Oggi corteo degli immigrati a Brescia. Da una settimana sei di loro conducono una strenua lotta in cima a una gru del cantiere della metropolitana, a 35 metri di altezza. Ecco dagli articoli della stampa locale il quadro delle posizioni e delle reazioni. Mi chiedo: perché Santoro non se ne è occupato ieri sera? Ecc ecc. per tutte le altre trasmissioni.
RESCIAOGGI, 5 NOVEMBRE 2010
I sei sulla gru: «Disposti a tutto, anche a buttarci»
di Irene Panighetti
«Grazie Fabio Rolfi, che a tuo modo stai aiutando questa lotta: più gesti di repressione fai, più aumenta la solidarietà dei bresciani nei confronti degli immigrati»: Umberto Gobbi, dell’associazione Diritti per tutti, chiude così il suo intervento nella conferenza stampa indetta per presentare il corteo di domani.
Gobbi parla nei locali dell’oratorio di San Faustino, messi a disposizione sabato scorso da don Armando Nolli come appoggio logistico ai presidianti sotto la gru, nei quali sono conservati i vestiti e le coperte fatti avere dai cittadini: «Essere ancora qui significa che non viene meno la solidarietà fattiva di chi magari ha preso le distanze dalle forme della protesta, ma non lascia soli gli immigrati». A questo proposito, don Nolli ha tenuto a precisare che «sostenere, come si è sostenuto in una conferenza stampa organizzata oltretutto senza alcuna autorizzazione nel locale, che la Curia è sostanzialmente solidale con i manifestanti, non risponde a verità. Si è voluto essere solidali con chi soffre, ma mai con chi dia anche appena l’impressione di portare avanti una lotta politica non priva di strumentalizzazioni, di cui pure noi ci sentiamo vittime».
Da registrare l’intervento di Valerio Prignachi, presidente di Brescia Mobilità: ha stimato in 25 mila euro il costo di ogni giorno di lavoro perso nel cantiere. «Sarebbe bello che si rivalessero sui migranti sulla gru, decurtando il loro stipendio fino alla pensione, perché questo significherebbe che hanno una busta paga, cioè un lavoro regolare, cioè un permesso di soggiorno», ribatte Manlio Vicini, legale di Diritti per tutti, che contrattacca: «Dai dati dell’anno scorso, quindi sicuramente sottostimati, mi risulta che Astaldi ha avanzato nei confronti del Comune richieste di aumento di spesa per 328 milioni di euro. I 25 mila euro sono quindi una goccia nel mare». Quanto invece al danno ai lavoratori del cantiere, Vicini sostiene che si tratti di una falsità, perché questi operai «sono stati trasferiti in altri cantieri del Metrobus».
Diritti per tutti rigetta al mittente le accuse di manovrare la protesta e rilancia il corteo di domani, al quale Driss Ennya del Coordinamento migranti della Cgil invita «tutti i partiti a partecipare con le loro bandiere». I rappresentanti delle comunità immigrate ribadiscono il loro impegno nell’organizzazione del corteo di sabato, concretizzato nei volantinaggi di questi giorni in tutta la provincia, dai luoghi di lavoro a quelli di ritrovo, dalle associazioni sportive a quelle religiose, che si sommano agli inviti mandati alle comunità di altre città: «Ci aspettiamo però anche tanti bresciani», afferma Noureddine, della comunità marocchina, e il conterraneo Mustapha aggiunge: «Vorrei che tutti capissero che cosa significa avere un permesso di soggiorno: semplicemente poter vivere; siamo in Italia da anni, lavoriamo, anche se in nero, ci sentiamo integrati, meritiamo la dignità, il diritto a farci una vita». Quanto ai sei immigrati, hanno fatto sapere che non scenderanno dalla gru finché non saranno arrivate «risposte sicure e garanzie. Altrimenti possiamo fare molto di più – garantisce Makam Ba, senegalese -: non stiamo giocando, siamo pronti ad andare fino in fondo». Concetti ribaditi dall’alto: sono le 17 quando Jimi, l’egiziano del sestetto, si affaccia parlando in un megafono: «Incontro al ministero, autorizzazione per un presidio permanente e garanzie per noi sei. Senza queste risposte non scendiamo, e se la polizia tenterà di salire, siamo pronti a buttarci».
