E ora? Avrà il coraggio l’opposizione di Tipzi Livni di prendere le distanze dalla linea del governo di Benjamin Netanyhahu e di chiedere una definitiva svolta che eviti il pericolo di un ulteriore isolamento di Israele e una nuova Intifada?
Il 21 marzo scorso il segretario dell’Onu Ban ki-Moon in visita in Israele aveva definito inaccettabile il blocco della striscia di Gaza promosso dai governi israeliani (prima Olmert, poi Netanyhahu): “Causa sofferenze, indebolisce i moderati e incoraggia gli estremisti”. A Gaza, in 360 km quadri, vive una popolazione di 1 milione e 400 mila palestinesi. Il blocco di Gaza va avanti ormai dal 2007, da quando Hamas ha vinto le elezioni e spodestato l’Anp la cui sede storica è stata oggetto di una battaglia armata tra palestinesi nel giugno di quell’anno. Un anno dopo l’esercito israeliano ha attaccato Gaza nell’operazione Piombo fuso che ha causato numerosi morti nella popolazione civile (tra i 500 e i 1300 caduti, secondo stime diverse).
Ora questa nuova precipitazione condannata in queste ore dai governi di mezzo mondo. La ricostruzione fornita dall’attacco dell’esercito israeliano suona decisamente penosa. Idem per il ritrovamento di armi sulla nave dei pacifisti. Sembra di risentire scenari, anche nazionali, logori e consunti. C’è un video in cui si vedono i pacvifiusti con i giubbotti arancioni addossi visinbo agli oblò della nave, si senbgte unoi schiocco secco di una detonazione in pieno silenbzio, un uomo cade.
E poi, se anche fosse? La questione di fondo resta il blocco di Gaza che provoca inutuili e penose conseguenze su una popolazione stremata. Quel blocco non può essere protratto oltre. Sono gli israeliani i primi a non aver rispettato gli stessi accordi scaturiti dall’operazione militare di due anni fa. Non si può pensare di eliminare Hamas, con i suoi kamikaze e i missili Qassam, stringendo alla gola un miilione e mezzo di persone.
In un film che sta per uscire anche in Italia un uomo pratico di salto in alto con l’asta viene ripreso mentre compie con questo mezzo il superamento dell’orribile muro costruito in Israele. E’ un augurio.
Guardiamoci intorno. In Israele forse l’unica chance del momento si chiama poroprio Tipzi Livni, l’ex ministro degli esteri di Olmert. Il suo premier porta la responsabilità della prima parte di questa azione si Gaza, di cui ora si vedono le ultime conseguenze in questo nuovo assurdo bagno di sangue. La Livni voleva promuovere una nuova, coraggiosa road map per uscire dalla crisi? Così si dice. Se è vero che voleva sganciarsi dalla linea precedente e annunciare novità per Gerusalemme e Gaza questo è il momento. L’ipotesi di rifluire sulla solita commissione d’inchiesta che qualcuno sta già chiedendo è un pannicello caldo che non servirà a nulla.
Resta la vergogna di veder sparso del sangue tra chi portava stoviglie, occhiali da vista, sedie a rotelle, purificatori d’acqua, prefabbricati. Un’operazione avventurista? Facile dirlo ora, più semplice stare con gli occhi chiusi e non accorgersi mai di nulla.
Hamas è responsabile di una politica militare eterodiretta che punta alla distruzione di Israele. Ma ha vinto le elezioni che gli osservatori internazionali giudicarono corrette. Del resto prima di Hamas c’era Arafat, ma la scarsa lungimiranza del governo israeliano di allora puntò tutto sul toglierlo dalla scena politica, isolarlo, destituirlo. Poi è venuto Hamas, sono seguiti l’invasione della striscia, il blocco, i nuovi kamikaze in Israele, i razzi sui villaggi di confine, la pace che si sbriciola diventando inafferrabile.
E ppure non c’è soluzioni fuori dallo scenario “due popoli, due stati”. Il problema resta tutto qui. Coraggio, gli israeliani cosa ne pensano? I pacifisti israeliani cosa contano di fare? E Tipzi Livni si smarcherà da questo tunnel senza uscita?
A Roma oggi alle 17 viene promossa una protesta per quanto accaduto. Mi auguro una capacità di distinzione, in questo momento bisogna favorire uno scatto d’intelligenza, non la criminalizzazione di un intero paese che deve invece essere aiutato a trovare una strada nuova in un mondo in cui, ricordiamocelo, ci sono gli Amidinejab e gli sfruttatori professionali delle sofferenze palestinesi.