Continua il braccio di ferro a Brescia con Prefetto e Questore decisi a non trattare. Giovedì sera Annozero li ha mo0strati all’Italia. Intanto di fronte allo stallo con le istituzioni si manifestano tentativi di smarcamento, come gli appelli dei sindacati o quello del padre del senegalese Papa che secondo l’agenzia Apcom chiede al figlio di desistere. Qui di seguito la corrispondenza di Bresciaoggi dell’11.11.2010 e a seguire le altre notizie:
Brescia: ancora in aria per vivere
“Non molliamo” hanno detto i cinque immigrati dalla gru, dove da giorni sono arrampicati a 35 metri d’altezza, dopo che ieri nel primo pomeriggio uno di loro ha deciso di scendere. L’immigrato, che ha resistito ben undici giorni, pare sia stato accompagnato in questura non appena toccato il suolo di Piazzale Cesare Battisti a Brescia. Le condizioni di salute del giovane immigrato di origini indiane sembra non fossero affatto buone.
Il questore di Brescia, Vincenzo Montemagno, ha però chiarito che “l’immigrato sceso dalla gru è stato subito visitato. Le sue condizioni di salute sono più che buone”, ha aggiunto e ”l’immigrato é stato nutrito e ora si sta valutando la sua posizione”. Ma la protesta continua. Gli altri immigrati restano su.
Dopo i momenti critici di lunedì scorso quando la polizia ha cancellato il presidio a sostegno dei sei immigrati e distribuito manganellate, cariche ed arresti, la situazione è in una fase di stallo. Di fatto il presidio smantellato per ragioni di sicurezza, si è trasformato in una manifestazione permanente e si è spostato di una trentina di metri dalla gru, animandosi di numerose iniziative di solidarietà: dai cittadini, alle associazioni antirazziste, ai comitati è un spontanea e continua protesta.
Le notizie di queste ultime ore ci vengono dalla conferenza stampa indetta nel primo pomeriggio dalle associazioni che fino ad oggi hanno sostenuto la lotta degli immigrati. La richiesta è di una tregua di 48 ore per allentare la tensione e prendere in esame una serie di questioni – condizioni. Si chiede di allentare la presenza delle forze dell’ordine e ripristinare una normale circolazione della zona che da lunedì risulta “bonificata”.
Inoltre, si vorrebbe anche che i cinque lassù non rimanessero di fatto isolati, dato che non hanno più alcun modo di comunicare con il resto del mondo sotto di loro, se non gridando da 35 metri d’altezza. Per scongiurare qualsiasi “incidente”, anche dovuto a reazioni scomposte dei cinque, le altre richieste riguardano la sicurezza: niente più tentativi di posizionare le reti sotto la gru e dotare i cinque di imbragature di sicurezza. Gli ultimi tentativi di posizionare la rete avevano prodotto reazioni molto forti nei sei immigrati. Nella giornata di martedì si erano molto agitati temendo fosse il preludio ad un intervento di forza e alcuni di loro avevano percorso gran parte del braccio sospeso nel vuoto della gru, lanciando alcuni oggetti.
La paura è che le reazioni fuori controllo e il gelo di questo stallo porti a qualche epilogo tragico. Proprio ieri infatti il prefetto Livia Narcisa Brassesco Pace, dopo il nulla di fatto con sindacati e opposizione, ha dichiarato che “nessun tavolo di trattativa, nessun permesso di soggiorno sarà concesso fuori dalle leggi italiane”. E ha aggiunto, a sfregio di qualsiasi tentativo di sbloccare l’empasse “aspetteremo giorni, anche settimane”.
Si attende quindi che chi è salito, semplicemente scenda. Se da un lato si scongiura così l’ipotesi temuta in questi giorni di un tentativo di farli scendere con la forza, dall’altro sfuma ogni possibilità di gestione del problema, di trattativa e di mediazione. Intanto la zona è sostanzialmente blindata, mentre il tempo scorre e le condizioni dei cinque rimasti sulla gru si fanno ogni giorno più difficili, sia per lo stress che per la fatica fisica di una condizione molto dura, per il freddo e per il consumarsi di energie e lucidità. Lo smantellamento del presidio che fino a lunedì’ consentiva loro di ricevere assistenza dai loro compagni, amici o dai comuni cittadini presenti li ha lasciati senza speranza. Il cibo della polizia,anche se preparato dalla Caritas locale, non lo vogliono.
Di certo gli immigrati in lotta per il permesso di soggiorno, negato a causa del “trucchetto” dell’inserimento nell’ordinamento del reato di clandestinità e dai datori di lavoro dileguatisi nella notte, prima o poi scenderanno. Ma su quella gru rimangono sospesi i diritti negati a tanti e insieme a loro tramonta il futuro di un’altra Italia. Questa protesta evidenzia quanto questo paese abbia rinunciato a gestire politicamente e fino in fondo l’immigrazione. Intanto i riflettori restano accesi e stasera Brescia conoscerà le luci della ribalta del teatro di Santoro e di Annozero. C’è chi già spera che l’effetto tv possa dare una svolta alla situazione. Anche soltanto un filo di voce a questi lavoratori che qualcuno chiama clandestini.Bruna Brioni (Bresciaoggi)
Il senegalese Diaw Alboury si rivolge a figlio e chiede mediazione al Questore
Milano, 11 nov. (Apcom) – Alboury Diaw, padre del 21enne Papa Modou, il giovane senegalese che da 12 giorni, insieme con altri quattro cittadini stranieri, protesta su una gru nel centro di Brescia, lancia un appello al figlio affermando di non condividere la sua protesta e di essere “molto addolorato e preoccupato per il suo comportamento”. In un comunicato diffuso dalla polizia e firmato gli “Amici di Alboury”, si spiega che il genitore “ha chiesto aiuto a membri autorevoli della Comunità senegalese e degli altri immigrati ed al Questore di Brescia per una soluzione immediata della vicenda”. “Dopo i due tentativi dei giorni scorsi, infruttuosi a causa dell’intransigenza dei compagni sulla gru, il padre invita nuovamente il figlio e quanti hanno la possibilità di comunicare con lui, a scendere ed interrompere l’illegittima protesta” continua la nota, spiegando che Alboury Diaw “è convinto che solo attraverso il rispetto delle leggi del Paese ospitante ed il reciproco riconoscimento del ‘valore di persona’ si possa avviare un percorso di vera integrazione”. Nel primo pomeriggio di oggi l’uomo “è intenzionato a riprovare un contatto con il figlio e chiede aiuto a tutti coloro che gli vogliano bene”.
L’appello dei sindacati bresciani
Sempre ieri inoltre è stato lanciato un appello di CGIL, CISL, UìL, ACLI, ARCI, Diocesi di Brescia, per chiedere ai manifestanti della gru di via San Faustino di scendere e sostenere insieme alle istituzioni le ragioni del loro impegno per il riconoscimento di dignità e diritti così da individuare una soluzione nel rispetto della legalità.