“Mauro mio compagno per 17 anni e lo sarei ancora adesso se non fosse morto, anche nell’ambito di una piena libertà che avevamo, ma era come se fossimo stati marito e moglie…”.
A Trapani oggi 13 aprile Chicca Roveri ha modo per la prima volta di ricordare la morte di Mauro Rostagno. Lo sta facendo con queste parole da circa un’ora nell’aula Falcone. Dietro di lei c’è Maddalena, sua figlia.
“Il 26 settembre 1988…..Ricordo quel giorno, una normale attività, in serata quei colpi di fucile, mi sembravano dei cacciatori, poi le urla e le grida…..Ho un ricordo nitido, su queste cose mai sono stato sentita ho dei ricordi per me validissimi Sento questi rumori, salgo su una scala che va verso una terrazza, vedo Monica Serra che gruida qualcosa un incidente, penso che Mauro ha avuto un infarto tanto che vado a cercare l’auto di Mauro nel parcheggio delle auto dove pensavo fossero le auto….Nonostante avere sentito gli spari è ad un infarto che penso, anche perché vedo Monica che non presentava segni particolari e quindi penso ad un infarto. Arrivo all’auto e non ricordo se ho aperto o meno lo sportello, sono stata la prima persona arrivata lì, mi sono inginocchiata vicino a Mauro…..Mi sono seduta in braccio a Mauro e ho capito che era morto, l’ho capito subito gli ho preso la mano, ci eravamo appena regalati la fede, gliel’ho sfilata, ho parlato a Mauro, non ho avuto dubbi che fosse morto. Poi dissi ad Andrea Grandi di andare a telefonare a Francesco Cardella che stava a Milano per avvisarlo….All’epoca lo reputavo amico di Mauro…..”.
“Mi sono seduta in braccio a Mauro e gli parlo per qualche minuto, poi sono arrivati i carabinieri e sento dire a qualcuno che è un incidente ed io grido loro non è un incidente, perchè se è un incidente non si fanno certi posti di blocco…Poi andai tornai in comunità a parlare con mia figlia, Maddalena che era rimasta, mentre arrivava l’ambulanza. Fino all’arrivo dei carabinieri, un giovane carabiniere di Napola che per ingenuità dice che è stato un incidente, non c’erano altri oltre me e Andrea Grandi sul posto. Io arrivo da mia figlia e le dico con molta crudezza hanno ammazzato Mauro non avevo altre parole per dirlo e subito vengono portata invitata d andare alla caserma di Napola, io e mia figlia ci siamo abbracciate pochissimo, stiamo poco, mi portano lì ma nemmeno vengo sentita, perché mi hanno portato lì, tanto che nelle carte c’è scritto che io non ero lì, mi hanno portato in caserma a fare la bella statuina. I carabinieri non mi chiedono nulla mentre non so quello che sta accadendo alla comunità cosa vengono a cercare, cosa portano via. Mi sono sentita allontanata dalla comunità. Nella prima richiesta di archiviazione nonè nemmeno scritto che io ero stata portata nella caserma dei carabinieri. Solo qualche giorno dopo sono stata sentita dal pm Franco Messina, ma anche in questa occasione non mi è stato mai chiesto cosa ho visto quando sono arrivata sulla scena del delitto. Non l’ho potuta rievocare perchè nessuno l’ha mai chiesto. Mia figlia Maddalena mi raggiunse dopo in caserma a Napola quella sera, io credo che mi sono fermata presso la caserma di Napola abbastanza tempo, molto di più di un’ora. Quando arriviamo in comunità di ritorno dalla Caserma di Napola cerco di vedere Mauro, andiamo in ospedale, mi accompagna Cardella. Sulla strada di ritorno veniamo fermati da una macchina dei carabinieri a poca distanza dalla cava dove hanno bruciato la macchina degli assassini di Mauro. La mia rabbia: fermano noi e non hanno fermato la macchina degli assassini di Mauro?”
“Sapevo che Cardella era a Milano, non so con chi in che modo arrivò, me lo vidi arrivare nella caserma di Napola, non ho un momento preciso in cui lo vedo. In caserma con me ci sono mia figlia e Monica Serra (la ragazza che accompagnava Rostagno al momento del delitto). Le parole dette da Monica Serra non le ho mai messe in dubbio. Io ricordo di lei che grida corre verso la comunità dicendo che c’è stato un incidente, tanto che io penso ad un malore, se avessi visto del sangue su di lei non avrei pensato certo al malore, l’ho vista in viso, ma non mi sembra che avesse macchie di sangue addosso. L’auto ci è stata ridata nel dicembre 1988 e ho un ricordo che l’auto dal lato passeggero che non era danneggiata. L’auto per un periodo la teniamo fino al 1996 era in un garage a Milano, era ancora a disposizione, e poi dopo siccome la prestai a un ragazzzo dela comunità, la facemmo distruggere anni dopo, demolita”.
“Noi siamo rimasti sul posto fino a quando non finirono le attività dei carabinieri e del pm Messina., Vennero sentiti tante persone ma io no. Mentre arrivò Cardella, lui non è uno che piange o che manifesta qualcosa, ci siamo abbracciati ma non ha pianto, mi è sembrato colpito, provato. Non ricordo che ci siamo detti qualcosa di particolare. Non sapevano dove fare il funerale, arrivò Padre Adragna e disse che si faceva in Cattedrale. I sindaci non volevano una camera ardente, lo rifiutò il sindaco di Trapani, di Valderice. Per me era tutto pretestuoso, sentivo discorsi idioti completamente. Quello che è certo che mi ricordo che quando fu ucciso Rostagno a Trapani c’era consiglio comunale e non fu sospeso…”.