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La Lombardia, la regione più “infiltrata” dalla ‘ndrangheta

Lo scontro tra Saviano e Maroni. Saviano che denunciava l’infiltrazione della ‘ndrangheta al Nord, la reazione sdegnata del ministro leghista. Ma ora ecco la conferma dalla DNA, la Direzione Nazionale Antimafia. La Lombardia è altamente “infiltrata”. E il fenomeno più preoccupante sono gli “invisibili” mafiosi. Ecco il rapporto della DNA:

La Lombardia si conferma la regione del nord Italia che registra «il maggiore indice di penetrazione nel sistema economico legale dei sodalizi criminali della ‘ndrangheta, secondo il modello della “colonizzazione”». È l’allarme lanciato dalla Relazione annuale della Direzione nazionale Antimafia, 1.110 pagine di dati e analisi sulla criminalità organizzata made in Italy. «In Lombardia», chiariscono gli analisti, «la ‘ndrangheta si è diffusa non attraverso un modello di imitazione, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di “colonizzazione”, cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso. La ‘ndrangheta ha «messo radici», divenendo col tempo un’associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla «casa madre», «con la quale però comunque continua ad intrattenere rapporti molto stretti e dalla quale dipende per le più rilevanti scelte strategiche».

E ancora: “In Lombardia si è riprodotta una struttura criminale che non consiste in una serie di soggetti che hanno semplicemente iniziato a commettere reati in territorio lombardo»; al contrario, gli indagati «operano secondo tradizioni di ‘ndrangheta: linguaggi, riti, doti, tipologia di reati sono tipici della criminalità della terra d’origine e sono stati trapiantati in Lombardia dove la ‘ndrangheta si è trasferita con il proprio bagaglio di violenza». La ‘ndrangheta è presente anche in Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio ed in particolare Roma, Abruzzo, ove sono emersi inquietanti interessi negli appalti per la ricostruzione dopo il sisma del 2009, Umbria ed Emilia Romagna. Per quanto attiene ai rapporti sul territorio, insomma, la ‘ndrangheta «è oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale, tanto da rendere sostanzialmente irrilevante, e comunque, in posizione subordinata, ogni altra presenza mafiosa di origine straniera». Non solo: la ‘ndrangheta si è da tempo proiettata anche verso l’Europa, il Nord America, il Canada, l’Australia.

Sono almeno 500 gli uomini affiliati alla ‘ndrangheta in «locali» (i territori di base in cui è organizzata l’attività criminale in Lombardia. Le indagini hanno accertato che nella regione sono operativi i «locali» di Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Pioltello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio, e Seregno. Ma certamente – viene sottolineato – ne sono presenti altri. Il «locale» operante sul territorio lombardo è formato dall’aggregazione di ‘ndrine distaccate che hanno riprodotto la forma organizzativa propria dei «locali» di provenienza. Il «locale» al suo interno ha una forma organizzativa piramidale, al vertice del quale vi è il capo locale.

C’è inoltre l’allarme per le infiltrazioni nella pubblica amministrazione: «Emerge in modo costante e preoccupante, soprattutto nel Centro-Nord del Paese, la presenza sempre più gravemente pervasiva di soggetti collegati alle organizzazioni criminali, soprattutto di matrice ‘ndranghetistica». Una situazione che viene definita«particolarmente temibile». Infatti, spiega la Dna, «c’è il rischio che si crei una schiera di “invisibili” che, germinata dalle cellule silenti delle mafie al Centro-Nord, penetri in modo silente ma insidioso il tessuto politico, istituzionale ed economico delle regioni oggetto dell’espansione mafiosa».

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