Mobbing. Una dirigente del Comune di Roma racconta le sue pene da mobbizzata, Succede in “Mobbing, storia di una donna che non si arrende”, di Caterina Ferraro Pelle, edito da Memori, presentato oggi (martedì 26 ottobfre) con Bia Sarasini, Teresa Dattilo, Costanza Fanelli e per le letture Alessandra Vanzi.
Una storia di ritratti spietati, con dirigenti mediocri, analfabeti e arroganti, contro una povera dirigente che cerca in principio di far rispettare le regole. Tutto succede sotto la reggenza Veltroni, s’intuisce dagli anni che iniziano dal 2002 e arrivano ad oggi, prolungandosi sotto la reggenza Alemanno.
“Io a tutt’oggi certifico solo la mia presenza, non lavoro”, spiega l’autrice che ha preso le mosse dagli uffici dell’urbanistica per finire sballottata da un ufficio periferico all’altro, spesso finendo in rispostigli senza computer e con telefoni muti da cui si fa vivo solo il dirigente apicale dei turno per sbraitarti contro contumelie varie.
Possibile? Possibile, certo, il mobbing non è un vizietto sociale e le donne sono tra le più colpite. Nel caso dell’architetto Ferraro Pelle è bastato opporsi a una serie di pratiche illegali per finire subito nel cono d’ombra ed essere ribattezzata nevrotica, matta, inaffidabile. “Ho scoperto – dice – che avevano falsificato degli atti firmati da me, colleghi che me l’hanno giurata…”. Ecco l’inizio di un’odissea che si è poi trascinata per tribunali, reintegri nel servizio, successivi trasferimenti, colloqui penosi con dirigenti di turno, parcheggio a non far nulla, malattie, impoverimento (per coprire le spese legali).
Ora il coraggio di raccontare questa lunga odissea. Mancano i nomi, però le figure – dicono – sono più che riconoscibili. Un fatto è certo: nella pubblica amministrazione il mobbing impazza.