Anche l’Idv torna a esprimersi dopo l’interrogazione parlamentare presentata giorni fa: in una lettera indirizzata al prefetto chiede di«autorizzare subito un presidio che non crei rischi per la sicurezza, nonché di garantire la pronta instaurazione di un tavolo sulla regolarizzazione degli operai». Proposte che saranno discusse stasera, alle 20.30, nella Casa delle associazioni di via Cimabue 16, con il senatore dell’Idv Gianpiero De Toni e il responsabile Lavoro dell’Italia dei valori Maurizio Zipponi, rappresentanti della Cgil e padre Toffari.
BRESCIAOGGI, 5 NOVEMBRE 2010
Pd: «Lega, parole rozze soltanto a fini elettorali»
di Francesco Dolfo
È dura la replica del Partito Democratico bresciano alla dichiarazione del vicesindaco Fabio Rolfi riguardo alla questione degli immigrati arroccati sulla gru («Ci restino senza acqua e cibo», ha detto giovedì). «Chiedere che i sei migranti sospesi sulla gru vengano lasciati soli , senza viveri, – controbatte il parlamentare del Pd Pierangelo Ferrari – è segno di una rozzezza che non ha niente a che vedere con la cultura e con le tradizioni della nostra gente. Quella cultura fatta di buonsenso e di umanità, che ha mosso i passi della Curia e dei sindacati, della medesima Questura e del nostro partito, alla ricerca di una via d’uscita che tuteli, nello stesso tempo, la legalità e i diritti». Le esternazioni di Rolfi, secondo il Partito Democratico, non solo non fanno altro che gettare benzina sul fuoco, ma anzi cercano intenzionalmente di fomentare l’ostilità. «Alla Lega – continua Ferrari – non interessa affrontare il problema con senso di responsabilità: il loro unico scopo è alimentare paure e allarme sociale, perché in quel clima confidano di ricavarne vantaggi elettorali».
Anche Giovanna Benini, responsabile gruppo di lavoro Pd provinciale «Immigrazione – Integrazione – Cittadinanza», critica l’atteggiamento del vicesindaco:«È inammissibile una presa di posizione di quel tipo – sostiene -. In qualità di amministratore Rolfi ha il dovere di sedersi ad un tavolo per discutere le istanze dei manifestanti». Il rimedio ai rancori e all’ostilità può essere solo quello della buona politica basata sulla dignità e sul rispetto per tutti. Una politica che invece di etichettare l’immigrazione come un problema da accantonare, cerca di relazionarsi con essa, inquadrandola come una realtà da governare.
Tempestivo dunque l’imminente convegno «I Comuni bresciani per l’integrazione, persone diverse, una sola cittadinanza», che si terrà domani dalle 14.30 nella sala civica «Italo Calvino» di via Leonardo da Vinci a Rezzato. Una giornata di relazioni e contributi aperta a sindaci, amministratori e a gruppi di volontariato. L’intento è individuare pratiche di buon governo nei comuni dove il Pd ha la maggioranza ed essere inoltre stimolo nei comuni in cui è all’opposizione. Tra i relatori, Pietro Bisinella, segretario provinciale del Pd, Claudio Donneschi e Giuseppe Orizio, rispettivamente vicesindaco di Rezzato e sindaco di Castegnato, che dibatteranno sul tema «Esperienze amministrative per una comunità accogliente». A conclusione dell’iniziativa si terrà lo spettacolo «Gli invisibili», monologo teatrale con Mohammed Ba, regista e attore senegalese, nonché mediatore culturale che parla meneghino come fosse nato sui Navigli e che l’anno scorso è stato vittima in viale Certosa di un’aggressione razzista. Il suo recital racconta l’incontro sulla spiaggia di due cittadini africani che cercano di sopravvivere agli incubi della povertà, sognando una vita migliore dall’altra parte della barriera. Proprio come sognavano i manifestanti sulla gru prima di arrivare in Italia.
La protesta della gru riaccende la piazza
di Daniela Zorat
La protesta degli immigrati contro la «sanatoria truffa» resiste un altro giorno ancora sulla gru del cantiere metrobus di San Faustino. E intanto – mentre attorno alla vicenda la politica bresciana alza i toni del confronto – la città guarda anche con qualche preoccupazione al corteo di domani promosso da realtà antagoniste e associazioni di stranieri. «Siamo pronti a star qui un anno. Abbiamo la forza e il coraggio» annuncia Jimi dall’alto di quei 35 metri dove sta vivendo da sabato scorso la sua protesta assieme ad altri cinque immigrati (Arun, Rachid, Sajad, Singh e Abu). Proprio per «sostenere la loro lotta» le associazioni degli immigrati hanno organizzato per domani pomeriggio una manifestazione che i promotori annunciano pacifica. «Ma – aggiunge un immigrato – se sarà usata cattiveria e violenza nei nostri confronti, noi stavolta la restituiremo».
