Spesso viene dimenticato, ma il suocero di Alemanno si chiama Pino Rauti. Rauti è stato assolto a Brescia per insufficienza di prove, insieme agli altri quattro imputati, ma doveva rispondere di un’orrenda strage contro civili inermi, gli otto morti e i 103 feriti del 28 maggio 1974 a Piazza della Loggia. Ve li immaginate a Natale, Alemanno con famiglia e Pino Rauti, a scambiarsi gli auguri.
Per “appartenenza” Gianni Alemnanno ha piazzato amici dei tempi che furono in molti posti chiave del comune di Roma. Ricordate la vicenda del già naziskin picchiatore Stefano Andrini, ingaggiato all’Ama Servizi? Oppure di Mirko Giannotta al Decoro Urbano, quel Giannotta figlio dell’ex segretario di Acca Larentia che come Decoro se ne andava in giro a inquisire i clochard con una maglietta Foro 753?
Ecco l’Espresso suli ultimi “acquisti” di Alemanno (nella foto quando era militante di estrema destra)
Roma, poltrone ai fascisti
di Emiliano Fittipaldi (Espresso)
Ex di Avanguardia Nazionale, esponenti di Terza Posizione, perfino naziskin vicini a Mokbel. Così Alemanno ha piazzato nei posti che contano della Capitale i suoi amici estremisti neri
(09 dicembre 2010)
Gianni Alemanno
Boia chi molla, gridava a fine anni Ottanta il giovane Gianni Alemanno, al tempo capo del Fronte della Gioventù e fedelissimo di Pino Rauti, leader dell’ala movimentista dell’Msi e futuro suocero.
Vent’anni dopo, nessuno può accusarlo di incoerenza: Gianni, diventato sindaco di Roma, non ha mollato nessuno. Non ha tradito, non ha lasciato per strada i vecchi camerati, nemmeno quelli finiti in galera per banda armata e atti terroristici, neppure i personaggi più discussi della galassia d’estrema destra protagonista degli anni di piombo. Anzi.
Nell’anno di grazia 2010 Roma è sempre più nera, con fascisti ed ex fascisti che spuntano dappertutto. Nei posti cardine dell’amministrazione comunale e nell’entourage ristretto del nuovo Dux, nell’assemblea capitolina e nelle società controllate dal Comune, passando per enti regionali e ministeri.
Vecchie conoscenze sono comparse anche nella parentopoli che ha investito l’Atac, dove lavorano – come ha scritto Ernesto Menicucci sul “Corriere” – l’ex Nar Francesco Bianco (in passato arrestato e processato per rapine e omicidi insieme ai fratelli Fioravanti, fu scarcerato per decorrenza dei termini) e l’ex di Terza posizione Gianluca Ponzio. Ponzio oggi è a capo del Servizio relazioni industriali della municipalizzata del Comune, negli anni Ottanta fu protagonista di arresti plurimi per rapina e possesso d’armi.
La sinistra ha gridato allo scandalo, ma i due sono sono solo la punta dell’iceberg di un gruppo di potere sempre più radicato in città, cementato dagli ideali e dall’antica appartenenza, da interessi (anche economici) e da relazioni amicali e familiari. La lista comprende ex militanti di Terza posizione e dei Nuclei armati rivoluzionari, uomini di Forza nuova, naziskin vicini alla cricca di Gennaro Mokbel, capi storici di Avanguardia nazionale, ultrà e combattenti delle battaglie degli anni Settanta e Ottanta. Battuto a sorpresa Francesco Rutelli, disintegrati i potentati di Forza Italia (già messi a dura prova durante la giunta regionale guidata da Francesco Storace) ora sono nella cabina di controllo e, nella nerissima capitale, comandano loro.
Uomini d’oro
I due personaggi più influenti dell’amministrazione non sono assessori, ma due amici del sindaco: Franco Panzironi e Riccardo Mancini. Del primo, a capo dell’Ama, si sa praticamente tutto. Meno noti, invece, sono i trascorsi dell’uomo che Alemanno ha voluto alla guida di Eur spa, società controllata dal Campidoglio e dal ministero dell’Economia che ha nel suo portafoglio immobili per centinaia di milioni. Mancini, classe 1958, ha finanziato la campagna elettorale del 2006 e ha fatto da tesoriere durante quella del 2008.
È un imprenditore di successo: erede di parte del patrimonio della famiglia Zanzi (energia e riscaldamento), ha comprato nel 2003 la Treerre, società di bonifiche e riciclaggio che fattura oltre 6 milioni di euro l’anno. Anche lui, che ha sempre vissuto all’Eur, è stato vicino ai camerati di Avanguardia nazionale: nel 1988 è stato processato – insieme ai leader del movimento Stefano Delle Chiaie e Adriano Tilgher, che oggi lavora in Regione con Teodoro Buontempo – e la Corte d’Assise lo condannò a un anno e nove mesi per violazione della legge sulle armi. Ora, dopo vent’anni, Alemanno gli ha dato le chiavi di un quartiere che conosce bene, quello del “mitico” bar Fungo, dove un tempo si ritrovavano quelli di Terza posizione, i ragazzi di Massimo Morsello e il gruppo di Giusva Fioravanti.
Una curiosità: un socio in affari di Mancini, Ugo Luini (amministratore della holding del gruppo, la Emis) è pure tra i consiglieri della fondazione del sindaco, Nuova Italia.
Mancini e Panzironi, ovviamente, si conoscono bene. A novembre il capo dell’Eur Spa ha assunto Dario, il figlio di Franco, già portaborse al Comune e ora funzionario con contratto a tempo indeterminato. La scelta ha fatto gridare allo scandalo il centrosinistra, ma sono altre le indiscrezioni che preoccupano Alemanno.
Mancini, l’uomo che dovrebbe gestire la Formula 1, è infatti amico di Massimo Carminati, tra i fondatori dei Nar e leader della sezione dell’Eur, simpatizzante di Avanguardia nazionale e sodale della Banda della Magliana: il personaggio del “Nero” del film “Romanzo Criminale” è ispirato alla sua storia. I due sono spesso insieme, tanto che qualcuno sospettava che l’ex estremista (incriminato per vari delitti efferati ma assolto – quasi sempre – da ogni accusa) fosse stato assunto dalla municipalizzata. «Una sciocchezza» chiosano a “L’espresso” gli uomini del sindaco «Mancini lo vede solo perché si conoscono da anni. Nessun rapporto di lavoro».