti hanno diritto all’uso dell’acqua”

Mariolina Mallo, un’amica professoressa di latino, mi ricorda questi versi di Ovidio (dalle Metamorfosi, libro VI,  vv.349-352):

“Quid prohibetis aquis? Usus communis aquarum est. Nec solem proprium natura nec aera fecit nec tenuas undas: ad publica munera veni, quae tamen ut detis, supplex peto”.

Traduzione: ” Perchè non volete che tocchi l’acqua? Tutti hanno diritto all’uso dell’acqua. La natura non ha fatto di proprietà privata né il sole né l’aria e neppure la fluida acqua. E’ ad un bene comune che mi sono accostata, e ciò nonostante vi chiedo di darmene come si chiede un favore”.

I versi si riferiscono a Latona che perseguitata dalla gelosia di Giunone (Latona aveva avuto da Giove due gemelli, Apollo e Diana) cerca rifugio in Licia. Quando scorge un laghetto d’acqua, nel mentre che si accosta per bere, dei contadini la vedono da lontano , l’apostrofano e per impedirle di bere, intorpidano con piedi e mani l’acqua..Latona ,che pure aveva i suoi appoggi in cielo.., alza le mani agli astri e dice:” Che viviate in eterno in questo stagno!”  e  succede quello che aveva chiesto: i contadini si trasformano in rane!
Come vedete sono parole valide oggi più che mai!    A presto Mariolina

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