Ieri intanto una bocciatura secca delle dichiarazioni del vicesindaco leghista Fabio Rolfi («Lasciamoli sulla gru senza cibo né acqua. Noi siamo pronti a portare in piazza i bresciani onesti») è giunta dalle fila del Partito democratico. Il segretario provinciale Bisinella e il collega cittadino De Martin sottolineano che «manifestazione e contromanifestazioni non servono a creare le condizioni per un dialogo autentico. Il gioco della Lega in questa vicenda è fin troppo scoperto: è il tentativo di alzare sempre più il tiro per cercare lo scontro. Una posizione incosciente, che forse paga in termini elettorali ma che dimostra l’incompetenza e la mancanza di intelligenza necessarie oggi a stabilire un clima sereno nella nostra città». Da parte sua il parlamentare pd Pierangelo Ferrari sottolinea inoltre la necessità di «una via che tuteli nello stesso tempo la legalità e i diritti» e definisce «segno di rozzezza che non ha niente a che vedere con la cultura di buonsenso e di umanità della nostra gente» il chiedere che i migranti sulla gru siano lasciati senza cibo né acqua.
Sul tema interviene con una nota anche il senatore dell’Idv Giampiero De Toni. «Non è possibile lasciare che la drammatica protesta degli operai prosegua oltre, ho chiesto a Prefetto e Ministero dell’interno di intervenire. Regolarizzare la gente onesta rappresenta non solo un dovere civile ma anche un elemento di coesione sociale». Poi l’iniziativa, con una assemblea per le 20.30 di stasera alla Casa delle associazioni di via Cimabue «per deliberare una soluzione immediata e definitiva alla vicenda».
A rimbalzare nel confronto di queste ore anche il tema dei costi legati al blocco del cantiere metrobus di San Faustino. Al presidente di Brescia Mobilità, Valerio Prignachi – che ai microfoni di Teletutto dichiara che i danni per «l’interruzione straordinaria delle attività nel cantiere metrobus possono attestarsi sui 25mila euro al giorno» – l’avvocato Manlio Vicini dell’associazione Diritti per tutti ricorda che «Ansaldi ha avanzato verso il Comune di Brescia riserve per maggiori costi dovuti ad intoppi realizzati in corso d’opera pari a 328 milioni di euro. Se un danno c’è e ha dei responsabili, questi sono solo coloro che hanno costretto gli immigrati a salire là sopra per essere ascoltati».
GIORNALE DI BRESCIA, 5 NOVEMBRE 2010
Diritti per tutti: costretti a salire là in alto per farsi sentire
Quella di domani «sarà molto partecipata – annunciano i promotori del corteo a sostegno della protesta degli immigrati -. Accanto agli stranieri ci saranno anche i tanti bresciani che in questi giorni stanno mostrando grande solidarietà nei confronti della protesta». In una stanza della parrocchia di San Faustino, in via della Rocca, Umberto Gobbi dell’associazione Diritti per tutti, mostra infatti abiti e coperte raccolti non solo per i sei sulla gru, ma anche per le 70-100 persone, che tra quelle mura trovano riparo per la notte, dopo lo smantellamento del presidio permanente di via Lupi di Toscana. Qualcuno, come «Mimmo», egiziano di 27 anni, preferisce dormire in auto in via Porta Pile, «per tenere sotto controllo il cantiere e tutti i movimenti delle forze dell’ordine. Ho lasciato il lavoro come saldatore per stare qui 24 ore su 24. Questa lotta è la nostra unica possibilità, se non arriva il permesso loro staranno lassù, la loro vita ora è là». Lo conferma anche un rappresentante della comunità pakistana al presidio: «Questa battaglia è la nostra vita, e perdere questa lotta significa perdere la nostra vita. Andremo avanti fino a che non avremo una risposta positiva». E ancora «Non possiamo perdere la nostra speranza di vita qui. In Italia abbiamo imparato cosa significano parole come democrazia e accoglienza, abbiamo ricevuto tanta solidarietà». «La protesta – hanno poi sostenuto nel corso di una conferenza stampa Gobbi e Vicini di Diritti per tutti – è gestita direttamente dalle comunità di immigrati in lotta, noi non stiamo strumentalizzando o telecomandando nessuno. Li appoggiamo perché questi immigrati sono stati truffati. È stata la giunta a chiudere gli spazi di dialogo e a costringere i migranti ad assumere iniziative di lotta più dure. Sono stati al presidio in via Lupi di Toscana per oltre un mese e nessuno li ha ascoltati. Sono stati costretti a salire sulla gru per far sentire la loro voce».
