Berlusconi eletto come Hitler. Il paragone giunge da Gerusalemme, è di Umberto Eco. Sollecitato a spiegare se B assomiglia a Gheddafi o a Mubarak, Eco ha scelto Hitler. Ed è polemica, il Pdl insorge.
Però bisogna pur dire che un senso ce l’ha. Mussolini si rimodellò il potere grazie alla legge Acerbi, che col maggioritario gli diede in pratica pieni poteri. Insomma ci mise un po’ ad avere un plebiscito elettorale.
Hitler invece andò su direttamente con oltre 8 milioni di voti, il 43% dfell’elettorato. Quando si rilegge in Shirer questa ascesa vengono i brividi. Anche allora c’era chi rivendicava l’elettorato. Non ebbe un plebiscito, lo raggiunse di lì a poco mettendo fuorilegge chi era d’ingombro come i comunisti tedeschi.
I nazionalsocialisti di Hitler non ottennero subito la maggioranza assoluta né dei voti né dei seggi: alla fine si attestarono al 43.9% mentre i sondaggi li davano a poco più del 50%. Pertanto, Hitler fu costretto a mantenere la sua coalizione con il Partito Popolare Tedesco-Nazionale per conservare saldamente le redini dell’esecutivo. Oltre a questo Hitler aveva bisogno di una maggioranza dei due terzi per far passare il “decreto dei pieni poteri” (una legge che gli ha permetteva di promulgare leggi senza consultare il Reichstag), che guadagnò convincendo il Centro Cattolico a votare per lui. Il provvedimento entrò in vigore il 27 marzo. Inoltre la rappresentanza socialdemocratica venne fortemente indebolita dato che ad alcuni deputati socialdemocratici eletti al Reichstag venne impedito di prendere il posto in sala dai nazisti SA. Teoricamente i rappresentanti del Partito Comunista avrebbero contribuito al 17% dei voti Reichstag, ma vennero, come già ricordato, arrestati tutti. (qui sotto la msappa dei lander con il voto del 33, nei più scuri cioè quelli ad est i maggiori consensi a Hitler)
E Mussolini? Prese interamente il potere non tanto con la marcia su Roma quanto con la legge elettorale Acerbi. Andò così: nel 1922 ,di fronte alla marcia su Roma, il premier Facta aveva preparato i documenti per dichiarare lo stato d’assedio, ma il re si rifiutò di firmarli, perché questo significava mettere la polizia contro i fascisti e temeva che Mussolini avesse degli alleati anche lì. Mussolini fu così nominato Capo del Governo, e il 30 ottobre si formò il nuovo governo di coalizione con solo 5 membri fascisti. “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli – dicce Mussolini-, potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”. Poi però prima che gli sfuggisse la situazione pensò a riformare la legge elettorale. E così la legge Acerbi, una legge che cambiava il sistema elettorale da proporzionale a maggioritario: il partito con almeno il 25% dei voti otteneva i 2/3 dei seggi in Parlamento.
Molti esponenti liberali e cattolici accettarono d’iscriversi al fianco dei fascisti nelle liste nazionali che vedevano stavolta i fascisti in posizione dominante. Quindi, mentre le forze fasciste si presentavano compatte, quelle antifasciste restavano divise e questo, unito al clima di minacce e violenza attuato dai fascisti, garantì a Mussolini una vittoria schiacciante nelle elezioni del 1924 (65% dei voti).
Contemporaneamente Mussolini aveva abbandonato l’iniziale linea anticlericale ottenendo l’appoggio di Pio XI, che gli riconosceva il merito di aver allontanato il pericolo socialista. E la prima vittima dell’avvicinamento fra Chiesa e fascismo fu il Partito popolare, considerato dalla Chiesa un ostacolo al miglioramento dei rapporti con lo Stato.
Questo il quadro delle dittature fasciste. Allora ha ragione Eco? «Berlusconi è paragonabile a Gheddafi e Mubarak?»: le domande di attualità tenevano banco questa mattina alla Fiera di Gerusalemme, dove la star è Umberto Eco.
«No, il paragone, intellettualmente parlando, potrebbe essere fatto con Hitler: anche lui giunse al potere con libere elezioni», ha risposto l’autore del “Cimitero di Praga”. Dichiarazioni che sono subito rimbalzate in Italia e provocano l’immediata reazione del Pdl. Su tutti, il coordinatore del partito e ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, che ha accusato l’autore di «faziosità delirante».
No, Eco on è fazioso. Sta solo ricordandoci alcuni problemi non solo storici. Uno, fondamentale, si chiama legge elettorale.
Qualcuno si è chiesto perché nonostante tutto Berlusconi non possa essere dimesso? Né si dimetta? La situazione paradossale è frutto di questo sistema elettorale che in pratica con la maggioranza parlamentare e il premio elettorale consente a lui – o chi al suo posto – di fare quello che vuole. Ruby o non ruby. Ecco il vero ruby consistam.
La legge elettorale da riformare resta il problema cruciale dei prossimi mesi.