Riprendiamo da Sel di Testaccio questo ragionato no in sette punti alla Polverini. In più ci aggiungiamo (vedi post di ieri) la descriminazione sessista nei congfronti del personalew donnaell’Alitalia.
Chi è Renata Polverini
Candidata della destra a presidente della regione Lazio
Non ci piace parlare degli avversari. Preferiamo illustrare i nostri
programmi, le nostre idee e progetti per il futuro della collettività. Noi di Sinistra Ecologia Libertà ci proponiamo in primo luogo di introdurre nella gestione della cosa pubblica i principi di lealtà, onestà e trasparenza che in questa Italia trovano scarsa ospitalità. Un esempio di buon governo ci viene dall’esperienza di Nichi Vendola nella regione Puglia ispirato da bene comune, principi morali e regole certe.
Ma in questo momento non si può fare a meno di parlare di Renata Polverini, candidata a Presidente della Regione Lazio a nome del Il Popolo della Libertà e di tanti altri partiti e movimenti. Volto “nuovo”, acqua e sapone, accattivante frequentatrice della Roma bene (che ama ricevere nel salotto della sua lussuosa casa dell’Aventino), da quattro anni è alla guida dell’Ugl (nuovo look per il vecchio sindacato fascista Cisnal), ha potuto frequentare i talk show televisivi, facendosi così conoscere al grande pubblico e acquisendo il preziosissimo status di personaggio politico emergente. Nel frattempo ha invaso Roma di manifesti di cui come è stato denunciato neanche provvederebbe a pagare le tasse d’affissione, mentre nel I Municipio la polizia municipale ha già elevato contravvenzioni per una serie di cartelloni abusivi su viale Trastevere.
SETTE buoni motivi per non votarla
1 IL NUMERO GONFIATO DEGLI ISCRITTI ALL’UGL
Il miracolo di Renata Polverini, che in poco più di tre anni e mezzo ha portato la sua Ugl a essere considerata il quarto sindacato italiano, nasconde qualche scorciatoia furbesca.
Ha portato il suo piccolo sindacato al “tavolo dei grandi”, grazie al nulla osta silenzioso di Cisl e Uil, interessati, in sintonia col governo ad isolare e sconfiggere il più importante e combattivo sindacato italiano,la Cgil.
Ha portato il suo piccolo sindacato al “tavolo dei grandi”, grazie al nulla osta silenzioso di Cisl e Uil, interessati, in sintonia col governo ad isolare e sconfiggere il più importante e combattivo sindacato italiano,
Il problema, però, è che il progetto di sdoganamento dell’Ugl è stato più mediatico che reale. I numeri infatti non solo bocciano la Polverini ma dimostrano come la sua fortuna sia stata pompata dal “palazzo” berlusconiano e dai media a lui asserviti. Nell’ultimo rapporto Censis è riportato il numero degli iscritti ai sindacati nel 2007 e 2008. Ebbene, l’Ugl è l’unico che, in controtendenza, perde consistenti fette di iscritti: – 4,2 per cento, passando dai 2 milioni e 145mila del 2007 ai 2 milioni e 54mila dell’anno successivo. Tuttavia i due milioni di iscritti di cui si parla (che porterebbero l’Ugl a giocarsi la terza piazza con la Uil ) non trovano riscontri concreti nei numeri ufficiali e autentici. I dati sulle tessere infatti sono autodichiarati e gonfiati ad arte per ottenere posti di responsabilità nei consigli direttivi e negli organi di vigilanza degli istituti previdenziali.
Tuttavia ci sono due indicatori, uno nel pubblico e uno nel privato, tramite cui ricavare i rapporti di forza fra i sindacati e il reale numero degli iscritti.
Per quanto riguarda il pubblico impiego, la rappresentatività sindacale è certificata ufficialmente dall’Aran, perché possono partecipare alla contrattazione solo quelle organizzazioni che superano il 5 per cento dei voti. Ebbene, secondo gli ultimi numeri disponibili del 2007, l’Ugl è riuscita a superare questa soglia, tutto sommato molto bassa, solo tra i lavoratori della Presidenza del Consiglio (guarda che bella combinazione!).
Per sanità, scuola, ministeri e tutto quello che è pubblico impiego il sindacato della Polverini è ampiamente sotto la soglia del 5% e quindi rappresenta quattro gatti. Tanto che l’anno scorso l’Ugl ha intimato all’Aran di non pubblicare i dati sui voti effettivamente presi, a differenza di tutte le altre organizzazioni che invece hanno dato il loro consenso. Tra gli statali, l’Ugl ha comunicato al ministero 12.887 iscritti contro i 6mila che si ricavano dalle tabelle dell’Aran; per i dipendenti degli enti locali, la forbice è ancora più grossa, 54.309 contro 16.400; per il settore della sanità, infine, la differenza maggiore, 42.124 contro 3.600.<
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Il numero reale di iscrtti all’Ugl nel pubblico impiego rappresenta solo lo 0,7 per cento dei lavoratori, ovvero più o meno diecimila persone su un totale di due milioni di lavoratori sindacalizzati.
