Ricevo da Angela Camuso dell’Unità:
Buonasera,
sono Angela Camuso, giornalista de l’Unità. Scrivo per segnalare la notizia che monsignor Girotti, uno dei prelati partecipanti alla riunione del 1998 durante la quale fu insabbiato il caso Murphy, è uomo dal passato giudiziario imbarazzante, in quanto fu indagato per sospetta complicità con la banda della Magliana. Girotti attualmente è reggente della Penitenzieria Apostolica, cioè dopo il Papa è la massima autorità morale della Chiesa. Qui di seguito l’articolo pubblicato oggi su l’Untà. Se interessa, posso fornire i documenti giudiziari relativamente al caso. Essi, peraltro, sono citati nel mio libro sulla banda della Magliana MAI CI FU PIETA’- EDITORI RIUNITI, da tre mesi in libreria, dove la storia di Girotti viene raccontata ampiamente.
Hallo
I’m Angela Camuso journalist for L’Unità. I write to let you know that mons. Girotti, one of the priest who decided the silence of Vatican with Bertone about reverend Murphy, in the past was incriminated for suspect of his menages with the famous gang called “Banda della Magliana”, whose boss was very close to Marcinkus. Girotti now is the chief of the ‘Penitenzieria’ and decides on religious and moral act.
About theese news on Girotti you can read this article, published today by Unità. If you are interested I can give you the original documents about the priest Girotti. Anyway, the story of him is n my book on the babda della Magliana: MAI CI FU PIETA’-EDITORI RIUNITI- ITALY
Mons. Girotti «regge» la Penitenziera fu indagato con banda della Magliana
di Angela Camusotutti gli articoli dell’autore
Sua Eccellenza monsignor Gianfranco Girotti, attuale reggente della Penitenzieria Apostolica Vaticana, cioè l’alto prelato che il 30 Maggio del ’98, come rivelato dal New York Times, partecipò con Bertone alla riunione che di fatto insabbiò il caso del reverendo Lawrence Murphy, gratta-gratta, è un sacerdote dall’imbarazzante passato giudiziario. Il Vaticano ha scelto come rappresentante della massima autorità morale della Chiesa, dopo il Papa (in pratica la Penitenzieria è il tribunale che decide su grazie e indulgenze) un uomo che nel 1985 fu inquisito – e poi prosciolto – perché sospettato di fare arrivare in carcere cocaina, farmaci, radioline e altri oggetti proibiti ai componenti della banda della Magliana. All’epoca Girotti, che ora ha 77 anni, faceva infatti il cappellano nel penitenziario romano di Regina Coeli.
E peraltro nel carcere lavorava a fianco, in qualità di suo aiutante, del noto don Piero Vergari, lo stesso sacerdote che caldeggiò la scandalosa sepoltura del bandito Enrico De Pedis nella basilica monumentale di Sant’Apollinare. Girotti fu formalmente accusato di favoreggiamento personale e interessi privati in atti d’ufficio insieme a un altro ex cappellano, don Pietro Prestinizi, che venne addirittura arrestato: dalle intercettazioni telefoniche la polizia scoprì che padre Girotti parlava al telefono, «apparentemente in amicizia», con Enrico Nicoletti, il “banchiere” della banda della Magliana attualmente sotto processo per associazione mafiosa, mentre Prestinizi conversava con uomini vicini a Pippo Calò. «Non sono in grado di dire, almeno per quanto concerne l’hashish e la cocaina, se padre Gianfranco conoscesse il contenuto dei pacchetti che consegnava. Chi teneva dall’esterno i rapporti con lui era Sestili (un affiliato alla banda, ndr) il quale lo andava a trovare nel suo ufficio presso il carcere e gli consegnava i pacchetti e gli oggetti da recapitare a me e a Lucioli… In uno di questi pacchetti c’era l’offerta per la chiesa… Per quanto ho potuto constatare… dei favori di padre Gianfranco beneficiava anche Massimo Carminati, che era detenuto in una cella contigua alla mia…» dirà Maurizio Abbatino nel suo verbale del 2 luglio 1993. Ad Abbatino, raccontarono i pentii, Girotti avrebbe consegnato di nascosto anche dei semi di ricino: servirono al bandito per simulare una malattia agli occhi, escamotage grazie al quale riuscì ad essere trasferito in una clinica da cui evase.