Strage di Brescia. Le tappe di una disastrata inchiesta giudiziaria, quella in cui è stato assolto perfino un cadavere…
2 giugno del ’79: la Corte d’assise di Brescia condanna all’ergastolo Ermanno Buzzi e a 10 anni Angelino Papa, assoluzioni e condanne per reati minori per altri 16 inquisiti dal Francesco Trovato e dal giudice istruttore Domenico Vino
18 aprile 1981: Buzzi viene strangolato dai fascisti Mario Tuti e Pierluigi Concutelli (nella foto d’apertura) nel supercarcere di Novara. “Abbiamo ucciso un pederasta”, il sospetto è temessero sue dichiarazioni nell’imminente processo d’appello.
2 marzo 1982: la Corte d’assise d’appello di Brescia assolve tutti gli imputati compreso Angelino Papa. Nelle motivazioni Buzzi diventa “un cadavere da assolvere”.
30 novembre 1984: La Cassazione annulla la sentenza di appello e dispone un nuovo processo per Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici.
23 marzo 1984: Il pm Michele Besson e il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi aprono la cosidetta ‘inchiesta bis’. Imputati i neofascisti Cesare Ferri, il fotomodello Alessandro Stepanoff e Sergio Latini. L’inchiesta si avvale di dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui Angelo Izzo.
20 aprile 1985: la Corte d’assise d’appello di Venezia assolve tutti gli imputati del primo processo bresciano.
23 maggio 1987: a Brescia assolti per insufficienza di prove Ferri, Latini e Stepanoff. Ferri e Latini sono assolti anche dall’omicidio di Buzzi che, secondo i pentiti, avrebbero fatto uccidere perché non parlasse.
25 settembre 1987: la Cassazione conferma la sentenza di assoluzione dei giudici della Corte d’appello di Venezia e pone fine alla prima inchiesta sulla strage.
10 marzo 1989: la Corte d’assise d’appello di Brescia assolve Ferri, Stepanoff e Latini.
13 novembre 1989: la prima sezione della Corte di Cassazione (presidente Corrado Carnevale) conferma le assoluzioni di Ferri, Stepanoff e Latini.
23 maggio 1993: il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi proscioglie gli ultimi imputati dell’inchiesta bis. Nello stesso anno comincia la terza inchiesta, sfociata nel processo di oggi.
16 novembre 2010: I giudici della Corte d’assise di Brescia assolvono tutti i cinque imputati (Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti. L’assoluzione è intervenuta in base all’articolo 530 comma 2 (insufficienza di prove). Revocata la misura cautelare nei confronti di Delfo Zorzi che vive in Giappone.