Per quanto riguarda il settore privato, un buon indicatore è il numero di trattenute sindacali che pensionati e disoccupati delegano all’Inps. Ebbene, anche in questo caso i numeri per l’Ugl sono impietosi: può contare su 67mila pensionati e duemila disoccupati, più o meno l’uno per cento del totale. Report ha documentato che i pensionati che pagano la quota associativa Ugl mediante trattenuta Inps sono 66.000 rispetto al 558.000 dichiarati e i dipendenti pubblici certificato dai ministeri sono 44.000, contro i 171.000 dichiarati. Fra le cifre della Polverini e quelle dell’ARAN c’è SOLO una piccola, insignificante differenza del 900%.
A svelare e confermare il meccanismo dell’Ugl ci pensano due atti giudiziari, una sentenza del Tar del 2006 e un ricorso amministrativo del sindacato Confsal.
I numeri parlano chiaro: l’Ugl è stata “forzatamente aiutata” e quanto meno sopravvalutata”.
Del bluff della Polverini ne sono a conoscenza pure a Bruxelles, nella sede della Csi, la Confederazione sindacale internazionale, organismo che raccoglie sotto il suo cappello 311 sindacati sparsi in 155 paesi in rappresentanza di 175 milioni di lavoratori. Lo dimostra il fatto che due anni fa il sindacato internazionale ha respinto la richiesta d’affiliazione dell’Ugl proprio per la mancanza di trasparenza sul reale numero di iscritti. Un bluff, quello della Polverini, così macroscopico da valicare i confini nazionali. (L’Ugl non è affiliata neanche alla Ces, la Confederazione europea dei sindacati, per mancata trasparenza.
2 EVASIONE FISCALE E ACQUISTI DISINVOLTI DI APPARTAMENTI
Renata Polverini ha comprato a prezzo stracciato dallo Ior (la banca del Vaticano coinvolta in tanti scandali) nel dicembre del 2002 (272 mila euro per sei stanze tre bagni e due box vicino all’Aventino a 1/3 del valore di mercato) e non soddisfatta dell’affarone ha anche mentito al notaio per avere l’agevolazione prima casa e pagare il 3 per cento di tasse invece del 10. La sindacalista, infatti, aveva già comprato 9 mesi prima un’altra casa dall’Inpdap, a un prezzo ancora più basso: 148mila euro per sette vani catastali e un box al Torrino, vicino all’Eur.
Ma anche sull’acquisto di quella prima casa dall’Inpdap c’è qualcosa che non va. Renata Polverini compra con lo sconto in qualità di inquilina dell’Inpdap ma è costretta a fare una donazione alla mamma di un’altra casa che aveva già comprato nel 2001, perché altrimenti non avrebbe avuto diritto a comprare con lo sconto prima casa. Anzi non avrebbe avuto diritto proprio a quella casa che sarebbe così rimasta nel patrimonio dell’ente che ne avrebbe tratto molti più soldi mettendola all’asta.
La storia della casa dell’Inpdap è particolarmente poco chiara fin dall’inizio. Dopo lo scandalo Affittopoli, il ministro Tiziano Treu nel 1997 aveva emanato una circolare vincolante. Le case in affitto dovevano andare prima a poveri, handicappati, sfrattati, militari e giovani coppie. Per capire come abbia fatto Renata Polverini ad avere quella casa bisogna considerare che il presidente dell’ente, Paolo Crescimbeni, è un ex consigliere regionale umbro di An e suo amico.
In questo modo la candidata Polverini è riuscita ad accumulare un patrimonio che vale oggi circa 1,5 milioni di euro.
Interrogata sulla vicenda da un quotidiano (Il Fatto quoitidiano, ndr) ha affermato che si è trattato di un disguido!
3 LE BUGIE SUL REDDITO (HANNO LE GAMBE CORTE)
Oltre al business delle case, c’è la questione dei soldi.
Alla grande stampa (per esempio al Magazine del Corriere della Sera, diffuso in centinaia di migliaia di copie e in tanti altri rotocalchi) afferma di guadagnare “solo” 3 mila euro al mese, una cifra abbastanza limitata e in sintonia con la semplicità della persona, che la rende più accattivante e “normale”.
Ma le cose stanno molto diversamente. La classifica delle dichiarazioni dei redditi pubblicate nel 2008 è impietosa: Renata Polverini guadagna 140 mila euro lordi annui (molto al di sopra di ogni altro leader sindacale). Evidentemente i numeri (degli iscritti all’Ugl e dei redditi divulgati agli elettori) non sono il suo forte.
