Afgani all’Ostiense. Un anno fa il repulisti, i profughi trasferiti al Forlanini e alla Casa della Pace. Ma appena fatto il trasferimento ecco che la favela afgana dell’Ostiense rinasce. E oggi siamo a un centinaio di tende. Fino al 31 marzo con un minimo di assistenza del Comune di Roma, Poi dal 1 aprile – e non è uno scherzo – è stato sospeso qualsiasi intervento. Ed è di nuovo emergenza come denuncia il presidente dell’XI Municipio Andrea Catarci. Che dice: “Siamo passati da tolleranza zeroi ad assistenza zero. Ma non è un caso. Proprio in questi giorni la Giunta Alemanno ha deciso, in piena crisi libica e di fronte alle ribellioni a catena in Nord Africa, con migliaia di esseri umani in fuga a cercare nuove libertà, di portare 200 persone rom nel Centro di Accoglienza per i Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto. E’ un implicito riconoscimento del fallimento di quello che il Sindaco chiama Piano Nomadi e che in realtà non è un piano ma un’accozzaglia di confuse idee repressive senza nessun afflato di solidarietà. Infatti, dopo tre anni, gli unici dati di fatto sono gli ingrandimenti dei campi rom esistenti, peggiorativi della vivibilità per gli ospiti e della loro relazione con i vicini quartieri, nonché le ripetute uscite razzisteggianti tanto care al PDL e agli alleati leghisti. Siamo di fronte all’ennesimo pasticcio di Alemanno e all’ennesima prova di ferocia sociale: i rom confinati in luoghi inadatti, pensati per altri soggetti, dove l’integrazione diventa un miraggio e nessuna accoglienza per chi arriva o già vive a Roma in situazioni disumane. E quindi9 eccoci ora al raddoppio con gli afgani: lo sa la Giunta Alemanno che solo alla Stazione Ostiense ci sono oltre un centinaio di rifugiati afgani nei pressi dei binari? Proprio ad essi e a M.E.D.U. (l’Associazione dei Medici che da sempre è vicina alla popolazione afgana) è stata recentemente preclusa l’unica struttura di accoglienza (la casa della Pace), che in questi mesi ha consentito di ridurre le presenze e la degenerazione di una situazione comunque ai limiti. Alemanno declina il suo vecchio slogan ‘tolleranza zero’ in ‘accoglienza zero’.”