Alfonso Podlech conclude la sua nuova dichiarazione spontanea con un ennesimo gesto miserabile, contestando la nazionalità italiana di Omar Venturelli.
Udienza con molta tensione, stamani, per il processo che si celebra in I Corte d’Assise a Roma per il “desaparecido” Omar Venturelli.
Accanto al Pm Giancarlo Capaldo siede Maria Paz Venturelli, la figlia della vittima.
Sul banco vicino c’è Alfonso Podlech, il “fiscal” accusato di aver ucciso e fatto scomparire suo padre Omar.
Ma è il nuovo testimone venuto da Santiago a ricordare che cosa è successo allora nel sud del Cile, a Temuco. Herman Carrasco Paul, professore di liceo, comunista, ricorda i metodi di tortura subiti dai militari di çPinochet: l’immersione in secchi d’acqua putrida con escrementi, il corpo bagnato per trasmettere meglio le scariche elettriche, gli elettrodi messi sui genitali, nell’ano, su petto, bocca, orecchie, caviglie, il tentativo ignobile di prestarsi a rapporti sessuiali tra prigionieri, infine la tortura con le scosse elettriche. Un trattamento subito due volte al giorno.
Una volta però a Herman il cappuccio che gli avevano messo in testa si è sollevato a causa di una scarica elettrica più forte. Il gtempo di scopritre chi gli stava dsavanti, iu torturatori. Tra loro c’era Alfonso Podlech, affiancato da Nelson Ubilla Toledo capo dell’intelligencia, Orlando Moreno, Jaime Garcia.
E’ molto preciso e dettagliato il ricordo della vittima. Che poi riferisce anche dell’esecuzione di sei capi comunisti, eliminati fisicamente attraverso una messinscena con l’accusa falsa di aver assaltato la polveriera interna della caserma. E Carrasco ne ricorda i nomi, ultimo risarcimnento alla loro memoria: Alberto Florentino Molina Ruiz di 43 anni, Juan Antonio Chavez Rivas di 26, Victor Hugo Valenzuela Velasquez di 18, Juan Carlos Ruiz Mansillo di 22, Pedro Juan Mardiones Cofré di 22, Amador Montero Mosquera di 22, Juan Aillanir Huenchual di 52.
Come reagisce l’accusato? Dice di non essere stato lì quel giorno, poi spiega di aver sempre trtattato con rispetto i campesino (Carrasco aveva riferito che nei suoi sopralluoghi in carcere Podlech era particolarmente arrogante e duro nei confronti dei contadini mapuche), infine ritenta la carta della non italianità di Venturelli. Una carta logora, perché senza una rinuncia esplicita nessun figlio di emigranti ha mai perso la cittadinanza italiana.
Il processo proseguirà il 21 e il 22 luglio. Si ascolteranno il 21 gli ultimi testi d’accusa, poi dal 22 quelli per Podlech, che resta intanto in carcere perché il reato contestato di strage rinvia al prossimo anno la scadenza dei termini di carcerazione preventiva.
Intanto la lettera di Maria Paz Venturelli al Papa, contro l’indulto anche per i torturatori, è arrivata in tutta l’America Latina. A trasmetterla ha provveduto l’Agence France Presse.
Qui di seguito il dispaccio dell’Afp:
Papa-Chile-Italia-DDHH
Familiar de desaparecido ítalo-chileno escribe al Papa contra indulto
ROMA, 17 Jun 2010 (AFP) – La hija del ítalo-chileno Omar Venturelli, por cuya desaparición durante la dictadura militar chilena (1973-1990) está siendo juzgado en Roma el ex fiscal militar chileno Alfonso Podlech, divulgó este jueves una carta al pontífice contra la propuesta de indulto lanzado por la Iglesia.
“Si el indulto jubilar terminar por conceder la gracia a tantos carnífices, significa que la fiesta por el bicentenario de la democracia en Chile será una fiesta macabra para todos aquellos que han sufrido la violencia y no han obtenido justicia, aún en Roma”, escribió María Paz Venturelli al papa Benedicto XVI.
La misiva fue divulgada a la prensa acreditada en el Vaticano la víspera de la nueva audiencia en el tribunal romano contra Podlech, de 74 años, quien se encuentra detenido en la cárcel romana de Rebibbia.
La hija del ex sacerdote de origen italiano, desaparecido en octubre de 1973 en una cárcel de Temuco, decidió escribir “al Santo Padre” para defender su “necesidad de verdad” y así “poder regar con nuestras lágrimas los cuerpos que nos han escondido”.
La carta rechaza ante todo el pedido público hecho en marzo pasado por el cardenal chileno Francisco Javier Errázuriz al nuevo presidente Sebastián Piñera, de realizar el “indulto bicentenario”, de manera de perdonar a los reos que tengan buena conducta con ocasión de los 200 años de la proclamación de la República, el 18 de septiembre de 1810 y que podría beneficiar a los uniformados condenados por cometer delitos de lesa humanidad durante la dictadura militar.
“Necesitamos justicia para vivir en una democracia fuerte y próspera”, escribió Venturelli, de 37 años, quien ha pasado buena parte de su vida en Italia.
El viernes, la justicia italiana celebra una nueva audiencia del juicio iniciado en octubre pasado contra Podlech, acusado de homicidio voluntario y masacre, “dos delitos que no prescriben” para la justicia italiana, precisó el abogado Marcello Gentili.
Venturelli, quien perteneció al movimiento Cristianos por el Socialismo y fue profesor en la Universidad Católica de Temuco, figura entre las víctimas contempladas en la investigación que la justicia italiana abrió en 1998 para esclarecer la desaparición de cuatro ciudadanos ítalo-chilenos durante la dictadura de Augusto Pinochet.
“Me preocupa que la Iglesia pida al presidente el indulto, es un retroceso. Se detiene la reconstrucción histórica y humana de Chile. Una generación entera no sabe lo que fue la dictadura”, comentó a la AFP Hugo Venturelli, primo y sobrino, quien llegó de Chile para asistir a la audiencia.
kv/.zm
La lettera al Papa è stata consegnata da Maria Paz Venturelli al portavoce del Papa, padre Federico Lombardi, oggi poco dopo le 14 a udienza conclusa.