Informazioni che faticano a trovare spazio

Due parole sulla “trota”

Da Cronache laiche riprendo:

Ora, prendiamo un candidato esemplare della Lega: Renzo Bossi, primogenito del Senatur. Ha ripetuto l’esame di maturità ben tre volte, tanto da meritarsi dallo stesso padre –  che in gioventù pare millantasse una laurea in medicina avendo come unico titolo di studio un diploma per corrispondenza alla scuola Radio Elettra – l’appellativo di “trota”. Nonostante il rampollo di casa Bossi non abbia mai brillato per particolari virtù culturali e politiche, è il primo eletto del suo partito nella provincia di Brescia e si è guadagnato, quindi, un posto da consigliere regionale in Lombardia.
I meriti? Un paio di incarichi procurati dal padre in perfetto stile nepotista (portaborse dell’europarlamentare Speroni per il modico stipendio di circa 12.000 euro al mese; consigliere di direzione dell’ “Osservatorio sulla trasparenza e l’efficacia del sistema fieristico lombardo” per l’Expo milanese del 2015), una denuncia dell’Arci (istigazione all’odio razziale)  per aver creato su Facebook il gioco “Rimbalza il clandestino”, sfoggio di magliette Lega style con la scritta ‘Schiavi di Roma mai!’ accompagnata da un esplicativo pugno chiuso con dito medio alzato a rafforzare la promessa.
Bisogna riconoscere però, al giovane Renzo, l’impegno sul territorio e tra la gente, ossia quella politica di base per la cui assenza il Pd, e prima i Ds, hanno perso gran parte dei voti del nord operaio.
Ora, a destra come a sinistra ci si dovrebbe chiedere come mai vengono eletti a furor di popolo dei personaggi che sanno a mala pena leggere, scrivere e far di conto, che fanno del populismo la loro arma di battaglia, che sfoggiano un ignorante e becero razzismo ieri contro i meridionali, oggi contro gli immigrati.
Viene da pensare a un’Italia sempre più ignorante e sempre più insicura, che si riconosce nei valori forti propugnati ad arte per sviare l’attenzione dai problemi reali del Paese.

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