Ora bisogna farsi sentire. Contro il ddl sulle intercettazioni la Fnsi ha indetto, finalmente, una mobilitazione per il 28 aprile.
La strozzatuira è nettissima, altro che aggiustamenti e modifiche nei confronti del primirivo impianto. Scatta un inaccettabile “legittimo impedimento” di fatto per i parlamentari eventualmente intercettati: per poter proseguire infatti nelle intercettazioni nei confrontio di un parlamentare il magistrato dovrebbe infatti ottenere via libera dal Parlamento. Questo santifica la casta parflamentare, la rende al di sopra di tutti, legiuttima la possibilitrà di delinquere da parte di chi siede in Parlamento sicuro di essere garantito da un meccanismo di inevitabile protezione in tutte le direezioni (salvo evideenmtemente casi srtraordinari).
Chi pubblica in tutto o in parte atti o documenti di un procedimento penale di cui sia vietata per legge la pubblicazione è punito con l’arresto fino a due mesi o con l’ammenda dai due ai diecimila euro.
Ma quando sarà secretato un procedimento penale nel suo contenuto di intercettazioni? E’ evidente, anche su questo versante, il carattere discriminatorio e di favore, per non dire liberticida, del provvedimento.
Se a essere pubblicato è il contenuto delle intercettazioni, prosegue il ddl, si applica l’arresto fino a due mesi e l’ammenda dai quattromila ai ventimila euro. La condanna comporta anche la sospensione temporanea dall’esercizio di una professione o di un’arte. Identiche le pene per chi pubblica riprese e registrazioni.
Non solo multe e pene, ma perfino la sospensione dal lavoro!
Aumentano le pene per le talpe delle Procure, che rischiano il carcere, con una pena massima da 5 a 6 anni. Il testo dell’articolo del ddl è stato modificato in questo modo: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque rivela indebitamente notizie inerenti ad atti o a documentazione del procedimento penale coperti dal segreto, dei quali è venuto a conoscenza in ragione del proprio ufficio o servizio svolti in un procedimento penale o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza è punito con la reclusione da 1 a 6 anni di carcere”.
Se il magistrato intercetta qualcuno che conversa con un parlamentare, sarà necessaria comunque l’autorizzazione della Giunta di Camera o Senato. L’autorizzazione dovrà essere richiesta anche se si acquisiscono tabulati di comunicazioni. E questo varrà soprattutto se si intercetta o si acquisiscono tabulati per accedere comunque “alla sfera delle comunicazioni del parlamentare”. I verbali o i tabulati contenenti le registrazioni che riguardano anche un parlamentare, dovranno essere immediatamente trasmesse al procuratore della Repubblica che ne disporrà l’inserimento in un fascicolo separato conservato in una apposita sezione dell’archivio riservato. Della loro esistenza verrà data comunicazione riservata al parlamentare interessato a conclusione delle indagini preliminari.
Come dar torto al segretario deik Comunisti italiani Oliviero Diliberto? “Così – ha deetto – non sapremo più nulla degli imprenditori che ridevano a crepapelle per il terremoto dell’Aquila, delle parole oscene di Berlusconi contro chi non era capace di cacciare Santoro, di calciopoli e via discorrendo. Non ci sarà più né mafia né camorra, alla faccia delle ‘balle’ di Saviano. Ci sarà solo l’Italia che vuole Berlusconi, truccata con lo stesso cerone usato da lui”.