Una segnalazione sugli eterni cantieri stradali a Roma.
Lavori in corso per le strade di Roma. In alcuni casi interminabili: mesi e mesi per rifare il manto stradale o il pavimento dei marciapiedi. Qua e là si vede una scavatrice o una macchina per stendere l’asfalto, ma nei cantieri gli operai sono pochi e spesso inoperosi. L’impressione è che si tratti di piccole ditte poco attrezzate, che magari hanno vinto diversi appalti e che quindi dividono qua e là per le strade di Roma le poche forze a disposizione. I cartelli che perentoriamente vietano il parcheggio lungo le strade fino a “fine lavori” ingialliscono o vengono portati via dal vento, mentre i lavori non cominciano mai. Gli abitanti che nei primi giorni si attengono al divieto, poi capiscono l’antifona e continuano a parcheggiare come se niente fosse. Passa il tempo e nuovi cartelli stabiliscono nuove date di inizio-lavori, nuovi divieti, nuovi annunci disattesi. Un bel giorno, a mesi di distanza dal primo annuncio, i lavori cominciano all’improvviso e le auto in sosta vengono multate davvero da vigili solerti o trasportate via con le auto-gru. Inizia l’interminabile stillicidio dei lavori, dove interminabile -paventa qualche pessimista- non è solo un modo di dire. Perché poi, dopo che si è scavato, richiuso e ammantato d’asfalto, si riapre per qualche altro motivo. Dietro questa fatica di Sisifo, ci sarà forse un progetto keynesiano del sindaco Alemanno, di dar lavoro ai diseredati, facendo scavare e riempire buche fino alla fine dei tempi, o almeno della crisi? I pessimisti ne dubitano. Pensano piuttosto a favori fatti all’ennesima cricca degli appalti. Chi ha viaggiato un po’ per l’Europa, negli Stati Uniti o in Australia, sa che i lavori stradali, soprattutto in una grande città, vengono svolti nel minor tempo possibile, da aziende attrezzate che impiegano decine di operai. Si lavora giorno e notte, magari disturbando il sonno degli abitanti, ma si cerca di finire il prima possibile, per evitare paralisi del traffico e aumento dell’inquinamento. Sembra ovvio. Qui il pensiero dominante è diverso. Sarebbe interessante vedere i capitolati degli appalti romani. Forse più si tiene aperto un cantiere più si guadagna. Comunque la pena comminata ai romani è una specie di ergastolo: fine lavori mai.
Angelo