GIORNALE DI BRESCIA, 5 NOVEMBRE 2010
Don Nolli: «Solidali con chi soffre, mai con chi vuole strumentalizzare»
La parrocchia ha offerto un suo locale agli immigrati – e preciso agli immigrati – per ragioni umanitarie, per ripararli dalla pioggia e soprattutto per offrire loro un luogo di ragionamento e di pensiero che potesse favorire una soluzione alla drammatica situazione che si era venuta a creare sabato sera». È la dichiarazione ferma di don Armando Nolli, prevosto di San Faustino, dopo aver saputo che gli organizzatori della manifestazione di sabato hanno tenuto una conferenza stampa nelle stanze messe a disposizione per gli stranieri rimasti senza un riparo dopo lo smantellamento del presidio di via Lupi di Toscana. Una conferenza «tenuta proprio in questi locali – aveva sostenuto Umberto Gobbi dell’associazione “Diritti per tutti” nel presentare la manifestazione – per dimostrare che la solidarietà verso la protesta è allargata anche a quelle componenti che pur dissentendo dai metodi non hanno fatto mancare la loro solidarietà concreta».
Proprio a tal proposito don Nolli continua: «Sostenere, come si è sostenuto in una conferenza stampa organizzata oltretutto senza alcuna autorizzazione nello stesso locale che, per questo, la Curia è sostanzialmente solidale con i manifestanti non risponde a verità. Innanzitutto perché la Parrocchia non è la Curia e in secondo luogo perché si è voluto essere solidali con chi soffre, ma mai con chi dia anche appena l’impressione di portare avanti una lotta politica non priva di strumentalizzazioni. Strumentalizzazioni di cui anche noi ci sentiamo vittime».
GIORNALE DI BRESCIA, 5 NOVEMBRE 2010
[Lettera al direttore] Immigrati sulla gru/1
L’indifferenza ed il silenzio della politica
di Claudio Buizza
Per oltre trenta giorni ho osservato il presidio di immigrati nei giardini di via dei Mille, davanti all’ingresso della Randaccio. Era inevitabile vederli poiché si trovano lungo il mio percorso casa lavoro. Domenica, volendo raggiungere piazza Loggia da via San Faustino, ho potuto vedere gli immigrati saliti sulla gru per protestare, ed ai piedi della gru un piccolo gruppo di immigrati che li sosteneva con slogan. Poco più tardi sono entrato in un negozio. Una commessa si rivolgeva animosamente ad un cliente e, pur senza avere esatta cognizione di quanto stava accadendo, ha apostrofato gli immigrati e le loro azioni con vero astio. Una commessa che evidentemente è parte del moderno proletariato, solo con qualche sicurezza in più degli immigrati che protestano, i quali nel suo immaginario rappresentano al tempo stesso una minaccia ed approfittatori di non si sa che cosa. Altro che proletari di tutto il mondo unitevi!
Non ho una precisa opinione sul merito della protesta e delle richieste, mi pare una cosa complicata. Dubito però fortemente che si tratti di furbetti, alla ricerca di qualche privilegio o delinquenti o potenziali delinquenti. Per ciò che vedevo ogni giorno mi parevano persone alquanto miti. Non credo che chi già delinque o abbia intenzione di farlo sopporti tanti giorni passati al freddo e alla pioggia. Né che si arrampichi su una gru (rimanendo di giorno e di notte al freddo senza cibo e senza dormire) per spirito di esibizionismo. Né so se siano in grado di pretendere o rivendicare qualcosa per cui possano vantare un diritto. Mi pare d’aver capito che non è così.
Penso però che queste persone e coloro che rappresentano (mi dicono un migliaio nella provincia di Brescia) meritino qualcosa di più della indifferenza generale in cui si è svolta la loro protesta. È invece impressionante il silenzio della politica (salvo qualche eccezione che non voglio citare di proposito) e delle istituzioni bresciane.
È evidente che il tema è di quelli che scottano, il solo fatto di affrontarlo è motivo di preoccupazione per la (temuta) perdita certa di consensi elettorali. Ma tutti coloro che invocano il senso di responsabilità, che si richiamano ai valori fondanti della repubblica italiana, che evocano un giorno sì e l’altro pure gli statisti del passato, che si richiamano ogni giorno alle radici cristiane, come fanno e come possono rimanere indifferenti? Non dire nulla. Non occuparsene. Ammettiamo pure che queste persone non possano vantare diritti certi e riconosciuti, le istituzioni non dovrebbero avviare percorsi di dialogo? Qualche tentativo di trovare una soluzione a questo problema. Farsene carico insomma. O qualcuno pensa sia giusto non occuparsene?
