Dopo cinque giorni di sciopero della fame la collaboratrice del Corriere Paola Caruso ha interrotto il suio gesto di protesta per essere stata scavalcata, dopo sette anni di precariato, da un neodiplomato della scuola di giornalismo. Paola Caruso ha detto:
“Sciopero della fame, quinto giorno. Fine. Oggi interrompo la protesta. Quello che ho potuto fare l’ho fatto. Ho raggiunto il mio obiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica, almeno per quanto riguarda la Rete e gli organi legati all’editoria. Anche se la maggior parte della stampa tradizionale mi ha ignorata, nonostante i lanci di agenzia. Chissà perché?
Adesso è arrivato il momento di andare avanti con altri mezzi e strategie diverse per far discutere di precariato. Bisogna portare a casa risultati. Come? Rivoluzionare il sistema mi pare arduo, ma si può tentare di cambiare le regole, di dare più serenità ai precari, di garantire a tutti un lavoro dal valore monetario adeguato e sufficiente a pagare affitto e mantenimento, senza l’aiuto della famiglia.
Purtroppo precarietà non significa flessibilità. All’estero un lavoratore flessibile ha uno stipendio superiore a quello di un dipendente a contratto a tempo indeterminato, almeno per quello che ne so. Questo permette ai flessibili di tutelarsi a proprie spese, non potendo usufruire delle tutele aziendali”.
Sulla protesta della collega il Coordinamento nazionale giornalisti disoccupati e precari aveva emesso questo comunicato:
“Cinque giorni di sciopero della fame e della sete: il Coordinamento nazionale giornalisti disoccupati e precari esprime solidarietà piena e incondizionata nei confronti della collega Paola Caruso, la quale, dopo 7 anni di lavoro come precaria per il Corriere della Sera è stata scavalcata da un “pivello della scuola di giornalismo” assunto al suo posto.
Sul suo sito http://paolacars.tumblr.com Paola Caruso scrive: “Da 7 anni lavoro per il Corriere e dal 2007 sono una co.co.co. annuale con una busta paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore. La scorsa settimana un giornalista ha dato le dimissioni e si è liberato un posto. Ho pensato: ‘Ecco la mia occasione’. Neanche per sogno. Il posto e’ andato a un pivello della scuola di giornalismo. Uno che forse non è neanche giornalista, ma passa i miei pezzi”.
Di fronte alle affermazioni del direttore del Corsera, Ferruccio De Bortoli – il quale ha dichiarato all’Ansa di non aver “mai ricevuto dalla collega Paola Caruso la richiesta di un colloquio. Se lo farà, la riceverò volentieri, come faccio con tutti. Prego la collega Caruso di smettere lo sciopero della fame e di ritrovare serenità e misura” -, il Coordinamento nazionale giornalisti disoccupati e precari auspica che De Bortoli provveda subito a stipulare un regolare contratto di lavoro giornalistico a tempo pieno e indeterminato con Paola Caruso, certi che così la collega ritroverà “serenità e misura”.
Il Coordinamento nazionale giornalisti disoccupati e precari infine coglie l’occasione per stigmatizzare, ancora una volta, la violazione della legge sull’ordinamento della professione giornalistica laddove vengono ammessi all’esame di Stato per l’esercizio della professione gli allievi dei corsi di giornalismo riconosciuti dall’Ordine. Tale violazione – è ormai da anni sotto gli occhi di tutti – ha falsato le regole del mercato del lavoro giornalistico in Italia, generando disoccupazione e precariato.
Il Coordinamento nazionale giornalisti disoccupati e precari auspica quindi un immediato ritorno al rispetto dell’articolo 34 della legge 69 del 1963 – vale a dire che ad ogni praticante corrisponda un contrattualizzato e non uno pseudo giornalista delle testate all’uopo fondate dalle scuole – e l’individuazione dei responsabili di quello che appare un vero e proprio abuso di potere da parte dell’Ordine dei giornalisti”.
Coordinamento nazionale giornalisti disoccupati e precari