Vincenzo Crocitti, 61 anni. Attore. Con un esordio strepitoso, grazie a Monicelli, in “Un borghese piccolo piccolo”. Era lui il figlio amatissimo che, ucciso da una pallottola vagante durante una rapina, faceva diventare il babbo Alberto Sordi un borghese piccolo piccolo, pronto a qualsiasi orrore, un canaro ante litteram (il fattaccio è diu undici anni dopo).
Pensate che grande intuizione del ventre molle del paese, grazie a Vincenzo Cerami (lo scrittore) e anche grazie a lui, Crocitti, il ragionierino che senza arte né parte si sacrificava involontariamente per questo paese sempre più imbarbarito.
A Cannes, quell’anno (il 1977), la giuria presieduta da Robertto Rossellini incoronò poi “Padre padrone” dei fratelli Taviani. Mah.
Snobbato Monicelli, snobbato anche Scola con “Una giornata partticolare”. Era un festival davvero ricco quello lì: con La merlettaia (Goretta), Tre donne (Altman), I duellanti (Ridley Scott), Questa terra è la mia terra (Hashby)…
A Cannes, sulla Croisette, sbarcò anche Crocitti. Messaggero oggettivo di orrore, quello che stava gocciolando dentro il paese. Bravo Crocitti.