“Bonghiurno…”. Un film in corso. Più francese ed arabo.
Primavera del cinema francese. La lingua corsa e non doppiata del “Profeta”
di Giulia Bolognini Il corso [Wikipedia insegna] è una lingua, e non un dialetto, secondo la classificazione ISO639-3. Lo parlano in 250mila. Anche in Gallura. Il clan che comanda nel carcere francese del ‘Profeta’ sbriga affari loschi proprio in còrso. Malik Djebena, il nuovo arrivato, invece non ha un’identità linguistica. Non sa nemmeno qual è la sua lingua madre (arabo o francese?), ma impara presto ad articolare i trittonghi palatali dei boss della mala.
E non solo per dire ‘bonghjornu’.
Ma se Luciani è bilingue, Malik lo supera. Conosce anche l’arabo. Riesce così a trattare in modo proficuo con più gruppi opposti: in sei anni di reclusione avvia un traffico lucroso di hashish e dota la sua cella – sempre meno nera, peciosa e squallida – di optional come la tivù e il videoregistratore.
«Anche se d’effetto, la versione in lingua originale è stata però poco richiesta nelle sale» – fanno sapere dalla casa di distribuzione Bim -, «in Italia i film non doppiati hanno vita difficile: non come in Europa. Forse perché ci sono meno stranieri interessati a seguirli o perché gli italiani, per pigrizia, non amano concentrarsi troppo sui sottotitoli». Ma la visione in lingua originale dipende anche dall’incasso del programma e dalla volontà dell’esercente di proiettarlo nelle sale.
Trailer fornito da Filmtrailer.com
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Ultimo aggiornamento ( Domenica 25 Aprile 2010 11:24 )