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Mohamed Bouazizi, il laureato disoccupato che ha innescato la rivolta della Tunisia. Il despota, in fuga, respinto dalla Francia, va a Gedda. Transizione al buio

Mohamed Bouazizi ha vinto. La morte dedl giovane (nella foto) non è finita nel nulla. La Tunisia è ora  in “stato d’urgenza,” il despota è fuggito, un potere di transizione sta cercando di mostrare il volto duro vietando ogni manifestazione. Ma è presto per dire cosa succederà…

Se in queste ore un despota in fuga ora dopo aver girato a vuoto col suo aereo  ed essere stato rifiutato dalla Francia è approdato infine a Gedda, questo è perché il 17 dicembre col suo tragico gesto un giovane laureato disoccupato tunisino ha dato fuoco non solo a se stesso ma a tutta la Tunisia. In francia la richiesta di ospitalità di Ben Alì  è stata respinta, pare al termine di un braccio di ferro tra Sarkozy (incline ad accoglierlo) e il premier Fillon (decisissimo a non crearsi problemi con la popolasa comunità dei tunisini in Francia). Poi è maturata un’ipotesi araba come l’Arabia. Nel frattempo i suoi congiunti hanno asvjutgo prfoblemi con gli aerei.

Tutto ha avuto inizio dal gesto di Mohammed Bouazizi, ventisei anni appena. Il giovane si è spento sfinito dalle ustioni che lui stesso si era inflitto cospargendosi di benzina. Ma Mohammed, del resto, non ce la faceva più né a vivere né a far vivere il resto della sua famiglia e per questo, il 17 dicembre, si era dato fuoco nel bel mezzo di Sidi Bouzid. Laureato in informatica, di belle speranze, giovane, Mohammed aveva finito di perdere tutto il giorno in cui il suo banchetto di frutta abusiva, unica fonte di sostentamento, gli era stato confiscato. Quando aveva provato a replicare, la polizia gli aveva risposto con uno schiaffo in faccia. Era stata l’ultima umiliazione per lui, già al capolinea di ogni prospettiva, in un paese in cui il 50% dei laureati è disoccupato e l’Europa ha chiuso le porte della fuga. Da lì’è nata la rivolta del venditore “à la sauvette”, si dice in francese…

Dal suo rogo è nata quella che poi è stata soprannomninata “Rivoluzione del gelsomino”. Un moto progressivo che ha portato contro il regime non solo i giovani (come stava del resto succedendo anche nella limitrofa Algeria), ma pian piano tutti gli strati della società. Facendo un’ottantina di vittime, purtroppo. Poi però si è chiuso un regime che durava da 23 anni, quello nato alla fine del lungo regime di Bourghiba. Ora il popolo tunisino grida Tayanneh. E dall’estero stanno rientrando, uno ad uno, gli oppositori, come l’agguerrita Sihem Bensedrine. Il potere è stato assunto da Ghannouchi, legato in psassato a Ben Alì, è stato decretasti lo stato d’urgenza con divieto di manifestazione. Cosa succederà? Un golpe, una transizione democratica? Ancora presto per dirlo.

Intanto vengono saccheggiati i beni della famiglia dell’ex first lady, i Trabelsi. Sotto il resoconto di Radio Kalima.

Un ultimo appunto: quello che sta succedendo in Tunisia è assolutamente nuovo, in un cotesto di paesi arabi avvezzi al dispotismo. Le preoccupazioni maggiori sono in questo momento in Egitto. Ma occorre ricordare che tutto il contesto maghrebino è stato attraversato da tempo da forti sussulti: in Marocco dai Saraharawi sottoposti dal regime di Hassan II a una durissima repressione al el Haiuunn, e poi in Algeria dove il fuoco cova sotto la cenere dei recenti scontri. Bisognerà tenerne conto. DEcco i Trabelsi attaccato dall’odio popolare, attraverso i marchi in cui sono interessati come Carrefour e Casino.

Da Radio Kalima le scene del saccheggio dei beni dei Trabelsi:

Des manifestants ont attaqué et pillé hier et aujourd’hui des magasins des enseignes françaises Carrefour et Casino auxquels sont associés des proches du pouvoir en Tunisie, selon des informations recueillies par l’AFP. A Gafsa (sud-ouest), le dépôt d’un magasin Carrefour, au rez-de-chaussée d’un immeuble de sept étages, a été pillé par des manifestants aujourd’hui alors que le magasin situé au premier étage a été détruit mercredi, selon des témoins.
Les pillages se sont déroulés sous les yeux de militaires postés avec leur blindé près d’agences bancaires dont aucune n’a été visée, selon ces témoins.

A Nabeul, dans le nord-est, un magasin de la même enseigne a été totalement détruit et vidé par des manifestants, a rapporté un correspondant de presse. A Gabès, dans le sud-est, un autre magasin Carrefour a été pillé, selon un correspondant de la radio Chams FM. Il appartient à l’une des filles du président Zine El Abidine ben Ali.

A Bizerte (nord-est), un magasin de la chaîne Monoprix a subi le même sort jeudi, ont indiqué des habitants. Dans le quartier Lafayette, proche du centre ville de Tunis, des manifestants ont tenté de marcher vers un magasin Champion mais ont été dispersés par la police, selon de nombreux témoins.

A Ettadhamen, banlieue proche du nord de Tunis, d’autres manifestants ont tenté de s’approcher de l’hypermarché Géant de la chaîne Casino qui se trouve à quelques kilomètres plus au nord et où est implanté aussi un magasin Conforma appartenant à Imed Trabelsi, l’un des frères de l’épouse du président, Leila  Ben Ali, a constaté une correspondante de l’AFP.

Interrogé pour savoir s’il voulait s’attaquer à l’hypermarché Géant parce que c’est une enseigne française, un manifestant a répondu “non, ce n’est pas français, ça appartient à des proches du président”.

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