Vittorio Feltri, sei mesi di sospensione, ma la condanna è sospesa in attesa del consiglio nazionale dell’ordine. Dunque può continuare a firmare tranquillamente, non dirà più che Boffo è omosessuale o che contro Gianfranco Fini è pronto un dossier sui dirigenti dsi An a luci rosse. No, questo non lo farà più. Farà dell’altro, avvezzo com’è a confezionare regalini al suo padrone.
Ricordo ancora con estremo piacere i due mesi di sciopero che la redazione dell’Europeo a cui appartenevo gli fece contro la sua prima nomina a direttore nel 1990. Veniva dal Corriere dove come inviato aveva firmato articoli a briglia sciolta, quelli che si dicono impropriamente di colore, magari annunciando spruzzate di antiparassitari sulle chiome dei freequentatori del Leoncavallo.
All’epoca perfino giornalisti già di destra o in procinto di diventarlo successivamengte gli contestarono quelle parole in libertà. Peccato che la Fnsi non ci sostenesse, anzi si diceva allora in giro: ma dove vogliono arrivare questi dell’Europeo? Già, il contratto mica permetteva di respingere un direttore. Il contratto dei giornalisti prevede solo un miserabile “gradimento”, peraltro di pura consulenza.
Però i giornalisti dell’Europeo, allora, avevano visto giusto: Feltri con le sue giacchettine di simil-tweed e la forfora sulle spalle è uno da sospendere, non c’è dubbio. Pensate, appena entrato poi in quello che era il più vecchio e glorioso dei newsmagazine italiani provvedette subito a pubblicare i diari di Claretta Petacci. Ammazza che scoop…