Il deputato socialdemocratico romeno Cristian Rizea , responsabile per i rapporti con i romeni all’estero, ha scritto ieri una lettera aperta a Silvio Berlusconi a nome del figlio di tre anni di Maricica Hahaianu.
Intanto l’eurodeputata Elena Basescu (Gruppo Popolari europei), la figlia del capo dello stato, ha cominciato ieri un suo discorso al Parlamento europeo con un messaggio di cordoglio ai familiari di Maricica.
Ma sono le parole di Rizea a mettere il dito nella piaga, proprio mentre si assiste a Roma a una miserabile pantomima da “coatti del muretto” messa in atto dagli amici del gioovane arrestato, con argomenti tra i più miserabili che si possano ipotizzare (“lei se l’è cercata…”, “la rumena ha alzato per prima le mani…”, “lui le ha dato solo un ceffone…”).
«Non posso credere, Signor primo ministro che, nell’anno di grazia 2010, l’omicidio e il fatto che un bimbo di tre anni è rimasto orfano contino meno dell’origine etnica della donna uccisa – ha scritto Rizea dunque a Berlusconi – Può essere mai che ‘il crimine’ di essere romeno sia più grave dell’omicidio?». Rizea sostiene che «il dubbio sull’andamento corretto dell’inchiesta ha trovato posto nella mente di 22 milioni di romeni e di milioni di italiani».
«Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha precisato che l’aggressione non ha avuto carattere razzista», però, «i fatti successivi indicano che alcuni hanno ritenuto la nazionalità della vittima e quella dell’aggressore più importanti della tragedia in sé».
Rizea denuncia che Alessio Burtone è stato all’inizio agli arresti domiciliari e non in carcere e chiede a Berlusconi di impegnarsi per «ridare alla gente la fiducia nella giustizia», affinchè il bimbo orfano a tre anni possa vivere in un mondo migliore.
Venerdì alle 18 intanto Sant’Egidio promuive una preghiera all’Anagnina, contro la violenzxa e contreo l’indifferenza. La preghiera ecumenica, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio nel luogo dove è stata colpita Maricica Hahaianu, sarà presieduta da don Gino Bolchini, parroco di San Gaudenzio, e da padre Augustin Georghiu della Chiesa Ortodossa di Romania.
“Dinanzi all’uso frequente della violenza tra i giovani e all’indifferenza di chi facilmente passa oltre una persona ferita, in evidente difficoltà – dice Sant’Egidio -, occorre disarmare non solo dalla violenza ma anche dall’indifferenza e costruire insieme una città senza violenza e indifferenza. In questi giorni alla stazione Anagnina si è svolto un pellegrinaggio silenzioso di molti, immigrati ed italiani, per pregare nel luogo in cui Maricica Hahaianu è caduta. Alla fine della preghiera sarà piantato un olivo, come segno della volontà di far crescere un clima di non violenza e di solidarietà nella città di Roma”.