Mi pare che almeno alcune di queste persone fino ad un po’ di tempo fa avessero un lavoro, e non abbiano mai avuto noie con la giustizia. È possibile che nessuna voce si levi per sollecitare che almeno il problema venga affrontato? O si preferisce che queste persone si collochino definitivamente in una condizione di clandestinità? Allora sì con la prospettiva concreta di incontrare la criminalità? Quello che mi pare sia mancato fino ad oggi è il ruolo della politica. Quella politica capace di affrontare anche i nodi più spinosi, capace di fornire chiavi di lettura della realtà, di formulare possibili soluzioni. Insomma quella politica che si fa carico dei problemi, che è il contrario della politica che nasconde i problemi scomodi. Solo alcuni sacerdoti hanno avuto l’ardore e l’ardire di stare vicini a questi immigrati e ciò ha reso tanto più appariscente il vuoto lasciato dalla politica senza coraggio, senza speranza che gestisce mediocremente solo le realtà comode. Impegnata in una successione infinita di conferenze stampa che annunciano di solito piccole cose che raramente si realizzano. Troppo poco per una città come Brescia che nel passato ha saputo gestire con lungimiranza anche i processi di trasformazione più difficili. Con lungimiranza e senza demagogia assicurando quella coesione sociale di cui oggi c’è gran bisogno.
GIORNALE DI BRESCIA, 5 NOVEMBRE 2010
[Lettera al direttore] Immigrati sulla gru/2
«Un governo senza etica dell’accoglienza»
di Donatella Albini[1]
Ho coltivato la speranza che quello che è accaduto sabato nel cuore della mia città non potesse accadere, nonostante i tanti segnali nei mesi e nei giorni passati portassero con tragica inevitabilità agli eventi che conosciamo. Compito di chi governa dovrebbe essere quello di scoraggiare e impedire lo sviluppo della tendenza all’esclusione e al razzismo per motivi politico-ideologici e per ragioni attinenti al disagio sociale, alla povertà, alla paura, idee infelici, che fanno ripiegare la nostra città su se stessa, la isolano, tradendo quel valore fondamentale, costitutivo dello stato democratico, per cui la dignità di ogni persona non può essere oggetto di pregiudizio e discriminazione, anche se è sicuramente più facile incitare alla diffidenza e all’odio verso lo straniero, che promuovere il rispetto e l’integrazione.
Se spetta alla giustizia dare una risposta ferma ai reati, indipendentemente dall’origine, dalla religione e dai ruoli istituzionali, spetta agli organismi democratici intervenire con la ragione, il coraggio, l’onestà d’intenti e la tenerezza. È difficile, ci vuole tempo, ci vuole umanità e severità, ci vuole qualcuno che non pensi solo a portare a casa il risultato, perché i diritti umani non vadano bene solo finché non costano.
Bisogna sapersi calare nei panni degli altri, capirne e condividerne le emozioni, sentirne, quasi sulla propria pelle e nel proprio cuore, le gioie e le sofferenze, anche se gli altri sono persone molto, molto lontane da noi.
Stiamo parlando di diritti, di universalità dei diritti, che nell’esperienza politica di governo della nostra città non trovano spazio, tenacemente circoscritta com’è nell’asfittica cornice della politica italiana, dentro un ripiegamento autoritario e razzista che mina le stesse basi della coesistenza.
Hanno portato la nostra città ad essere insicura di sé, incattivita, indifesa, incapace di alzare lo sguardo sul futuro, spazzando via nella loro assoluta incultura politica l’etica dell’ospitalità, l’etica dell’accoglienza, l’etica della comunità, della sicurezza, dell’ordine civile, dell’integrazione.
Ignoranza democratica, opportunismo, culto del tornaconto personale hanno dato legittimità al governo di questa nostra città in cui si pratica la prepotenza e l’aggressione dei tanti contro i pochi, degli armati contro i disarmati, dei forti contro i deboli, sotto la cappa plumbea dell’assoluta mancanza di cultura e dunque di speranza.
Non è certo con Paroli, o Berlusconi, che la libertà è stata separata dal lavoro e dal sociale e poiché lì sta il nodo della civiltà e della democrazia, sta a chi ha a cuore la giustizia, la liberazione da vecchie e nuove povertà ritrovare quel nesso, col coraggio e la determinazione di chi prima del voto ci mette il volto.
[1] Capogruppo in Loggia del Gruppo “La Sinistra L’Arcobaleno”.