Sela Polverini
parla di lordo, da 36.000 € affermati sui giornali ai 140.000 € dichiarati al fisco, c’è solo una piccola differenza del 388%. Se invecela Polverini parla di netto, allora si può stimare un lordo annuale di 54.000 €, ed allora l’incongruenza si riduce – si fa per dire – al 259%.
Se
parla di lordo, da 36.000 € affermati sui giornali ai 140.000 € dichiarati al fisco, c’è solo una piccola differenza del 388%. Se invece
Sempre di bugie si tratta e un canditato serio non dovrebbe dirne!
4 IL SITO INTERNET COL TRUCCO
Un sito elettorale di un candidato Governatore serve per avvicinarsi ai cittadini, coglierne le esigenze, rispondere ai quesiti dell’elettorato.
Ma la Polverini ha idee un tantino diverse.
Questa la vicenda.
Il sito della candidata è on line dalle ore 14 del 27 gennaio. “Questo sito, il mio filo diretto con gli elettori, sarà una cosa seria”. Ma secondo circostanziate denunce di due informatici, Luca Nicotra e Alessandro Capriccioli, quando ancora il sito non era pubblico,
già “appaiono commenti e messaggi entusiastici di sostenitori anonimi (compare solo il nome) e inseriti a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, già alcuni giorni fa”.
E poi ancora: “infatti la data dei commenti segna il 24 gennaio, giorno in cui era impossibile accedere al sito per chi non fosse del comitato elettorale”. “Il 26 gennaio – racconta Nicotra – appena saputo che sarebbe andato online il sito della Polverini, ho provato qualche indirizzo interno finché non sono riuscito a scoprire le pagine: ho curiosato qua e là ed ho trovato questi commenti, magari erano solo una prova tecnica”. Ma ora il sito è aperto e sono ancora online.
Viene da chiedersi: ma se questo è il metodo con cui la candidata alla Presidenza della Regione Lazio del centrodestra intende utilizzare internet, mostrando cioè un consenso costruito a tavolino per ingannare la percezione dei cittadini, qualora la Polverini fosse effettivamente eletta sul fronte delle libertà digitali e di comunicazione avremo di che preoccuparci.
5 SANITA’ PUBBLICA A PAROLE, PRIVATA NEI FATTI
Sul fronte della sanità (che assorbe da sola il 70% del bilancio della Regione Lazio), non ci sono buoni presagi con Renata Polverini alla presidenza.
Vediamone il perché.
Francesco Storace e Andrea Augello sono oggi i pilastri della sua campagna elettorale. La stessa coppia che ha governato la Regione Lazio tra il 2000 e il 2005 (questa accoppiata voleva persino vendere gli ospedali!) e che secondo la Corte dei Conti lasciò un debito valutabile in linea capitale in circa 9,9 miliardi di euro, 20mila miliardi di vecchie lire, prodotto da negligenze, sprechi, affari e malaffari. Che pesa ancora oggi come macigni sullo stato di salute dei cittadini.
Quelli erano gli anni in cui una dirigente Asl, ai più nota come Lady Asl, viveva in un appartamento di lusso allo Sheraton grazie ai soldi pubblici che non sempre in modo lecito guadagnava. Società finanziarie, dalla dubbia moralità e dalla tanta liquidità, prosperavano: rastrellavano fatture dai fornitori della Regione a prezzo più basso, le conservavano e poi le esigevano con gli interessi maturati. Tutto ciò perché allorala Regione pagava senza rispettare i tempi dovuti e senza controllare la legittimità dei creditori. Erano gli anni delle doppie fatture, degli arresti di esponenti politici di primo piano dell’allora maggioranza di destra i cui maggiorenti erano appunto Francesco Storace e Andrea Augello.
Le Asl non usavano presentare i bilanci, erano pozzi senza fondo, luoghi di facili guadagni. In quegli anni è esplosa la sanità privata. Grandi imprenditori si sono divisi grandi bottini. Il loro obiettivo è stato quello di boicottare la sanità pubblica per rendere necessaria quella privata.
Quelli erano gli anni in cui una dirigente Asl, ai più nota come Lady Asl, viveva in un appartamento di lusso allo Sheraton grazie ai soldi pubblici che non sempre in modo lecito guadagnava. Società finanziarie, dalla dubbia moralità e dalla tanta liquidità, prosperavano: rastrellavano fatture dai fornitori della Regione a prezzo più basso, le conservavano e poi le esigevano con gli interessi maturati. Tutto ciò perché allora
Le Asl non usavano presentare i bilanci, erano pozzi senza fondo, luoghi di facili guadagni. In quegli anni è esplosa la sanità privata. Grandi imprenditori si sono divisi grandi bottini. Il loro obiettivo è stato quello di boicottare la sanità pubblica per rendere necessaria quella privata.
