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Morto Noureddine Adnane ambulante marocchino. Si era dato fuoco a Palermo per i ripetuti controlli dei vigili

Si è dato fuoco come Mohamed Bouazizi, in Tunisia. E come decine di altri maghrebini in lotta contro i loro poteri oscuri, dall’Algeria alla Tunisia all’Egitto.

Ma Noureddine Adnane si è dato fuoco a Palermo, in via Ernesto Basile, protestava contro l’intervento persecutorio della polizia municipale. Come l’ambulante che ha innescato la rivolta in Tunisia.

Noureddine Adnane non ce l’ha fatta. L’ambulante marocchino che si è dato fuoco venerdì della settimana scorsa in via Basilie,  per protestare contro l’ennesimo controllo da parte della polizia municipale, è morto questa mattina alle 11 al centro grandi ustionati dell’ospedale Civico di Palermo.
Nel pomeriggio è partito da piazza Politeama un corteo di solidarietà e di protesta che ha coinvolto anche numerosi palermitani.

La procura della Repubblica ha aperto un fascicolo d’inchiesta affidato al pm Gianluca De Leo. L’ipotesi di reato non è ancora nota anche se dopo la morte del marocchino potrebbe essere modificata.

“La dinamica dei fatti risulta poco chiara. Abbiamo una serie di elementi che ci fanno pensare che l’intervento dei vigili urbani non sia un episodio occasionale e isolato”, dicono gli avvocati Giorgio Bisaglia e Daniele Papa che difendono la famiglia della vittima. “Condurremo le nostre indagini difensive – hanno aggiunto gli avvocati – per accertare tutta la verità”.
Nato e cresciuto in un povero villaggio nei dintorni di Casablanca, Adnane è stato poi costretto a trasferirsi a Palermo per trovare un lavoro. Secondo di otto figli, Noureddine Adnane, fin da ragazzo si è preso cura dei suoi fratelli minori. Noureddine due anni fa era diventato padre di una bambina, Khadija che è in Marocco con la madre.

Il sogno di Noureddine era quello di mettere da parte un po’ di soldi per fare arrivate in Sicilia il resto della sua famiglia. A Palermo lo avevano ribattezzato “Franco”.

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