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Una lettera da Lampedusa: gli immigrati? Mai smessi di arrivare, solo che non se ne parlava più…

Ricevo questa lettera da Lampedusa. Ecco cosa sta succedendo sull’isola, almeno ecco un’altra interpretazione della cosiddetta emergenza. La offre questo giovane dell’associazione Askàvusa, Giacomo Sferlazzo. Nell’ultimo periodo Sferlazzo si era impegnato nell’apertura di un museo dell’immigrazione a Lampedusa recuperando materiali trovati nella discarica dei barconi naufragati e in altri luoghi di tappa dei migranti. Ecco cosa pensa dell’emergenza cosiddetta in corso:

EMERGENZA ?

In questi mesi abbiamo assistito a diversi sbarchi qui a Lampedusa, sempre
gli immigrati venivano lasciati sul ciglio della strada, o in qualche struttura
non idonea , ma mai nel centro, pochi ne parlavano, nonostante avessimo chiesto la riapertura del centro di primo soccorso e accoglienza, un luogo che di sicuro può offrire condizioni più umane  agli immigrati che arrivano.
Questi pochi immigrati, molti  facevano finta di non vederli, meno se ne
parla dell’immigrazione e meglio è, e dunque non si affrontava il problema, non
considerando quello che era già in atto nel nord Africa.

Da una settimana e in particolare in questi ultimi tre giorni, gli immigrati che sono arrivati a Lampedusa, tutti giovani tunisini, sono migliaia, e non si può più fare finta di non vederli.
Noi siamo stati sul molo Favarolo, insieme a loro, abbiamo visto i volti dei giovani tunisini pieni di speranza, abbiamo visto il lavoro  che la guardia costiera svolge, abbiamo visto il lavoro che i ragazzi lampedusani del centro di primo soccorso e accoglienza svolgono sul molo, la disponibilità  da parte del parroco di mettere a disposizione i locali della chiesa, ma non abbiamo visto aprire il centro, abbiamo visto come c’è¨ chi riesce sempre, anche in questi momenti delicati a guadagnarci qualcosa. Molti di questi ragazzi  tunisini hanno dormito all’aperto, al freddo, senza condizioni igieniche adeguate, solo perche il ministro Maroni si è messo in testa che non vuole mettere in funzione il centro.

Intanto vorremmo sapere il perche di questa decisione e dopo vorremmo sapere
perche se il ministro Maroni crede che ci siano tra queste persone terroristi islamici, come mai li lascia in luoghi non idonei neanche alla sicurezza, il molo o la stazione marittima non sono certo luoghi adatti per controllare i pericolosi terroristi, e non ci sono neanche i mezzi per fare dei primi accertamenti rispetto all’identità di queste persone.
L’impressione è che si voglia creare un EMERGENZA, che non si voglia affrontare questa situazione con calma, anzi più si gestisce male più l’emergenza salta fuori.

Si stava costruendo un percorso a Lampedusa, un percorso sempre ostacolato da molti, era un percorso che stava producendo dei primi risultati, qualcuno
parlava di “Modello Lampedusano” cosa che noi abbiamo criticato, crediamo
che l’accoglienza si possa fare molto meglio, ma era un processo in atto, che
doveva continuare con la formazione di chi faceva e fa questo lavoro
delicatissimo, un percorso che a nostro modo di vedere doveva portare ad un
contatto tra i migranti e i lampedusani, con scambi culturali, proiezioni di film o con una semplice partita di calcio.
Ma nel 2009 il ministro Maroni ha creato l’emergenza, e ha risolto in seguito,
con l’istituzione del reato di clandestinità , con l’istituzione dei CIE e i respingimenti attuati grazie all’accordo con il dittatore libico Gheddafi.

Da li in poi si interrompe quel percorso.
Noi oggi chiediamo al ministro di Maroni di dimettersi dal suo incarico, di far funzionare il centro di primo soccorso e accoglienza e di non distorcere quello che sta accadendo.
La popolazione di Lampedusa, nello stesso momento si ritrova a chiedere di
avere riconosciuti alcuni diritti fondamentali, da quello alla sanità  a quello
allo studio, la marineria è¨ in sciopero e chiede di poter competere alla pari
con le altre marinerie, poiche paga il gasolio più caro d’Italia e non ha tutele  rispetto a  questioni come: la pesca di altre marinerie a poche miglia
da Lampedusa , anche in periodi di fermo biologico .
Crediamo che molti dei problemi che ha Lampedusa siano il frutto di anni di
mala gestione della cosa pubblica  da parte dei politici locali, e dello scarso
senso civico che noi tutti abbiamo avuto.
Ma è anche vero che Lampedusa è¨ stata vista  da sempre dai governi centrali
come un luogo di detenzione o da militarizzare, lasciando irrisolti alcuni nodi
fondamentali per l’isola come la continuità  territoriale o tutti i costi aggiuntivi che i l’isolano paga, costretto ad andare a terraferma per molti servizi fondamentali, ad esempio le gravidanze e le nascite.
Se invece di creare emergenze si procedesse usando il buon senso, sia da
parte di chi governa, sia da parte di chi sta raccontando quello che avviene, credo che tutti avremmo da starne meglio.

Giacomo, Associazione culturale Askavusa.

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