Renata Polverini dunque, presentata agli elettori come il nuovo volto della destra riformista, moderata e ragionevole, decide di affidarsi proprio ai protagonisti principali di quella stagione politica, che ci hanno lasciato 20mila miliardi di vecchie lire di debito! Una scelta in perfetta continuità con il passato. In una delle sue ultime apparizioni televisive, la candidata del Pdl ha affermato di non voler parlare di debito e situazione dei conti, ma solo di sanità. A questo punto ci sorge un dubbio: o la Polverini non conosce nulla del passato o finge di non sapere.
Se la sanità del Lazio è stata commissariata dal Governo ciò è dovuto a quella gestione scellerata delle risorse pubbliche in cui al governo della Regione c’era la destra.
Se la sanità del Lazio è stata commissariata dal Governo ciò è dovuto a quella gestione scellerata delle risorse pubbliche in cui al governo della Regione c’era la destra.
Per il futuro, parole sue, “la sanità privata e pubblica devono avere la stessa importanza”.
6 I SUOI AMICI FASCISTI
Si dirà: la Polverini è il candidato alla presidenza della Regione Lazio del Pdl, con l’appoggio (incomprensibile, ma interessato) del partito di Casini.
Ma osserviamo bene da chi è anche appoggiata.
Non appena ha deciso di candidarsi, come detto, s’è attaccata al suo carro La Destra di Francesco Storace bramoso di partire alla “riconquista” di quella Regione dalla quale uscì travolto dal Laziogate (perché i suoi uomini-haker si infiltrarono nel data base comunale delle liste di Alessandra Mussolini) e soprattutto dai vari scandali economici, con relativo buco in eredità, non solo riguardanti la sanità.
Ma non è l’unico alleato qualificante per la “moderata” Polverini. Hanno infatti assicurato il loro appoggio:
– Adriano Tilgher, fondatore con Stefano Delle Chiaie di Avanguardia Nazionale nel 1970, che fu disciolto nel ‘76 e condannato al carcere con l’accusa di ricostruzione del partito fascista, oggi leader del Fronte Sociale Nazionale.
– Luca Romagnoli, segretario della Destra Sociale-Fiamma Tricolore. Fino a poco tempo fa esprimeva pubblicamente i suoi dubbi circa la reale esistenza storica delle camere a gas naziste
– Daniela Santanchè e Fabio Sabbatani, leader del Movimento per l’Italia
– Gianluca Iannone, leader di CasaPound Italia e di Blocco studentesco
– Giuliano Castellino, attuale leader del Popolo di Roma.
“Ci manca solo il Ku Klux Klan”, è la battuta sarcastica che circola in giro.
Dentro il suo fronte elettorale ormai c’è di tutto: capi e capetti di partito, sindaci, e pure comitati di affari e boss locali, come il potente senatore del Pdl Fazzone, dominus di Fondi, il cui consiglio comunale è stato proposto per lo scioglimento dal prefetto di Latina per le infiltrazioni mafiose.
7 UN EPISODIO EMBLEMATICO DI COMUNICAZIONE
Ad alcuni genitori non è andata proprio giù, la visita a fini pubblicitari di Renata Polverini a una scuola elementare Montessori di Roma. E quindi hanno scritto una lettera a un quotidiano. “Protestiamo per quanto avvenuto in data 21/1/10. Stando ai racconti di alcuni nostri bambini, confermati da testimoni e dagli articoli presenti su giornali e siti Internet del giorno seguente, la sig.ra Polverini è entrata nella scuola insieme con un gruppo di giornalisti, fotografi e operatori video, facendo irruzione senza preavviso nella classe I B. All’interno sono state scattate fotografie ai bambini e realizzate riprese. Sembra che in classe sia entrata anche una persona armata di pistola , e che con il calcio dell’arma abbia urtato la testa di un bambino. La gravità dell’accaduto è evidente, ed esprimiamo la nostra vibrata protesta per non essere stati preavvertiti”.
I volti dei bambini in televisione, come si sa, fanno prendere voti. A volte è importante conoscere i retroscena per comprendere le persone.
ULTERIORI 3 RIFLESSIONI
INTERROGATIVI CONCLUSIVI
Ci si può fidare di Renata Polverini?
Possiamo votare chi ha evaso il fisco e ha gonfiato gli iscritti all’Ugl?
Si può consegnarle per 5 anni la responsabilità di governare una grande regione come il Lazio, con 5,6 milioni di abitanti, a un personaggio che fin dai primi passi percorsi lascia aperti così grandi interrogativi di credibilità?