Moschea di Roma, scontro sul segretario generale. In bilico la posizione di Abdellah Redouane, il segretario storico rappresentante della Comunità islamica (nella foto, a destra, mentre riceve il rabbino capo Di Segni in visita nella moschea di Monte Antenne a Roma).
Marocchino e moderato, Redouane si ritrova sotto tiro da parte dei sauditi. In nome del wahabismo è il nuovo direttore saudita del centro appena arrivato dall’Austria , Sekander Fareed Al Khotani, direttore della Lega Musulmana Italiana, ad andare all’attacco. Ufficialmente per un problema di fondi e di gestione, a causa di conti in rosso per 150 mila euro (che sono stati intanto ripianati dalla monarchia marocchina), di fatto per un cambio di rotta che in nome del wahabismo si tradurrebbe in una riapertura di credito per le ali estreme dell’Ucoii e dei Fratelli Musulmani. Insomma attraverso la Rabta, la struttura controllata dai sauditi per gestire i flussi di finanziamento alle comunità islamiche nel mondo, una parte dell’Islam tenta una sterzata in Italia.
La posizione di Abdellah Redouane si è fatta piuttosto delicata. Contro di lui remano infatti anche ex alleati storici come Mario Scialoja. In una recente votazione nel Consiglio della comunità Redouane ha ottenuto infatti una vittoria risicata, 14 a 12.
Più forte la sua posizione in seno al consiglio che riunisce i quindici rappresentanti dei paesi arabi che gli hanno recentemente confermato la fiducia.
Un cambio di guardia all’ombra del più importante minareto italiano dove è in corso questo nascosto scontro per il controllo della Moschea di Roma, il centro istituzionale dell’Islam italiano, avrebbe conseguenze politiche tutte da valutare.
Il sommovimento rispecchia poi in parte quello che sta succedendo sul fronte dei paesi arabi attraversati da una forte ondata di cambiamenti.
In Italia questi cambiamenti però rischiano di favorire un ritorno d’integralismo. La vera questione infatti è la sostituzione di una linea politica portata avanti dal segretario generale della moschea, un uomo aperto alla collaborazione e al dialogo con le istituzioni italiane, il Viminale, il Vaticano e persino la comunità ebraica ma soprattutto intransigente nei confronti dell’Ucoii e dei Fratelli Musulmani le cui influenze di stampo integralista sono state rigorosamente escluse.
L’argomento finirà anche per interessare il Comitato per l’Islam Italiano, già consulta islamica, l’organo istituito presso il ministero dell’interno italiano e coordinato da Alfredo Mantovano, che ha in programma una riunione il 3 marzo. All’ordine del giorno della seduta, gli iman e le moschee. Ma può restare fuori un argomento come quello della guida generale dell’Islam italiano?