Amanzio. Amanzio Pezzolo. All’inizio quel nome strano che gli avevano affibbiato nel suo clan di migranti, nel chiavarese interno dalle parti di Favale di Malvaro, aveva creato dilemmi. Con la c, con z, boh. Amanzio e basta, il vicensonsole dei camalli.
Amanzio se n’è andato ed era un uomo di tenuta, un uomo di coraggio. Se non altro perché era riuscito a diventare il vice di Paride Batini, alla Compagnia unica merci varie e cioè i famigerati camalli di Genova, basandosi solo sulla sua fortissima capacità di eloquio. Amanzio era un forte ragionatore, il suo grande ragionamento allora negli anni ’70 fu di dire che di fronte alle intemperie e alle alterne fortune del mestiere di camallo bisognava chiedere il salario garantito.Fu allora che Amanzio dette vita con altri al famoso Comitato di agitazione del porto di Genova.
Veniva a via Ravecca dove noialtri di Lotta Continua avevamo fatto allora nel ’70 grumo serale. E veniva con verve e grande autonomia. Lì c’erano Bruno Rossi, un commesso, Atttilio, altri portuali. Amanzio era una testa.
Il giorno dopo poi io con altri volontari andavamo a distribuire volantini a San Benigno, a volte mangiavo qualcosa allo spaccio locale, questione di sopravvivenza, anni dopo ho appreso che i camalli mi avevano ribattezzato “panini”.
Poi però nel salone sopra c’era Amanzio che prendeva la parola. I camalli cominciavano spesso con un “figgé”, figlioli…
Capite di cosa parlo? Figgé, e avanti così. Negli anni, anche complicati, Amanzio non ha mai mostrato tentennamenti o furbizie, ha retto il timone dei camalli diventando viceconsole con Paride Batini, il console venuto da Vicopisano che se non fosse stato console sarebbe stato un grande attore americano degli anni ’40.
Amanzio però era anche un giocatore, gli piaceva lo scopone, fumava. Da una decina di anni se n’era andato dalla compagnia. Ma non del tutto, infatti aveva portato in giro “Camalli” un suo recital straordinario sulla storia del porto di Genova e suoi suoi uomini.
L’ho ascoltato in Camalli con grande divertimento e nostalgia a Roma, Mario Dondero famoso fotografo era ingtervenuto alla fine dicendo cose curiose e citando anche don Gallo, tutti insieme eravamo finiti in un ristorante a chiacchierare ancora a lungo.
Amanzio l’ho rivisto poi pocxo tempo fa a Villa Spinola a Genova dove Iose Varlese ha costruito una serata davvero particolare intorno a un mio libro, sui garibaldini, che uscira’ a novembre.
Amanzio continuava ad avere una sua visione del mondo. E suoi ricordi del mondo. Amanzio, portuale come Ercole, portuale come come Bruno, portuale comne Atttilio, portuale come Paride…
Un fottutissimo cancro ai polmoni. Lo avevano portato in un hospice di Gigi Ghirotti. Ha chiesto di lasciar perdere con i palliativi. Bravo Amanzio.
Una bandiera a lutto dovra’ essere messa sulle calate. Ciao Amanzio.