Reporter e cronisti sotto assedio in Tunisia. Il presidente Ben Alì ha intanto rimosso il ministro dell’interno e il capo dell’esercito: troppo deboli nei confronti dei dimostranti. In particolare il generale Rahoid Hammar sdi sarebbe rifiutato più volte di aprire il fuoco sui dimostranti. Le autorità tunisine hanno deciso di formare una commissione d’inchiesta sulla corruzione nel Paese e hanno scarcerato le persone arrestate durante le manifestazioni dei giorni scorsi. Tumulti anche a Tunisi, in particolare nel sobborgo di Citè Ettadhamen, alla periferia occidentale di Tunisi teatro principale di scontri notturni. Truppe anche davanti all’ambasciata di Francia e nel cuore della capitale. Dall’inizio della rivolta popolare, scatenata dall’aumento dei prezzi del pane e alimentata dallo scontento per il forte tasso di disoccupazione, è la prima volta in cui le autorità fanno ricorso direttamente all’Esercito, schierandolo a Tunisi. Controlli strettissimi sono stati intrapresi nei dintorni delle sedi ministeriali e degli altri principali edifici pubblici; vietati raduni e manifestazioni, chiusi bar, ristoranti e anche numerosi negozi, specie in centro.
E giornalisti sotto assedio e incarcerati. La polizia tunisina, lunedì aveva circondato la sede del sindacato dei giornalisti a Tunisi. Secondo quanto rivela il sindacalista tunisino Naji al-Baghuri alla tv araba al-Jazeera, i poliziotti hanno avuto l’ordine di impedire ai cronisti di uscire dalla sede del sindacato per evitare che scendano in strada e manifestino contro il governo. «Ci hanno circondati e ci impediscono di uscire – ha affermato – siamo circa un centinaio qui in sede e vogliamo manifestare contro le autorità che applicano la censura e ci impediscono di dare informazioni sulle proteste dei disoccupati». I giornalisti tunisini hanno proclamato uno sciopero in segno solidarietà con i disoccupati di Sidi Bouzid e delle altre città del paese nord africano.
Circondata anche la sede del giornale Al-Maouqif. L’11 gennaio Nissar Ben Hassen, di Radio Kalina, sarebbe stato arrestato nella sua città, La Chebba (65 km a nord di Sfax), da agenti delle unità speciali della presidenza. Ben Hassen aveva appena pubblicato un video su quanto successo a Chebba e stava lavorando al montaggio di un video sulle violenze a Mahdia. Sempre secondo il racconto di Reporters sans frontières, il 6 gennaio quattro poliziotti in civile hanno bloccato con gas paralizzanti Moez Jemai, corrispondente di Radio Kalima à Gabès (400 km a sud di Tunisi). Fatto salire di forza su un’auto sarebbero stato portato a Tunisi, al Ministero degli Interni. Interrogato e malmenato è stato rilasciato l’8 gennaio a Tunisi.