Vent’anni fa moriva Checco Zotti. “Ve l’avevo detto che non mi sentivo troppo bene…”. Ricordo Checco portatore sano di innumerevoli sketch.
Uno per tutti. Il treno verso Trento, una bella ragazza seduta in uno scompartimento, Checco che si siede davanti a lei e poi comincia ad estrarre dal naso una lunghissima e interminabile strisciolina di carta ripiegata accuratamente su su stessa un’infinità di volte fino ad essere contenibile dalla povera narice. L’estrazione avviene con estrema naturalezza e con uno stupore progressivo sul volto della poveretta che mai e poi mai avrebbe potuto pensare che un naso di un giovane peraltro così sorridente e affabile fosse capace di simile portento.
Quando Checco riferiva questi suoi precedenti probabilmente faceva la stessa faccia scanzonata che aveva su quel treno diretto all’università di Trento, frequentata all’epoca dal nostro.
Poi c’è quel corteo operaio con i due fascisti alla gogna (“oggi abbiamo attaccato gli operai”), il mandato di cattura, la Germania dell’emigrazione, Francoforte.
Poi c’è il giornale Lotta Continua. Poi ci sono le lettere al giornale al giornale. Poi c’è la vita di tutti i giorni e ancora a volte la voglia di fare qualche scherzo.
Siamo andati in barca al San Michele e poi quel pranzo, un po’ triste e un po’ no, in quell’isoletta della laguna. Ciao Checco (e bravo Sergino ad aver mandato una mail per ricordarlo…)
Ma ora mi ricordo per forza anche di dieci anni prima, un altro funerale, quello di un altro veneziano (d’adozione), Alberto Bonfietti, a Bologna. Sono passati trent’anni da Ustica e oggi su Sky mi è toccato sentire quell’intollerabile personaggio che è Giovanardi, strenuo difensore dell’onore dei generali, attaccare il povero Andrea Purgatori e quelli che secondo lui sono i depistatori (chiunque, compreso il presidente della repubblica, visto che per Ustica ha fatto da poco riferimento agli scenari internazionali).
Che vergogna. Sono arroganti e vigliacchi questi strenui personaggi cresciuti all’ombra del berlusconismo. Per anni hanno cercato di avvalorare tesi incredibili, come la bomba scoppiata all’interno dell’aereo. Povero Alberto. Si guadagnava da vivere facendo il portiere di notte. A Palermo doveva vedere la bambina, un appuntamento con lei e Giannina. E noi che siamo qui a fare i conti con la feccia di questa società.