STRAGI IMPUNITE, VERITÀ NEGATE
Portella della Ginestra- 1 maggio 1947
Milano, Piazza Fontana – 12 dicembre 1969
Gioia Tauro,”Treno del Sole” – 22 luglio 1970
Peteano – 31 maggio 1972
Milano , Via Fatebenefratelli – 17 maggio 1973
Brescia, Piazza della Loggia – 28 maggio 1974
San Benedetto Val di Sambro, Treno Italicus – 4 agosto 1974
Ustica – 27 giugno 1980
Stazione di Bologna – 2 agosto 1980
Rapido 904 – 23 dicembre 1984
LUNEDÌ 31 GENNAIO
ORE 17.00
PRESSO LA SALA MUTIMEDIALE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI NAPOLI
VIA VERDI, 35 NAPOLI
Via il segreto di Stato sulle Stragi!
Assemblea Pubblica
promossa dall’Associazione “MARX XXI” e dal Gruppo Consiliare Comunale del Pdci
Presiede
Gaetano Sannino
Consigliere Comunale Capogruppo Pdci
Coordina
Antonio Frattasi
Direttivo provinciale Associazione Marx XXI
Introduce
Alexander Höbel
Storico – Direttivo nazionale Associazione Marx XXI
Intervengono:
Antonio Amoretti
Presidente Provinciale ANPI Napoli
Antonio Celardo
Presidente Associazione Familiari delle Vittime della Strage Rapido 904
Gianni Flamini
Storico e giornalista
Manlio Milani
Presidente Associazione Familiari delle Vittime della Strage di Brescia (nella foto durante la deposizione al processo di Brescia)
Luigi Scotti
Assessore comunale alla Legalità
Conclude
Sen. Luigi Marino
Direzione Nazionale Pdci
Cos’è questo golpe? Io so
di Pier Paolo Pasolini
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del “referendum”.
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio “progetto di romanzo”, sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il ’68 non è poi così difficile.
Tale verità – lo si sente con assoluta precisione – sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all’editoriale del “Corriere della Sera”, del 1° novembre 1974.
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“Corriere della Sera, 14 Novembre 1974”